Bocalon e il Renate: la rovesciata più bella: "È istinto puro, non ci ho pensato un attimo"
Calcio Serie C, il nuovo centravanti delle pantere si gode la rete che ha concesso ai nerazzurri di vincere contro il Fiorenzuola
Ne ha fatti tanti in carriera di gol Riccardo Bocalon, ma forse bello e difficile come quello che ha definitivamente chiuso la gara di domenica del suo Renate contro il Fiorenzuola è impossibile da trovare. Una rovesciata perfetta per esecuzione e precisione, “confezionata“ ed esibita nel cuore dell’area avversaria in mezzo a tanti difensori. Glielo abbiamo chiesto se è la prima volta per lui con un gesto tecnico del genere, ci pensa su e risponde ricordando uno di quelli che gli hanno regalto il soprannome di “Bocagol”.
All’età di 21 anni insaccò in acrobazia il pallone che permise al suo Portogruaro di vincere a Verona al minuto 89 e di salire in B nel 2010. Ma quello di Meda forse è inarrivabile. La mezza girata del Bentegodi ha peso specifico incalcolabile, vero, un gol che ti sogni la notte con tanto di corsa pazza sotto la curva dei tifosi, ma non ha lo stesso grado di difficoltà di quello dell’esordio in nerazzurro.
Riccardo, è sicuro che quello di Verona fu più difficile?
"Forse fu una mezza rovesciata quella. Sta a voi giudicare. Forse sì, a Meda è stata una vera e propria rovesciata".
Ai posteri l’ardua sentenza. È il più bello allora?
"Se la gioca contro altri. Contro la Cremonese, con la maglia del Venezia, segnai dal cerchio di centrocampo. Anche col Cittadella in una finale playoff feci lo scavino. Non fu facile…".
Contro il Fiorenzuola non è stato un gol preparato...
"La rovesciata non è un gesto tecnico che si allena in settimana, è istinto puro, tempismo. Domenica non è che ho pensato “adesso faccio la rovesciata“, mi è venuta bene e basta, anche perché colpire male il pallone e rimediare una figuraccia è davvero un attimo. Non sono molto portato, ci sono giocatori che lo sono. Mi ricordo, ad esempio, Pinilla, per lui era un movimento normale...".
Dopo la vittoria con il Fiorenzuola ha parlato di “modello Renate“ da seguire.
Ci sono altri club che lei conosce che possono essere accomunati?
"È oramai una quindicina di anni che qui si fanno le cose per bene e parlo di calcio professionistico. Una società a conduzione familiare che primeggia in serie C. Da avversario nessuno la prende sotto gamba, anzi. Passano i giocatori ma la strategia, la politica, il modo di agire non cambiano. Un po’ come avviene a Cittadella, forse, che ogni anno compie un miracolo sportivo spendendo 3-4 volte meno di altre squadre".
Com’è nato il link con Renate, come ha fatto ad arrivare in Brianza?
"È stata la prima società a cercarmi e a volermi con convinzione già il giorno successivo alla rescissione con l’Aglianese. La trattativa è durata pochissimo".
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