Sei hurrà di fila mancavano dal 2016. La Unahotels può riscrivere la storia
I biancorossi di Menetti ne vinsero sette. Ma la squadra di Priftis ha notevoli margini di miglioramento
Verba volant, scripta manent. Dall’inizio della campagna acquisti estiva se ne sono sentite un po’ di tutti i colori sulla costruzione della nuova Pallacanestro Reggiana. Buona parte del pubblico - delusa dalle partenze di Galloway, Black e Weber - ha guardato con iniziale sospetto alle mosse del gm Coldebella, con la preseason non esaltante che ha fatto il resto. All’inizio del campionato erano parecchi coloro che esprimevano le perplessità verso una squadra che, invece, è stata costruita fin dal principio con molto più criterio rispetto a quella precedente. Ogni giocatore ha infatti un ruolo ben definito e caratteristiche complementari. Un esempio: Barford difende anche per Winston e il folletto di Detroit spesso lo ringrazia in attacco, facendo canestro (o assist) anche al posto del compagno. Cheatham invece ha tutto quello che manca (al momento) a Faye: capacità di aprire il campo con il tiro da fuori, attacco uno contro uno dal post e così via. Momo, invece, gli copre le spalle con un atletismo e una capacità di intimidazione fuori dal comune. Una lunga lista che potrebbe estendersi a tutti i ruoli e che sta permettendo a questa Unahotels di riscrivere la storia recente biancorossa. A suggerirlo non siamo noi, ma le statistiche che (molto spesso) inchiodano le sensazioni alla realtà. Erano infatti otto anni che la Pallacanestro Reggiana non otteneva (almeno) sei successi di fila in Serie A. L’ultima squadra a riuscirci fu la Grissin Bon di Menetti, capace di infilarne sette tra l’8 ottobre e il 20 novembre del 2016. Quella truppa, di cui facevano parte i vari Polonara, Della Valle e compagnia mise infatti con le spalle al muro Sassari (86-80), Brindisi (78-82), Venezia (85-79), Trento (80-84), Cantù (90-77), Avellino (81-86) e Pesaro (87-80), cedendo poi all’ottava nella trasferta di Brescia (93-88). Era però un gruppo reduce, in buona parte, da due finali scudetto di fila, fatto di atleti nel pieno della consapevolezza tecnica ed emotiva. Quello attuale, invece, non ha ancora finito di conoscersi, basta dire che Faried non ha mai giocato un minuto assieme a Smith (infortunato). Nonostante questo, la quadra di Priftis ha messo in fila sei successi di platino: Tortona (86-82), Venezia (59-62), Scafati (90-57), Napoli (76-84), Sassari (72-79) e quella di pochi giorni fa su Varese (97-80). Da sottolineare, inoltre, che le ultime tre sono arrivate senza Smith e inserendo ‘al volo’ un nuovo giocatore come Faried che, per quanto impattante, avrebbe anche potuto rompere gli equilibri. Invece ‘Manimal’ è arrivato e ha dato subito il meglio in un’orchestra che ha saputo quale spartito affidargli. A conferma delle nostre sensazioni, da oggi, c’è un’attesa che è stata lunga otto anni. Verba volant…
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