Addio a Sandro Crovetti, figura storica del basket italiano e dirigente a Ferrara
Sandro Crovetti, noto dirigente sportivo, è scomparso. Ricordato per il suo contributo al basket italiano e a Ferrara.
di Mauro Paterlini
FERRARA
Sandro Crovetti ci ha lasciato. Il dirigente reggiano, che avrebbe compiuto 67 anni a Natale, è stato trovato morto ieri mattina vicino alla sua abitazione, in circostanze ancora da chiarire del tutto. Molto conosciuto anche a livello nazionale, Crovetti aveva iniziato la sua carriera come giornalista ed è stato tra i pionieri della televisione privata locale, poi la folgorazione verso la palla a spicchi, che lo ha visto assumere incarichi sempre più di primo piano negli anni, in Lega e nelle squadre di club. Braccio destro di Gianni De Michelis e dell’avvocato Porelli negli anni d’oro del basket italiano, da lì la sua carriera è stata sempre più quella di un giramondo del parquet, tra Bologna Napoli, Montegranaro, ovviamente Ferrara e non solo. Ieri la notizia nell’ambiente ha fatto in un attimo il giro del Paese, per la notorietà che Crovetti si era costruito negli anni. Lascia la moglie Cristina e la sorella Francesca.
CROVETTI E FERRARA
Ho conosciuto Sandro Crovetti per la prima volta telefonicamente, nella primavera del 2002. Era a un safari fotografico in Uganda, la sua grande passione (i viaggi e l’Africa), aveva appena terminato l’esperienza in serie A2 a Napoli e Roberto Mascellani aveva pensato a lui come manager, per alzare il livello di un Basket Club che, da neopromosso in Legadue, voleva diventare una realtà importante del basket italiano di quegli anni, cosa che puntualmente si verificò. Vulcanico, lavoratore instancabile, capace caratterialmente di sfuriate furibonde e di grandi slanci di gioia, Crovetti per otto anni rappresentò in prima persona assieme al presidente Mascellani il volto di una società che si apprestava a compiere il grande salto verso quella serie A mai conosciuta prima. Fu un lavoro a tappe, passando per le qualificazioni ai playoff, l’organizzazione delle finali di Coppa Italia e poi verso la costruzione di quella Carife dei sogni, nella stagione 2007/2008.
Va detto che il suo primo impatto con Ferrara non fu semplice, perchè nella stagione 2002/2003 qualcosa sul mercato non girò per il verso giusto, ci furono contestazioni con una parte del tifo e alcune polemiche. Sandro non era un carattere che si tirava indietro, anche in questo caso, duellava anche con la stampa se necessario, ma da grande uomo di comunicazione quale era, sapeva che i ruoli andavano rispettati e che degli errori erano stati commessi. Cosa di cui fece tesoro, e i tempi migliori arrivarono rapidamente, nelle annate successive.
LA NOTTE DI FABRIANO
Ciò che collocherà per sempre la Carife del presidente Roberto Mascellani e del gm reggiano nell’Olimpo del basket ferrarese, accadrà nella stagione 2007/2008, quando agli ordini di Giorgio Valli viene allestito un gruppo fortissimo per la categoria, ma anche una squadra di uomini veri, dentro e fuori dal campo. Con Farabello, Jamison, Foiera, Nnamaka, Collins e compagnia, Ferrara sogna e festeggia, in una notte di aprile del 2008, il primo storico salto in serie A2. Sandro è lì, a festeggiare, pazzo di gioia e liberando una tensione che covava da mesi, ma guarda già alla prossima sfida, quella del consolidamento tra i big.
Perchè lui era così: nemmeno il tempo di godersi un successo, che già era ora di pensare al prossimo step. Arriverà la serie A, con il colpo Allan Ray, l’incredibile decimo posto nella prima stagione e poi quella amara retrocessione l’anno dopo, condita da una assenza di qualche mese per problemi di salute, che sicuramente nella quotidianità della squadra e della società ha avuto una rilevanza.
Biella 2010 è una ferita grande, lo ricordo senza parole già all’intervallo, sotto di venti: a nulla servirà la rimonta della squadra, perchè la salvezza sarà dei piemontesi. La sua parentesi da gm a Ferrara si chiude così, al ritorno in serie A2, mentre il ciclo Mascellani durerà un’altra stagione, con la salvezza e la vendita del titolo a Romagnoli.
Otto anni all’ombra del Castello Estense che non si dimenticano, da quel suo ufficio, con abitazione annessa, in Corso Giovecca, teatro di successi, sfuriate e anche grandi gratificazioni professionali.
L’AMORE PER LA CITTÀ
Il suo rapporto con Ferrara negli anni non era mai svanito, sia per ragioni sentimentali che per questioni affettive. Troppe le amicizie e i contatti instaurati in quel periodo, per accantonarli così rapidamente. La scorsa stagione fece capolino anche al palasport per una partita della formazione estense, accanto a Mascellani e Maiarelli, e in estate tante volte ci siamo sentiti, per la sua grande voglia di conoscere le intenzioni di Ferrara Basket, sui programmi e la formazione da allestire. Sapeva che il basket di oggi era cambiato, e che dopo le esperienze in Virtus e a Montegranaro probabilmente un cerchio professionale per lui si era chiuso, ma quello che era il suo mondo, non lo voleva comunque abbandonare. Mancherà, lui e le sue telefonate, che potevano arrivare a qualsiasi ora del giorno o della notte, ma sempre con degli spunti e delle riflessioni meritevoli di essere prese in considerazione. Ciao Sandro, quegli otto anni restano indimenticabili.
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