Restaurazione L’anno nero dei giovani tecnici
Dal pallone alla pallavolo: Sassuolo, Modena e Valsa Group hanno cambiato idea sostituendo gli allenatori con colleghi ben più navigati
Non è una tendenza, non è nella filigrana di questa singolare coincidenza che si può vedere il domani, eppure il dato c’è, eccome: non sempre il futuro passa attraverso la rottamazione del passato, quando si parla di allenatori.
Alessio Dionisi al Sassuolo, Paolo Bianco al Modena, Francesco Petrella tra i gialloblù del volley: ognuno con la propria storia e le proprie specificità, ognuno a suo modo, a un certo punto della stagione ha diviso il suo percorso da quello delle squadre che guidavano; ed è piuttosto significativo che, in tutti i casi, come gli identikit degli uomini chiamati alla loro sostituzione siano in qualche misura simili: profili di grande esperienza, allenatori nati tutti negli anni Sessanta, esponenti di una generazione diversa e tutti con la nomea di abili timonieri in mari agitati. Dalla rivoluzione alla restaurazione, verrebbe da dire, anche se poi non è detto che la restaurazione prosegua. Di certo, in casa Sassuolo, l’era Dionisi avrebbe forse meritato un epilogo diverso, al terzo anno. Era, se non altro, ciò che tutti avrebbero auspicato alla vigilia della stagione, ma a un certo punto la separazione era forse l’unica possibilità per invertire la rotta e tentare una salvezza possibile ma complicata.
Il tecnico toscano, dopo due annate piuttosto tranquille nelle quali aveva proseguito il proprio percorso di evoluzione in panchina, si è trovato a dover fronteggiare una situazione forse inattesa, dovuta a un organico depauperato rispetto all’annata precedente e anche all’assenza di un giocatore, Berardi, che da solo valeva tanta parte della squadra. Un segnale, quest’ultimo, di una competitività perduta, ed ecco un’annata sul piano inclinato. L’epilogo ha deluso, ma Dionisi ha pagato anche le attese per il post De Zerbi: quest’ultimo strabiliò, e forse averne portato a lungo il peso dell’eredità ha minato anche l’immagine di un triennio in sé non negativo. Peccato. Quella di Paolo Bianco, recentemente sostituito da Pier Paolo Bisoli, è invece una vicenda di incastri mai risolti, di spigolosità accentuate e di un peccato originale, la scelta di dare il benservito a Tesser, che la piazza non ha mai digerito e che solo l’ottenimento di risultati almeno pari alle ambizioni avrebbe neutralizzato.
Nulla da fare: un avvio più che discreto, per il Modena, poi una lenta discesa, rapporti che si deteriorano, errori e omissioni da vari lati, sino all’inevitabile. Nel volley la vicenda di Petrella, che al pari di Bianco aveva più esperienza come vice che come capo allenatore, è stata comunque diversa, ed è passata attraverso un gennaio più che caotico. Scelta coraggiosa e spregiudicata, quella di affidare la squadra all’ex vice di Lorenzetti, classe 1989, forse pure futuribile, ma stavolta non ha funzionato e, quando si è trattato di cambiare, ecco Giuliani, 25 anni in più, curriculum garantito. Ballardini, Bisoli e Giuliani sono usato sicuro, e sia detto senza sminuire nessuno. Di certo in questo 2024 l’accantonamento di progetti di nouvelle vague è stata una coincidenza, forse non sarà una tendenza, ma attenzione: non è mai un caso.
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