Coach Martino, missione finale: "Giochiamocela con entusiasmo"

Complimenti ai suoi: "Grande voglia di vincere". E ringrazia Allen: "È un ex Nba, ma voleva esserci"

di GIANNI BONALI -
17 marzo 2024
Coach Martino, missione finale: "Giochiamocela con entusiasmo"

Coach Martino, missione finale: "Giochiamocela con entusiasmo"

"Sono molto contento per la nostra vittoria, strappata con una grande voglia e mentalità difensiva. Abbiamo tenuto Cantù sotto i 60 punti e prevalso ai rimbalzi 45 a 33 contro una squadra che in tutti i ruoli ci dà diversi centimetri. Entrambe le compagini, a livello qualitativo, non hanno sicuramente disputato una grande gara, ma hanno provato in tutti i modi a vincerla".

Coach Antimo Martino festeggia così con i suoi ragazzi nel palcoscenico del PalaTiziano davanti agli oltre 200 tifosi forlivesi presenti e si prepara ad affrontare la finale della Coppa Italia per cercare il conquistare il trofeo più importante della storia della Pallacanestro 2.015. "È stata una gara molto difficile ed equilibrata – prosegue – in un match in cui in attacco siamo stati costretti a trovare degli equilibri in corsa". Martino si riferisce al problema fisico sofferto da Kadeem Allen che ha alterato le rotazioni. Ma "abbiamo messo sul parquet un gran desiderio di lottare, che è la nostra qualità migliore e dovrà continuare ad esserlo. Siamo venuti a Roma per fare il meglio possibile e abbiamo fatto il primo step: ora proveremo a ripeterci in finale giocando con l’entusiasmo che sta caratterizzando tutta la nostra stagione".

Una sfida sofferta, con lo stesso capitano Daniele Cinciarini che indossava una fascia scura (a imitazione della divisa stile Jolly) a protezione della fronte dopo il colpo subito contro Torino. Tuttavia ha chiuso il match con 16 punti in 23 minuti di gioco, top scorer dell’incontro.

"Il fatto di aver concesso a Cantù solo cinque rimbalzi offensivi – riprende Martino – è stato un fattore importante. E nell’emergenza di giocare per alcuni minuti senza Allen siamo stati bravi. Kadeem voleva rientrare subito, ma nel finale del secondo quarto ho preferito non metterlo in campo e gestirlo. Abbiamo riprovato nel terzo periodo ed è andata abbastanza bene, anche se ha dovuto giocato sul dolore. Questa è una caratteristica fondamentale del gruppo, in cui ci sono tanti elementi che non si tirano indietro e non è facile trovare un giocatore americano, un ex Nba, che in una semifinale di una Final Four rischia dal punto di vista fisico per essere sul parquet ed aiutare i compagni: siamo orgogliosi di questo aspetto".

Subito dopo il pensiero va già alla finale perché "dobbiamo iniziare a pensare alla prossima partita, riposarci e studiare come prepararla al meglio".

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