Usa e non solo: Forlì paga scelte sbagliate. Dall’estate al caos di oggi. E ora il derby
Domani il calendario duro culmina con la capolista Rimini. Coach Martino chiede di "svegliarsi". Troppi lontani dalle aspettative

L’ala americana con passaporto israeliano Shawn Dawson, rientrato da due partite, con il capitano Daniele Cinciarini (foto Frasca)
"Svegliarsi". La parola d’ordine di coach Antimo Martino, dopo la figuraccia di Verona, suona come uno schiaffo alla vigilia del derby contro la capolista Rimini, previsto domani (ore 20). È un appello alla responsabilità individuale, nel momento più difficile della sua gestione arrivata alla terza stagione, due delle quali contrassegnate da ruolini di marcia tambureggianti, cammini d’alta quota, con la perla della Coppa Italia a marzo 2024. La Forlì di oggi è invece decima, con tre sconfitte consecutive, il nono ko in dodici scontri contro squadre che la precedono in classifica (il che significa che sarà anche difficile recuperare; Verona, una delle poche già battute, si è presa anche la differenza canestri). Se la stagione fosse finita giovedì, Forlì dovrebbe disputare addirittura due turni di play-in, partite secche – dentro o fuori – per raggiungere i playoff, una delle quali in trasferta. Gli ultimi inciampi hanno rovinato una classifica che, con un filotto di cinque vittorie in sei turni, era tornata rosea. Occorre quindi "svegliarsi".
Avendo cambiato pochissimo fuori dal campo (si è aggiunto Marco Carraretto come team manager, si è perso lo scout Tobia Collina), perché i risultati non sono gli stessi del passato? La parola più ricorrente nelle presentazioni estive era "esperienza". Nell’estate 2022, però, si era partiti all’opposto dalla ‘fame’ di tanti desiderosi di rivincita o di affermarsi. Tanti attuali biancorossi hanno già vinto la A2 (Tavernelli, Del Chiaro, Magro, Parravicini, per non parlare di Cinciarini e Pascolo), ma alcuni di loro hanno superato i 30 anni. Il capitano è stato rinnovato addirittura dopo i 40.
Alcuni nuovi acquisti sono ben lontani dalle aspettative. Come Angelo Del Chiaro (6,7 punti ma solo 3,7 rimbalzi), che il general manager Renato Pasquali presentò dicendo che "avrebbe tutte le qualità per vivere di prepotenza in area", oppure Riccardo Tavernelli (4,9 punti, 3,1 assist, 3,8 rimbalzi; "mi ricorda Davide Bonora", disse il gm). Mentre Raphael Gaspardo doveva essere un top player per la A2, ma non lo sta dimostrando (per uno come lui, 10,9 punti possono essere pochi).
Il peccato originale, però, riguarda gli stranieri. Giovedì sera, su Raisport, il commentatore tecnico Sandro De Pol ha elencato i precedenti infortuni di Shawn Dawson, fino allo stop di oltre tre mesi per un edema osseo (un versamento di sangue nel ginocchio) definendolo "un giocatore sempre a rischio", dando così voce alle perplessità di tanti addetti ai lavori, di cui la società non tenne conto in estate. Ripescare le parole con cui fu presentato spiega bene la distanza tra la Forlì immaginata e quella messa sotto a Verona: "spettacolare", "farà divertire i tifosi", "aggiungiamo imprevedibilità e creatività". L’ultima frase (sempre di Pasquali) è piuttosto lontana da un’ala che inizia gli schemi offensivi stando nell’angolo e non è così pericolosa uno contro uno.
Eppure si è scelto di puntare su Dawson non solo ad agosto ma ancora a gennaio, visto che fino alla partita contro Rieti tutti si aspettavano il suo ritorno addirittura allontanando il top scorer Toni Perkovic. È evidente la differenza col recente passato: nel 2022 Forlì aveva sostituito l’infortunato Vincent Sanford subito (con Nik Raivio) e non dopo 6 partite. E perfino nei primi mesi del 2022, pur lungamente priva di Kenny Hayes (il play non volle vaccinarsi contro il Covid-19), puntò su un giocatore offensivamente in grado di trascinare la squadra, con qualche presenza in Nba, come Kalin Lucas. Esattamente come ora, la società aveva un visto a disposizione, solo che nel 2025 sta scegliendo di non usarlo. Non solo: Forlì non ha rimediato di fronte a una propria criticità strutturale nota fin dall’autunno (Perkovic e Harper hanno caratteristiche ben diverse). Pur sapendo che, con una classifica cortissima, il calendario sarebbe diventato eccezionalmente duro.
Vero, c’è una differenza: Dawson e Harper, benché lontanissimi dalle aspettative estive, hanno contratti pesanti e regolari. Ma squadre nate male possono essere aggiustate, se c’è la volontà di farlo: l’esempio più recente è quello di coach Giorgio Valli nel 2016/17, per rimediare a una partenza choc, cedendo altrove chi non era all’altezza, in particolare gli Usa.
Insomma, Forlì è arrivata al punto in cui, nonostante la attenda la prova più difficile, le serve una scintilla per svoltare la propria stagione: in campo, ma anche fuori.
Marco Bilancioni
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