Dall’oro Europeo alle Ande

La carriera di Diacci dai fasti di Bologna ai viaggi fra America Latina e Africa

11 giugno 2024
Dall’oro Europeo alle Ande

Dall’oro Europeo alle Ande

Poco più di 50 chilometri separano Bologna da Modena. Ed è l’estate del 1987 quando l’avvocato Gianluigi Porelli in persona, presidente della Virtus Bologna, si fa portare a Modena. Con un unico obiettivo: capovolgere la storia cestistica della Bassa, assicurandosi l’allora 14enne Davide Diacci. Sì, perché il nuovo coach dello Spezia Basket Tarros, è quasi promesso ai rivali della Fortitudo, nonostante Pesaro e Milano non mollino la presa sul promettente modenese. E Porelli riesce a capovolgere la storia, almeno quella cestistica. Davide, uno dei migliori prospetti del ’74 va così in bianconero. All’Arcoveggio, storico quartier generale giovanile della Virtus, c’è un giovane 28enne come responsabile del settore giovanile bianconero: Ettore Messina. A scapito dell’età, sono già 4 stagioni che Porelli gli ha dato in mano le chiavi del futuro Virtus. Davide, al primo anno, conquista subito il titolo nazionale Allievi, e due anni dopo quello Cadetti, mentre con le Nazionali di categoria già nel 91 a Salonicco conquista l’oro agli Europei Cadetti e due anni dopo a Budapest l’argento agli Europei Juniores. Una stagione indimenticabile il ’93 per il giovane Davide che quell’anno vince con la Virtus di Ettore Messina il suo primo scudetto. Ma la stagione successiva la Virtus di Bucci non lo conferma, girovaga tra Cremona, Brescia, ma capisce che a 22 anni c’è qualcosa che non lo appaga più. Vacanza in Brasile, torna e riprende un biglietto di sola andata. Un viaggio senza chiedersi troppo dove andare, cosa fare e quando tornare. Il suo girovagare lo porta nei remoti villaggi di pescatori a ridosso dell’Atlantico. Poi Colombia, Medellin, Ecuador, la cordigliera della Ande, Cile. Ancora qualche ricca offerta per tornare a giocare, ma il richiamo dell’ America Latina è troppo forte.

Così come per il Medio Oriente, e poi ancora Cuba e Messico, dove per vivere fa quello che può. Poi l’Africa e di nuovo in Brasile. Trova l’amore e sposa Giorgia. Nel 2006 diventa padre e per Davide è lo spartiacque: 32 anni ed una figlia da crescere. Torna n Italia. Si allena duramente. Inizia a studiare, ritorna l’ossessione per la palla a spicchi. A distanza di vent’anni iniziano a riaffiorare gli insegnamenti di Messina, Consolini e Vujoševic. Gira l’Italia con un quadernone pieno di schemi di gioco scritti a mano, a colleghi di ogni categoria chiede il permesso per poter assistere ai loro allenamenti, passa ore a visionare partite. Tecnica e tattica vanno studiate, per la parte emotiva può attingere a piene mani dal proprio incredibile vissuto. Che non è poco. Anzi.

Gianni Salis

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