Giachetti incorona la sua ex Unieuro: "Ora siete pronti per il grande salto"
Biancorosso dal 2018 al 2022, ora è gm della Stella Azzurra Roma: ha assistito alle partite del PalaTiziano
È sempre stato presente nella ‘due giorni’ del PalaTiziano, per vedere le partite e salutare i vecchi amici. Jacopo Giachetti, classe 1983, ex biancorosso dal 2018 al 2022, si è ritirato alla fine della scorsa annata dopo l’ultima stagione con la Stella Azzurra. Ora è diventato il gm della società romana che è in procinto "di lanciare un progetto triennale di basket internazionale su cui stiamo lavorando da più di un anno".
Giachetti, confessi, non le manca il basket giocato?
"Ammetto che un po’ mi manca, ma purtroppo arriva per uno sportivo il momento in cui si deve diventare ‘grandi’ e smettere di giocare. Con questo progetto della Stella Azzurra però meglio non potevo capitare: è un ruolo che mi piace molto, che mi fa stare nel mondo dello sport che amo ma a contatto con i giovani e in una realtà internazionale dopo i tour che abbiamo fatto a Dubai e a Belgrado e che faremo in Spagna".
Che ne pensa delle finali di Coppa Italia al PalaTiziano?
"Una manifestazione molto bella, partite interessanti in un palazzetto che aveva bisogno di ospitare un evento così".
Per Forlì è un trofeo storico.
"Con il campionato che sta facendo e con questa vittoria, ora non si può più nascondere. La bravura del presidente Giancarlo Nicosanti e del gm Renato Pasquali è stata quella di alzare il livello anno dopo anno senza mai fare il passo più lungo della gamba. Segno di maturità, umiltà e bravura".
Si aspettava che trionfasse Forlì?
"In semifinale l’avevo data favorita su Cantù, mentre in finale ha avuto sì un pizzico di fortuna considerando le assenze di Aradori e l’infortunio di Freeman, ma è stata molto brava, dopo essere stata sotto in doppia cifra nel 3° quarto, a restare attaccata alla partita per poi rimontare una Fortitudo stanca e corta".
Chi è stato l’uomo chiave?
"La svolta è arrivata da Zampini: non da un punto di vista tecnico, quanto emotivo. Che è poi il fattore determinante quando si giocano partite come queste. Nonostante la giovane età Zampini si è trascinato sulle spalle tutti i compagni, si è dimostrato anche un leader. Poi alcuni canestri di Radonjic sono stati fondamentali".
Nella seconda metà l’Unieuro è anche cresciuta in difesa.
"Lavoro decisivo per sfiancare Fantinelli, l’uomo chiave della Fortitudo".
E che dire del suo coetaneo Daniele Cinciarini?
"A parte le doti tecniche, ‘Cincia’ è un’agonista nel vero senso del termine. Alla fine il suo graffio lo mette sempre".
Ha rivisto qualche amico forlivese?
"Certo, e mi ha fatto piacere salutarli tutti. Porto sempre Forlì nel cuore: sono stato bene per quattro anni, sono rimasto legato a tante persone. Ho visto il presidente Nicosanti carico e determinato. Si vedono tutti i passi sempre in un processo di crescita che sono iniziati da quando sono arrivato io. Una società vincente non si costruisce dall’oggi al domani e Forlì è stata brava ad aggiungere i tasselli giusti anno dopo anno".
E adesso nei playoff cosa succederà?
"Sarà una gran bella lotta. Cantù è attrezzata, esperta e molto lunga, Udine è competitiva e quadrata, la Fortitudo se allungherà un po’ il roster sarà di primissima fascia, poi ci sono Trapani che ha steccato la coppa ma ha grandi talenti, mentre Verona ora sembra un animale ferito ma so per esperienza che le squadre di Ramagli nei playoff è meglio non incontrale".
E Forlì?
"Ha tutte le carte in regola per giocarsela fino in fondo. Ha giovani forti, giocatori d’esperienza, due stranieri affidabili ed esperti. Se starà bene e non tremerà, potrà arrivare fino in fondo sempre sospinta dalla spinta del suo grande pubblico. A Roma ha dato una dimostrazione di grande maturità e solidità".
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