Forlì dall’emergenza a numeri record. Effetto Perkovic (ma non solo): mai così bene
La trasferta di Torino è stata al top per punti segnati (92 contro una media di 72) e percentuali: spicca il 47% da tre punti
Un cambiamento totale in quattro giorni, in 96 ore. Chi ha assistito alla gara dell’Unieuro sabato al Palafiera nella sconfitta contro Livorno, avrà quasi faticato a riconoscere, almeno offensivamente, la stessa squadra che mercoledì ha ‘passeggiato’ al Pala Gianni Asti di Torino. Quella ammirata contro la passiva formazione di coach Matteo Boniciolli è stata la più scintillante versione offensiva che l’Unieuro abbia messo in mostra fino a questo momento. La palla si è mossa molto bene, le linee di passaggio sembravano disegnate geometricamente a tavolino e alla fine si arrivava a pescare l’uomo libero, soprattutto dietro l’arco del tiro da tre.
Martino ha contato "nove tiri da tre presi con uno spazio di diversi metri", anche contro Livorno, ma a Torino la palla entrava con entusiasmante continuità. Forlì ha disputato la prova più efficace e concreta in attacco della sua stagione. Ha segnato 92 punti, suo massimo in campionato (li aveva segnati anche in casa contro Verona ma dopo due supplementari, infatti nei 40 minuti si era fermata a 72), ha mandato per la prima volta dieci uomini a referto per punti segnati con ben cinque in doppia cifra – Gaspardo a 22, Cinciarini a 12, Harper a 11, Parravicini e Perkovic a 10 – e tre (Pascolo, Del Chiaro e Pollone) che hanno chiuso con 8. Inoltre ha avuto la miglior percentuale nel tiro da due con lo straordinario 64%, nel tiro da tre con il 47% su 32 triple tentate e ovviamente nel tiro totale con il 55%. Per quello che riguarda le conclusioni dalla lunetta, dopo lo scadente 13/21 e 62% contro Livorno, i forlivesi hanno chiuso con 11/13 per l’85%, in questo caso record eguagliato. All’intervallo era 82% da due (9/11) e il 42% dall’arco (8/19). I secondi 20 minuti non hanno fatto altro che confermare la tendenza emersa nella prima metà.
Quella di Torino è stata una gara da sottolineare anche per un altro motivo. Forlì ha chiuso i primi due quarti con 44 punti, non il ‘top’ visto che a Rimini ne aveva messi addirittura 47 nei primi 20’. Ma nella seconda metà gara mentre in riva all’Adriatico i forlivesi si erano fermati a 26: invece contro i gialloblù torinesi ne hanno realizzati ben 48. Altre tre volte Forlì aveva fatto meglio nella ripresa ma di misura (a Cividale 35 punti contro 34) oppure dopo due parziali molto negativi (a Brindisi 35 punti contro 28) o comunque con bottini più contenuti (39 contro 34 ad Avellino). Stavolta c’è stata continuità ad alto livello.
Prima di mercoledì, Forlì era sì la prima difesa del campionato con 71 punti subiti di media, mane segnava appena 72 (oggi siamo a 75). Cos’è cambiato in una prestazione 20 punti sopra la media? Rispondere che l’inserimento del croato Toni Perkovic sia stata la motivazione principale forse può essere azzardato ma non lontano dal vero. Per sei partite senza un secondo straniero – nello specifico Shawn Dawson infortunato –, la squadra ne ha risentito non solo a livello tecnico-tattico, ma anche a livello mentale e psicologico. Ora invece sapere di avere un giocatore in più, pur partendo dalla panchina e senza essere un ‘top-player’, ha sicuramente tranquillizzato tutto il gruppo. Questo potrebbe aver eliminato quella cappa e quella pressione negativa che talvolta può provocare errori di tiro e mancanza di fluidità in attacco come si è visto contro Livorno, e non solo.
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