Rotondo tra il ‘suo’ derby e la malattia: "Forlì sei super. Agrigento? È cresciuta"

Il centro, in Romagna dal 2015 al 2017 e coi siciliani per quattro anni, ha sconfitto una rara sindrome. E domenica avrà il cuore diviso

di GIANNI BONALI -
16 febbraio 2024
Rotondo tra il ‘suo’ derby e la malattia: "Forlì sei super. Agrigento? È cresciuta"

Rotondo tra il ‘suo’ derby e la malattia: "Forlì sei super. Agrigento? È cresciuta"

Paolo Rotondo, centro di 34 anni originario di Siracusa, è un doppio ex di Agrigento e Forlì, le due squadre che si affrontano domenica in Sicilia. Ha giocato con Agrigento nelle stagioni 2009/10, 2017/18 e 2019-2021, mentre ha calcato il parquet del Palafiera dal 2015 al 2017, nel periodo in cui la neonata Pallacanestro 2.015 si rilanciava dopo il periodo buio del fallimento. Adesso Rotondo milita nella Siaz Piazza Armerina nella serie B interregionale: una scelta per vivere le gioie della famiglia. Ma soprattutto Rotondo ha vinto la sua partita più importante, quella per la vita, sconfiggendo la sindrome di Guillain-Barrè: una malattia in cui il sistema immunitario attacca per errore parte del proprio sistema nervoso periferico. Colpisce una persona su 100mila e nei casi più gravi si può arrivare a una paralisi più o meno totale.

Rotondo, partiamo dalla sua vittoria contro la malattia, con il ritorno alla vita normale e allo sport agonistico.

"Dopo aver chiuso la mia esperienza a Forlì, la sindrome si è manifestata e sono stati due anni veramente molto difficili. Ero sconvolto e profondamente provato, ma era una partita che non volevo perdere assolutamente e grazie ai medici e all’amore della mia famiglia ce l’ho fatta. I dottori mi dicevano che tornare a camminare normalmente sarebbe stato un grande successo. Si è verificato un mezzo miracolo e ora addirittura gioco di nuovo a basket".

Veniamo ai suoi ex club. Che squadra incontrerà Forlì e com’è l’atmosfera del palasport di Agrigento?

"Quella siciliana è una società cresciuta grazie alla passione e all’impegno economico del patron Salvatore Moncada e al grande lavoro del general manager Cristian Mayer, che hanno saputo costruire una realtà cestistica importante. I tifosi vanno un po’ sollecitati, ma i buoni risultati hanno contribuito a riempire il palasport. Certo non si tratta di una piazza come Forlì, dove il basket ha una storia consolidata e un pubblico sempre numeroso. Vivo a Piazza Armerina, in provincia di Enna, con mia moglie Donata e i mie figli Giosuè, fra l’altro nato a Forlì nel 2017, ed Emma del 2020. Non riesco a seguire dal vivo le partite di Agrigento, ma sono informato sui risultati sia dei siciliani che dell’Unieuro".

Come valuta la compagine di coach Antimo Martino?

"Un roster che ha cambiato diversi giocatori, ma la forza sta nella filosofia della società e nel gruppo che Martino gestisce con professionalità. Lo reputo uno degli allenatori più bravi di tutta la serie A e mi piace l’approccio che ha con i suoi uomini, sia tecnico, ma soprattutto mentale e psicologico".

Cosa conosce in particolare del roster forlivese?

"È una squadra che sta disputando un bel campionato, in un girone difficile con diverse società ambiziose ed attrezzate che puntano alla promozione. Conosco da 17 anni il capitano Daniele Cinciarini, un grande giocatore capace di risolvere le partite. Ci siamo incontrati a Biella quando ero nelle giovanili ed ero aggregato alla prima squadra. È passato tanto tempo".

Dove può arrivare Forlì?

"Può giocarsela fino alla fine. puntare in alto, ma spesso non è solo questione di capacità, serve anche la fortuna".

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