Belletti riparte dalla Virtus Roma. "A Cento avevo finito un ciclo, ma potevamo almeno salutarci»
L’ex gm premiato solo dodici mesi fa come miglior dirigente di A2, lavorerà nella Capitale e torna a parlare "E’ stato usato un mio errore come escamotage per congedarmi, ma voglio bene a Cento e non ho rimpianti".
Assieme a coach Mecacci ha fatto toccare al basket centese il punto più alto della sua storia, arrivando a pochi secondi da una semifinale playoff per la promozione in Serie A. Oggi, dopo una stagione ai box seguita al burrascoso addio con la Benedetto del maggio di un anno fa, il general manager Ivan Belletti torna in corsa: ripartirà dalla Virtus Roma, fresca di promozione in B1. Grande conoscitore di basket e vincitore nel del premio intitolato a Pierfrancesco Betti come miglior dirigente della Serie A2 22/23, a Cento Belletti ha trascorso 4 anni, ripartendo dalle ceneri della retrocessione in B del 2019 e riuscendo a plasmare quel gruppo che ottenne prima l’immediato ritorno in Serie A e poi raggiunse una salvezza e, per due volte di fila, i playoff.
Belletti, com’è stato questo ultimo anno senza basket?
"In realtà ho seguito e visto più partite quest’anno più di quanto lo facessi da dirigente. Ho viaggiato tanto in giro per l’Europa, tra Francia, Lituania e Germania, per scoprire come funzionano e come sono strutturate le società al di fuori del nostro Paese. Mi sono aggiornato, ampliando le mie conoscenze in questo mondo, sia a livello dirigenziale ma anche dal punto di vista tecnico, visionando nuove realtà e giocatori".
Dopo quattro stagioni di successi, il suo addio a Cento ha fatto parecchio rumore?
"Sì e dispiace che sia arrivato tramite una telefonata: è vero, era finito un ciclo, ma sarebbe stato bello salutarsi in maniera diversa, non usare un mio errore come escamotage per dirsi addio in maniera anticipata".
Per suo errore intende la decisione presa a margine della gestione dei playoff del 2023, che vedeva, tra le altre, Forlì come squadra coinvolta?
"Si, ho preso una decisione ma senza voler danneggiare nessuno, quantomeno Forlì, città in cui ho vissuto e alla quale sono affezionato, e l’ho fatto in accordo con altre società. Avrei dovuto confrontarmi col presidente, con cui tra l’altro ho ancora un bel rapporto, e renderlo partecipe prima di confermare la mia scelta, ma non ho rimpianti: tutte le scelte che ho fatto sono state esclusivamente per il bene della squadra, della società e della città".
Ha seguito la Benedetto quest’anno, che idea si è fatto?
"L’ho seguita come ho seguito tutto il campionato di A2, che quest’anno è stato di altissimo livello. Cento ha fatto il suo, si è salvata e, anzi, con un paio di vittorie in più, sarebbe riuscita ad arrivare ai playoff. Perché non sono stati raggiunti? Per qualche sconfitta inaspettata di troppo: forse è mancato quel briciolo di empatia in più tra squadra, società e tifosi, che avrebbe potuto fare la differenza, o almeno è ciò che ho percepito dall’esterno".
Come vede il futuro del basket a Cento?
"Se la priorità tornerà ad essere la pallacanestro, allora i presupposti per far bene ci saranno sempre. Se invece ci si perderà in altri aspetti, potranno esserci dei problemi, d’altronde come dappertutto".
Possibile replicare a Roma ciò che ha fatto alla Benedetto?
"Sono realtà troppo diverse. I principi per provarci comunque sono gli stessi, ovvero fare le cose un passo alla volta, creando un gruppo di persone valido che capisca in che contesto si trova, poi si vedrà".
Giovanni Poggi
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