"Un coach come un padre». La vita di Sandro Gamba raccontata in un docufilm: "Il diario di un bel viaggio»

Un lavoro emozionale che coinvolge e rimette in campo gli Hall of famer italian "I successi diventano tutti belli ma gli Europei vinti nel 1983 sono stati il massimo. Qualcosa che non aveva fatto mai nessuno prima nella pallacanestro azzurra" .

di FABRIZIO PONCIROLI -
22 marzo 2024

Sandro Gamba è una leggenda sportiva vivente. Milanese, classe 1932, ha vinto tutto quello che c’era da vincere nel basket, prima da giocatore (10 scudetti con l’Olimpia Milano) e poi da coach (cinque scudetti, una Coppa Italia, due Coppe dei Campioni, due Coppe delle Coppe e l’oro all’Europeo del 1983 con l’Italia). Ed è proprio lui è il protagonista assoluto di "Un coach come padre", il docufilm a firma Massimiliano Finazzer Flory che, dopo aver emozionato in Italia, è in tour negli Stati Uniti. Un’eccellenza italiana, uno sportivo che tutti amano e rispettano, semplicemente perché lui è il coach.

Che effetto le fa essere protagonista di un docufilm?

"Sono molto soddisfatto del lavoro che è stato fatto. Devo dire che Massimiliano (il regista, ndc) ha fatto davvero tutto al meglio. Sa, in tanti si sono fatti avanti per fare qualcosa sulla mia vita ma, alla fine, era solo un chiedermi di raccontare la mia storia con le mie parole. In questo lavoro c’è tanto altro, sicuramente è il lavoro migliore che sia mai stato fatto su di me e voglio ringraziare tutti per questo splendido docufilm".

C’è tanto da raccontare, la sua vita è stata davvero ricca…

"Devo ammettere che, se mi guardo indietro, ho fatto davvero tantissime cose. Ho vinto molto. Scudetti, trofei nazionali, internazionali, l’oro con l’Italia. Un bel viaggio. Ecco, questo docufilm è come se fosse un diario, il mio diario".

Quale è stato il momento più speciale della sua illustre carriera?

"Le vittorie sono tutte belle ma, forse, gli Europei vinti nel 1983 sono stati il massimo. Qualcosa che non aveva fatto mai nessuno prima nel basket italiano. Abbiamo vinto la medaglia d’oro. Che bel momento… Ecco, mi hanno sempre fatto tanti complimenti, pacche sulle spalle, mille ringraziamenti ma non ho guadagnato moltissimo (ride, ndc)".

Lei, ancora oggi, è il coach per eccellenza. Al Forum è un’istituzione…

"Mi fa piacere. Al Forum mi piace andare ancora. Le partite viste dal vivo sono tutta un’altra cosa. È vero, mi chiamano ancora, anche se dico anche molte stupidaggini quando parlo. Adesso mi piace fare il tifo per l’Olimpia. Il problema è che questa squadra, qualche volta, mi manda ai matti".

Cosa non va in questa Olimpia secondo lei?

"Ma guardi, la squadra non è affatto malvagia. Credo che debba solo trovare il gioco giusto per rendere al meglio. È un po’ di tempo che ci sta provando a trovare la giusta amalgama, purtroppo non è così facile".

C’è chi pensa che Messina abbia fatto il suo tempo…

"Non io. Messina sa il fatto suo. Lasciamolo in pace. Se c’è un coach che studia il gioco al meglio è proprio Messina. Poi ha vinto tantissimo, quindi sa come si fa. Va solo lasciato tranquillo. Troverà il modo, ne sono certo. Poi ha autorità e, in una piazza come Milano, serve un coach così. Quelli che comprano il gelato ai giocatori non interessano".

Messina troverà il modo di vincere lo Scudetto? Magari contro la Virtus Bologna…

"Allora, innanzitutto credo proprio che vincerà una delle due. Io spero che sarà Milano (ride, ndr). Non vedo squadre che possono dare fastidio a Milano e Bologna. Magari, in partita singola, possono perdere ma, in una serie, sono le due squadre più forti del campionato. Vediamo se si sfideranno ancora in finale. Sarebbe una bella sfida, come sempre quando si affrontano".

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