Morri punta sul primo torneo del metaverso: "Per crescere è necessario allargare la base"

Rugby Erika, un passato in nazionale, è candidata al consiglio federale. "Servono manifestazioni anche virtuali per coinvolgere i giovani" .

di ALESSANDRO GALLO -
9 settembre 2024
Morri punta sul primo torneo del metaverso: "Per crescere è necessario allargare la base"

Erika Morri, 53 anni, ex atleta

Passato, presente e futuro: c’è sempre lo sport nella quotidianità di Erika Morri. Non poteva andare diversamente: Erika, 53 anni, è figlia d’arte. Papà Alfredo, detto Dedo, è stato una colonna del rubgy a Bologna, mamma Tina Natoli, invece, ha contribuito con la sua passione e il suo entusiasmo a creare una scuola di ginnastica ritmica anche all’ombra delle Due Torri. Il fratello Davide, più giovane, poi, è un’icona dell’ultimate frisbee.

Domenica prossima, a Bologna, ci saranno le elezioni per il consiglio federale del rugby. Ed Erika, che già è stata consigliera nazionale ed europea è tra i candidati. Lei per il rugby, l’amica Ester Balassini, per l’atletica. Le due ragazze – due eccellenze per lo sport bolognese – si sono aiutate e consultate in questo periodo: Erika, che aveva cominciato con il lancio del giavellotto, ha poi sposato il rugby a tempo pieno. Per lei, da giocatrice, due mondiali e sette europei. Erika invece vuol fare meta. Con le sue idee, con i suoi progetti che la vedono sempre proiettata nel futuro. "Il mio slogan – sottolinea – è ‘senza la base scordiamoci le altezze’. Dobbiamo migliorare il reclutamento".

Per questo Erika che una ne fa, ma cento ne pensa, ha ideato il primo torneo mondiale di rugby nel metaverso. Il ricorso agli Avatar e alla realtà virtuale per intercettare i giovani. "Alla scuola Galilei di Casalecchio – insiste – con il Bologna Rugby abbiamo portato avanti un progetto di palla ovale e arte per conoscere le emozioni, all’artistico abbiamo puntato su rugby e musica per superare i momenti di crisi".

Lavora, Erika, perché è convinta che lo sport, non solo il rugby, sia un valore aggiunto. "Chi fa sport per più di trenta minuti – sottolinea – secerne fisiologicamente gli ’ormoni del buon umore’. E’ questo il messaggio con il quale dobbiamo incontrare i giovani e convincerli. Non sono buoni o sbagliati, i giovani di oggi, come non lo eravamo noi. Sono semplicemente diversi. Dobbiamo coinvolgerli con le loro modalità. Lo sport è socializzazione: è questo che dobbiamo portare avanti".

E’ la fondatrice di ‘Wo*men’s sport land of freedom’, il cui motto è "chi semina sport raccoglie futuro". Va di fretta, Erika. Ha mille altre idee e tanti altri progetti da portare avanti, perché, appunto, ha la capacità di guardare avanti. E’ già proiettata nel futuro. Il rugby è famoso per il terzo tempo? "E io dico – chiude Erika – che è già tempo di pensare al quarto. Il quarto tempo è cultura. Già quando si va a vedere il 6 Nazioni a Roma chi ha il biglietto della partita ha uno sconto per visitare i musei…".

Il futuro del rugby è appena cominciato.

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