Bariviera Il Gira mette le ali per volare

Nel 1977 il Fernet Tonic di Lamberti cerca il salto di qualità e ingaggia a sorpresa l’ala della Nazionale nonché ex Simmenthal .

di ALESSANDRO GALLO -
3 febbraio 2024
Bariviera Il Gira mette le ali per volare

Bariviera Il Gira mette le ali per volare

Barabba a Bologna. Lasciate da parte le immagini bibliche, però, perché il Barabba del quale parliamo si chiama Renzo Bariviera, è nato a Cimadolmo (Treviso), il 16 febbraio 1949 e, nell’estate del 1976, si trova, dopo una stagione con la maglia della Libertas Forlì, a essere la terza torre di Bologna. Nulla a che fare con l’Asinelli e la Garisenda. Parliamo di basket e, in una città dove impazza il derby tra Virtus e Fortitudo, prova a sgomitare il vecchio Gira, risorto ancora una volta dalle ceneri. Il Gira ha conosciuto il periodo migliore negli anni Cinquanta – uno storico secondo posto e tanti derby con la Virtus, in Sala Borsa – e prova a riappropriarsi dei propri spazi. E per farlo, in casa Gira, con uno sponsor munifico qual è Fernet Tonic, si affida a dei califfi dei canestri.

Per la promozione in A2 viene rispolverato l’icona Massimo Masini. Una volta in A1, ecco il colpo da mille e una notte. La Virtus ha Gianni Bertolotti, la Fortitudo Franz Arrigoni. E il Gira risponde con Renzo Bariviera. Un giocatore della Nazionale che in quel 1976 ha già vinto uno scudetto e due Coppe delle Coppe con Milano. Poi, successivamente, arriveranno altri tre tricolori (due a Milano, uno a Cantù), una Coppa Italia (Milano), due Coppe dei Campioni (Cantù), una Coppa Korac (Milano), due Coppe delle Coppe (Cantù) e un’Intercontinentale (Cantù).

Quanto basta – il palmares e vent’anni di canestri al top – per capire che si tratta di un grandissimo. Due stagioni in maglia Gira, con la difficoltà a calarsi nel clima di quegli anni. Il Gira gioca sì in Piazza Azzarita, ma lo fa il sabato pomeriggio, perché la domenica è dedicata alla Virtus e alla Fortitudo.

Il palazzetto è sempre pieno, ma questo tutto esaurito è legato al fatto che la società, per ricreare uno zoccolo duro di tifosi, regala i biglietti. Omaggi per i giovanissimi e per i meno giovani: il risultato è che il palasport di Piazza Azzarita è sempre pieno. Ma in mezzo ai fedelissimi del Gira, ci sono tanti appassionati legati a Virtus e Fortitudo, che non rinnegano le origini.

Il Gira vince e convince, ma fatica a trovare una propria strada. "Al Gira ho imparato a fare il professionista serio. A Bologna sono maturato, imparando a superare le difficoltà", dirà poi Barabba.

"Probabilmente non c’era spazio per una terza squadra in A1", confesserà a Flavio Vanetti, alla Gazzetta dello Sport, nel giorno del suo ritiro.

Prima stagione da stella assoluta: 744 punti, il migliore in casa Gira. Lasciandosi alle spalle anche un certo Meo Sacchetti, non ancora esploso a livello nazionale. Barabba è un’ala che, grazie alla sua altezza, può regalare minuti da pivot. Ha movenze felice ed è un’arma letale. Un’altra stagione da fenomeno, nonostante in quel Gira, allenato da Beppe Lamberti, ci siano due stelle americane di prima grandezza, l’estroso e bizzoso Bob Elliott, e il biondo baffuto Steve Hayes.

Anzi, quando Bob scappa, è Barabba a fare lo straniero. Se uno straniero scappa, non può essere rimpiazzato, se si fa male, nemmeno. Regole diverse: il Gira, nonostante la fuga di Elliott, non cala di intensità perché Bariviera, più ancora di Hayes, si carica sulle spalle squadra e compagni, sfruttando il minutaggio che gli regala Lamberti.

Bologna gli piace, ma il Gira gli sta stretto. Cambia aria, Barabba, prima Cantù poi Milano e Desio. Per lui anche 208 presenze in nazionale, due bronzi agli Europei (1971 e 1975), la partecipazione a due mondiali e un canestro leggendario. Il 21 maggio 1970 per la prima volta (siamo ai Mondiali di Lubiana) la Nazionale italiana batte quella americana (non il Dream Team, è chiaro) 66-64. Il canestro allo scadere viene firmato proprio da Barabba.

Ma c’è un altro motivo, per il quale, Bariviera resta nella storia della Città dei Canestri, anche se Barabba gioca a Milano. E’ domenica 27 maggio 1984: al Palazzone di San Siro si gioca la terza gara di finale. La Virtus ha espugnato Milano in gara-uno, la Simac ha fatto altrettanto al PalaDozza. Sembra impossibile che i ragazzi di Alberto Bucci sgambettino ancora l’Olimpia. E invece è così, ma è meglio ricostruire l’ultimo minuto, con alcune precisazioni: non è ancora stato introdotto il tiro da tre, le azioni durano 30 secondi e si può decidere di non tirare i liberi, optando per una rimessa.

Si arriva in volata con la Virtus avanti 74-75, Milano ha appena accorciato con Carr. Rimessa Virtus che sbaglia: Villalta commette fallo su Bariviera, il giocatore più esperto. Mancano 36 secondi: Peterson si fida di Barabba e lo spedisce in lunetta. Con due liberi segnati sarebbe sorpasso, con uno almeno parità.

La sua mano trema: 0/2. La Virtus recupera il rimbalzo con Rolle e fa girare il pallone. A 10 secondi, fallo di Bariviera su Van Breda Kolff. E’ il quinto fallo di Barabba, la sua partita finisce lì. Lo scudetto (schiacciata finale di Brunamonti) prende la strada di Bologna. Sul trionfo bianconero c’è anche la firma di Bariviera.

(37. continua)

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