Cervi esalta la Unahotels. "Angoscia finita: che bello vedere i biancorossi in piena zona playoff»

"Il rimpianto? A 1’ dalla fine con Sassari avevamo deciso di tatuarci il tricolore..."

di FRANCESCO PIOPPI -
4 aprile 2024
"Angoscia finita: che bello vedere i biancorossi in piena zona playoff"

"Angoscia finita: che bello vedere i biancorossi in piena zona playoff"

I ricordi legati a Riccardo Cervi sono tantissimi e per fortuna quasi tutti felici. Si può parlare della promozione in Serie A del 2012, dell’Eurochallenge del 2014, della prima finale scudetto nella storia del club e della cavalcata in Eurocup del 2018.

Ce n’è uno però, forse un po’ sottovalutato, che riguarda il palpitante scontro salvezza vissuto a Pistoia il 24 marzo 2019. Una gara da dentro o fuori in cui ‘Ricky’ trascinò la squadra della propria città alla vittoria con l’aiuto di Dixon, pirata dei parquet di mezza Europa arrivato in soccorso a coach Pillastrini. A distanza di oltre cinque anni la trasferta in Toscana metterà in palio probabilmente un biglietto di sola andata per i playoff. Cervi, ormai abbiamo perso le sue tracce, ma quando si parla di espugnare Pistoia la mente torna a quel marzo del 2019. Come sta?

"Bene. Da alcuni anni ho fatto la scelta di trasferirmi a Ostuni, un paese stupendo con un clima fantastico. Abito qui con mia moglie Dorianna che è originaria di Ceglie Messapica e stiamo avviando una nuova attività".

Di cosa si tratta?

"Io ho sempre fatto investimenti nel settore immobiliare, mia moglie è interior designer quindi abbiamo deciso di unire queste nostre ‘vocazioni’ ristrutturando una proprietà che abbiamo chiamato ‘Trulloesteso’ e che dall’estate offrirà la possibilità ai turisti di soggiornare in un’atmosfera direi unica, tra trulli e natura. Comunque ricordo bene quella partita a Pistoia…". Impossibile dimenticare.

"Quella stagione fu una cosa allucinante, mise a rischio la salute mentale di tutti. Quella partita la ricordo come una delle pochissime giornate positive di quel periodo. Era già un anno che facevo più terapie che allenamenti, ma finalmente riuscii a sentire il mio corpo come ai bei tempi ed espugnammo un campo sempre difficilissimo".

Segue ancora la Pallacanestro Reggiana?

"Certo. Magari non vedo proprio tutte le partite, ma sono informato e mi fa molto piacere che dopo diversi anni un po’ angoscianti ora sia in zona playoff. Ho anche letto di ‘Casa Biancorossa’ ed è qualcosa di spettacolare, credo che soprattutto per i giovanissimi possa essere uno stimolo enorme e crea un senso di appartenenza unico".

C’è un giocatore che le sta piacendo particolarmente?

"Faccio il tifo per Faye, mi piace tantissimo. Mi sembra un ragazzo che impara velocemente ed è anche una bella storia di riscatto e successo personale. Può diventare un grande giocatore".

Quello che lei è stato per alcuni anni, prima che gli infortuni ne limitassero il rendimento: ha dei rimpianti?

"Vi confesso che sono stato veramente bene fisicamente solo due anni in realtà. Il primo con Avellino (2015-2016) e poi quello successivo con Reggio (2016-2017), ma non è colpa di nessuno: sono nato con le rotule messe in una posizione particolare e questo fa sì che consumino la cartilagine in un unico punto preciso. Per quanto riguarda i rimpianti non ho dubbi: lo scudetto perso con Sassari. E parlo di gara 6, a un minuto dalla fine in panchina stavamo decidendo dove farci il tatuaggio con il tricolore… Non sto scherzando, non credo di averlo mai detto a nessuno prima. Poi quella tabellata da tre punti di Logan ha stravolto tutto".

Il momento più bello?

"Tanti, ma scelgo la promozione in Serie A del 2012: eravamo un gruppo fantastico e poi iniziai a giocare i primi minuti veri tra i professionisti. Certo anche quelle successive con persone eccezionali come Frosini e Kaukenas sono state annate indimenticabili".

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