Lamberti Il padre dello spirito Fortitudo

Nel 1966 è tra i fondatori dell’Aquila che guida fino al 1973, imponendo l’arrivo di Schull. E’ scomparso nel 1998 a soli 60 anni

di ALESSANDRO GALLO -
28 gennaio 2024

Lo spirito Fortitudo? E’ nato con lui e con il Barone Schull. Anche se il nostro, sia da giocatore sia da allenatore muove i primi passi con la Virtus, quando ancora la Fortitudo non c’è. O meglio: c’è la Sg, la casa madre, ci sono i canestri, ma non ancora un club in serie A che possa dare qualche dispiacere, nei derby, alla Virtus. Lui, lo avrete capito, è Giuseppe Lamberti, detto Beppe, nato a Pesaro il 13 giugno 1937 e scomparso il 13 maggio 1998.

Se si parla di Fortitudo e di canestri si riparte sempre di lui. Da quel piccoletto tignoso che, una volta in panchina, si trasformava. Trasformando in guerrieri tutti i suoi ragazzi. E se pensate che l’etichetta, in epoca di politicamente corretto, sia una sorta di ‘body shaming’, sappiate che la definizione viene dallo stesso Beppe che si raccontava così.

"Ho sempre avuto un pessimo carattere, anche in campo. Non stavo mai zitto, né con gli arbitri né con gli avversari. Ero un piccoletto tignoso, di quelli che non mollano mai. Decisamente antipatico. Però sono orgoglioso di due aspetti: ho insegnato a giocare a pallacanestro a un sacco di gente. E ho dato tanti giocatori alle varie nazionali".

L’inizio, appunto, giovanissimo, nella Virtus. Fa parte del gruppo che, nel 1955 e 1956, vince lo scudetto. Non ha il talento né la forza del trio Alesini, Canna, Calebotta, ma ha entusiasmo e tanta voglia di imparare. E visto che l’altezza, anche per il ruolo di play, non lo assiste più di tanto, interpreta gli allenamenti per imparare tutto quello che Vittorio Tracuzzi gli può insegnare.

Il guru dei canestri trova in Beppe un allievo modello: così bravo da assorbire il sapere del maestro, ma anche di arricchirlo e trasformarlo. Pressing, difese miste, aggressività, contropiede e tanto temperamento.

Al punto che, pur riconoscendo a Tracuzzi il ruolo di maestro, riesce a mettersi di traverso, quella volta che Vittorio…

Succede che la Virtus, intuendo le doti istrioniche di Beppe, gli affidi le squadre del settore giovanile. Lamberti lavora bene, benissimo, ma non sopporta i ragazzi viziati, quelli che non sono in grado di supportare il loro talento.

Uno di questi ragazzi continua ad avere un atteggiamento irritante e superficiale: Lamberti lo mette fuori rosa. E Tracuzzi che fa? Lo prende in prima squadra e lo inserisce nei dieci della Virtus. In un periodo, meglio precisarlo, dove al massimo, oltre ai giocatori del quintetto base, danno una mano altri due giocatori.

Lamberti diventa una furia: rassegna le dimissioni. E la Virtus chi sceglie tra il guru Tracuzzi e il giovane e ‘impertinente’ Lamberti? Punta su Beppe. E’ chiaro, a quel punto, che la Virtus gli va stretta. Non c’è ancora la Fortitudo e Beppe si affida al mondo Gira. Poi, però, scopre via San Felice 103: c’è anche Beppe, nell’agosto 1966, quando, con Piero Parisini, Pietro Lucchini, Bruno Mezzadri e Gino Galletti (dirigente dalla Sant’Agostino), la Fortitudo rileva i diritti per la serie A – facendo i salti mortali per trovare 20 milioni di vecchie lire –, cominciando una storia che prosegue tuttora.

La Virtus fa parte della nobiltà dei canestri, la Fortitudo è una debuttante ai massimi livelli. Eppure, la storia del derby racconta che, tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, il bilancio delle stracittadine penda a favore dell’Aquila: 9-6 (fino alla stagione 1972/1973. Perché c’è il Barone, è vero, ma perché Beppe Lamberti è il mago delle panchine, in anticipo sui tempi, capace di sorprendere gli avversari. E tanto più sono forti, tanto più Beppe, il ’piccoletto tignoso’, si diverte a batterli.

La Virtus torna a bussare alla sua porta: l’Avvocato Porelli e Gandolfi gli propongono la panchina bianconera. Beppe dice no e, nel frattempo, lascia anche la Fortitudo, dedicandosi ad altro. Ma il richiamo dei canestri è troppo forte: lo vuole Sarti, a Udine. Lamberti accetta e salva il club friulano, proprio ai danni della Fortitudo.

"E per fortuna – disse Lamberti – che Tesini creò la A2. Così non ci fu la retrocessione in B della Fortitudo". Allena e insegna, incita ed esalta. Lo ritroviamo così a Bologna, di nuovo sponda Gira. Il Gira, fondato nel 1945, è la terza torre di Bologna. Nella stagione 1976/77, Lamberti è in A2 con Renzo Bariviera e Massimo Masini, Meo Sacchetti e Steve Patterson. Anconetani e Franceschini sono i registi: il Gira, o meglio Fernet Tonic come si diceva in quegli anni, vola in A1. L’anno dopo, in A1, si toglie pure lo sfizio di battere la Virtus di Dan Peterson. Virtus e Fortitudo, si spartiscono la domenica, il Gira, che gioca sempre in Piazza Azzarita, si prende il sabato pomeriggio: conquistando tanti tifosi giovani con la verve di Lamberti.

Nel frattempo si dà alla caccia, scopre i pendii di Monzuno. Ci lascia troppo presto. Ma sempre con l’idea di una Fortitudo da battaglia. Sì, c’è la firma di Lamberti Beppe da Pesaro, nello spirito Fortitudo del quale ancora oggi si parla.

(36. continua)

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