Coach Antimo Martino: "Ora coraggio e fantasia: la mia Forlì non s’arrende"

Tra una settimana il via ai playoff contro Vigevano, senza Kadeem Allen: "In sua assenza c’è tanto da lavorare. Però la reazione s’è già vista a Latina".

di MARCO BILANCIONI -
28 aprile 2024
Coach Antimo Martino: "Ora coraggio e fantasia: la mia Forlì non s’arrende"

Coach Antimo Martino: "Ora coraggio e fantasia: la mia Forlì non s’arrende"

Antimo Martino è l’uomo simbolo della Pallacanestro 2.015 che sogna – nonostante tutto – la promozione in A. Nei momenti felici (dieci giorni fa ha alzato il calice insieme al presidente Giancarlo Nicosanti per rinnovare il contratto) e in quelli bui. Come una settimana fa, quando ha avuto la forza di mandare messaggi positivi meno di un’ora dopo il grave infortunio di Kadeem Allen. Playoff complicati, quelli che iniziano domenica prossima con Vigevano. Ma dalla grande carica emotiva e agonistica.

Martino, e adesso?

"Non ci meritavamo ciò che è successo. Ma dopo una stagione così, non possiamo permetterci di arrenderci. Non lo faremo. Ne sono sicuro".

Forlì può competere ugualmente per la promozione senza Allen?

(pausa) "A pensarci adesso, viene il mal di testa. Ci mancheranno non solo i suoi canestri, ma anche la sua difesa, la sua fisicità. Io ero sicuro che il suo rendimento si sarebbe impennato nei playoff, quando contano di più le individualità. Senza di lui abbiamo tanto lavoro da fare".

E allora, come vede i playoff?

"Possiamo compensare quello che ci mancherà. Noi siamo molto competitivi, e non solo per i valori tecnici. Dobbiamo essere pragmatici, guardare una partita alla volta. Sono convinto che arriveremo al massimo del nostro potenziale: sul campo non lasceremo niente di intentato. E in fin dei conti dobbiamo ‘solo’ difendere il Palafiera...".

Qualche passo indietro: ha capito subito che l’infortunio era grave?

"Sì. Kadeem piangeva. In quel momento mi sono sentito morire anch’io".

Cosa si poteva fare per evitare l’infortunio?

"Niente. Non era una situazione controllabile né evitabile. Non c’è stato un contatto fisico sull’arto. È un infortunio che poteva capitare a qualunque giocatore".

Farlo riposare in una partita inutile, considerando i problemi alla caviglia, non era un’opzione?

"L’abbiamo fatto prima della Coppa Italia, ma nelle ultime settimane si allenava regolarmente: è più pericoloso non farlo... E poi in riscaldamento, a Latina, ha schiacciato quattro volte. Ha saltato lui per la palla a due. Stava bene, stava tornando. Soprattutto, voglio che sia chiaro che l’infortunio alla caviglia non c’entra niente: è un altro arto".

Chi vede come guardia titolare? Zampini? Contro Torino fece partire invece Tassone...

"Vediamo...".

Radonjic da ala piccola per qualche minuto è un’opzione?

"L’assetto della squadra cambia. Ci metteremo un po’ di fantasia e di coraggio".

Zilli torna nei dieci.

"Purtroppo però, a tutt’oggi, non può allenarsi".

Magro cosa le ha già fatto vedere di ciò che si aspetta da lui?

"La presenza in area, i rimbalzi: a Latina ne ha presi 12. Dobbiamo però abituarci a servirlo, in certe situazioni".

A inizio stagione il presidente Nicosanti disse: vinceremo meno partite di anno scorso. Si è sbagliato.

"Sarebbe stato da pazzi presuntuosi dire il contrario".

Quando ha capito che invece stava maturando un altro campionato al vertice?

"I segnali li abbiamo dati di domenica in domenica. Però sicuramente vincere a Udine, in quel momento, quando potevamo ancora chiudere la prima fase da quarti...".

A inizio stagione avete faticato più di quanto non abbia detto la classifica. Tutte quelle partite vinte ai supplementari...

"Vero, è stato difficile. Ma era già segno di mentalità".

Qualcuno potrebbe dire anche di fortuna (se non vi fosse appena capitato un gravissimo infortunio).

"Sì, ma se una cosa capita tante volte, come le nostre vittorie, poi non basta la fortuna per spiegarle. C’è la mentalità, la compattezza... Sono molto orgoglioso di questo".

L’avversaria più pericolosa da qui alla fine? Udine? Torino e Cantù che hanno già vinto qui? Trieste che ha recuperato Reyes?

"No, davvero, adesso non ha senso parlarne. Parliamo di noi: io credo che saremo quelli che sono tornati in campo dopo l’infortunio di Allen, capaci di rimontare quando un’altra squadra sarebbe finita a -20 o -30. E dobbiamo pensare solo a Vigevano".

A proposito: troverete un clima infuocato. E in un certo senso l’avete acceso voi, nel finale della partita di orologio.

"Mentalmente saremo più preparati. Il clima dei playoff è diverso. E poi sono sicuro che anche i nostri tifosi ci daranno una mano...".

Capitolo tifosi. Se tornasse al 30 dicembre, dopo Piacenza, penserebbe o direbbe nuovamente quelle parole sull’assenza di fattore campo?

(pausa) "Non sono sicuro. Però mi reputo una persona vera, ho detto le emozioni che avevo provato. Non c’era premeditazione: non volevo offendere nessuno, parlavo di quella sera, non in generale. Era una critica a fin di bene".

Come ha vissuto l’avvicinarsi della scadenza del suo precedente contratto?

"Non è che ci ho pensato per mesi... Quando è arrivato il momento, abbiamo chiuso in una settimana. E anche la società è stata brava in questo".

Il giorno del rinnovo ha parlato anche delle sue paure che precedono una partita. Cosa voleva dire?

"Facciamo l’esempio di Latina: era ultima in classifica, ma quando preparo una partita del genere penso davvero che potremmo perderla. Questo genera rispetto: ogni rivale è una grande squadra".

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