Il commento: servirebbe comunque un altro tipo di giocatore. Conferma meritata. Ma gestione disastrosa
Quella di Toni Perkovic è una piccola favola: arrivato come sostituto part-time, presentatosi alla presunta ultima partita con la valigia,...
Quella di Toni Perkovic è una piccola favola: arrivato come sostituto part-time, presentatosi alla presunta ultima partita con la valigia, ha sfoderato la sua miglior prestazione e ha strappato una conferma a furor di popolo. Se lo merita per impegno e faccia tosta. La società ha fatto bene ad assecondare l’input che arriva dal campo (il croato è top scorer di una squadra in difficoltà offensiva). Tutto il resto è un disastro con pochi precedenti.
Forlì manca clamorosamente di un attaccante da uno contro uno. Il problema c’è dal precampionato, quando Shawn Dawson (foto) era fuori condizione (saltò un torneo perfino allora) e poco convincente. Poi l’infortunio. Poi Perkovic, che a sua volta non attacca il ferro partendo in palleggio. Gli ultimi secondi della sua prestazione contro Rieti resterà nella memoria di molti, ma, simpatie a parte, se Forlì segna 8 punti in 9’37” dell’ultimo quarto è anche perché le manca una guardia classica: il ruolo più importante del basket moderno. Uno capace di procurarsi tiri liberi, per esempio: ieri nessun biancorosso in lunetta nei 10’ finali, 2 tentativi in 20’. A Bologna, contro un’altra super difesa, c’era stato un allarme, ieri il secondo. Confermando Perkovic – bravissimo, ma non quel tipo di giocatore – si accetta verosimilmente di convivere con questo problema fino a fine stagione.
Ora la scure pende su Dawson o su Harper. Il primo desta più di un dubbio dal punto di vista fisico (ancora una settimana fa si allenava senza contatto). Il secondo sembra un corpo estraneo. A decidere se va in campo o no, però, non può essere chi lo fischia o, peggio, vandalizza la sua auto.
La Pallacanestro 2.015, fin qui, è parsa troppo ferma. Non ha sostituito subito Dawson, quando i sanitari esprimevano perplessità sul suo ginocchio (siamo a oltre 3 mesi di stop per un edema osseo). Ci ha messo una pezza con Perkovic solo quando era chiaro che lo stop sarebbe stato lungo. Ha fatto crescere la squadra ‘storta’, senza quel tipo di attaccante che probabilmente avrebbe fatto rendere meglio anche l’ormai biasimevole Harper. L’ennesima partita sconcertante del numero 22 e la pirotecnica prestazione del 13 hanno svelato il bluff: Forlì non si fida di iniziare, da domenica 12 gennaio, un ciclo terribile con i due americani che ha scelto in estate.
In questo quadro desolante, i telefoni dei procuratori sono muti. Pur convivendo da mesi con problemi di tale portata, pur avendo da ieri un nuovo visto a disposizione, non una voce di mercato accostata all’Unieuro. Ed è una rigidità riscontrata anche in passato. Si dirà: ma ci sono dei contratti da onorare. Però si possono transare. Costa? Sì, ma l’impatto si può limitare trovando ai fuoriusciti una nuova squadra. Il general manager Renato Pasquali ha poco tempo per rimediare. Poi, viste le sue responsabilità, sarà opportuno chiudere la sua lunga esperienza forlivese.
Marco Bilancioni
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