La ’fame’ del 18enne Momo Faye: "Si ferma spesso ad allenarsi da solo"

Il lungo della Unahotels sempre più positivo: Coach Mangone: " Per la sua crescita decisivi anche i compagni" .

di GABRIELE GALLO
1 febbraio 2024

La ’fame’ del 18enne Momo Faye: "Si ferma spesso ad allenarsi da solo"

Anche se contro Tortona tre giorni fa non ha brillato, subendo, specie nella fase iniziale del match, la prorompente fisicità di Kamagate, Momo Faye resta una delle note più positive della stagione della Unahotels e la migliore nel rapporto aspettative-resa.

Basta vedere il suo score: 18 minuti per gara, 5.7 punti e 5 rimbalzi di media, più 15 stoppate totali.

Niente male per un 18enne alla prima esperienza in serie A. Meriti nella sua crescita, vanno a Giuseppe Mangone, che non è solo il secondo assistente di Priftis all’Unahotels e il tecnico della Nazionale Under 16 medaglia d’argento agli ultimi Europei: è infatti anche player development coach, cioè addetto alla crescita individuale dei giocatori. E’ quindi in prima fila a supportare il talento senegalese.

Mangone, si aspettava un Faye così competitivo al primo anno in A?

"Premesso che il lavoro individuale su Momo è di tutto lo staff, era difficile prevedere che un 18enne potesse diventare fondamentale come nelle recenti vittorie con Bologna e Cremona. E’ il sogno di ogni allenatore, ma non è un fatto né banale né scontato".

Sappiamo che Momo svolge tanto lavoro individuale per migliorare.

"Sì, durante la settimana si ferma spesso un’ora dopo l’allenamento con la squadra; un paio di volte anche dopo".

Che tipo di attività svolge?

"Col sottoscritto movimenti per arrivare a concludere a canestro, uso del piede perno, esercizi di uno contro uno spalle a canestro. Con Fucà lavora sulle letture e le posizioni difensive. Poi in diverse occasioni è lo stesso Priftis a fermarsi con lui e a fare un mix di tutto il lavoro, secondo il programma di sviluppo di Momo da lui stesso elaborato". Di sicuro il vostro lavoro è stato utile per i tiri liberi. Prima del 6/8 decisivo contro Cremona, aveva un terribile 16%. Cosa ha portato a questo miglioramento?

"A livello tecnico giusto qualche aggiustamento della meccanica. Poi è una questione mentale. Lui sa che non deve abbattersi né frustrarsi quando li sbaglia, perché nessuno lo mette in croce per questo. Dal canto suo si impegna, sia in allenamento che in partita, ad adottare quegli accorgimenti che dicevamo. Gli suggeriamo di tirarli a mente libera; poi è chiaro che avere fatto subito un 2/2 contro Cremona lo ha aiutato a stare più tranquillo".

Anche i compagni lo supportano?

"In maniera eccezionale e con grande fiducia, del resto anche il lavoro di squadra è importante per la sua crescita e per aiutare il team. Cito, per esempio, Briante Weber. Diverse volte si ferma dopo l’allenamento con lui per aiutarlo nell’intesa playmaker-centro".

Si può parlare di scommessa vinta?

"Di sicuro finora il coraggio della società di far giocare da straniero un 18enne è stato ripagato. Dopo di che andiamoci piano con le etichette: sia positive che negative. Deve continuare ad allenarsi con serietà perché ha ancora poca esperienza del gioco in generale e dei ritmi partita. Ma il tempo è tutto dalla sua parte".

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