Calcio. Rappresentative e Rizzuto: dopo trent’anni arriva l’addio

Dopo trent'anni di successi, il selezionatore Franco Rizzuto conclude la sua collaborazione con le Rappresentative provinciali del calcio dilettantistico senese. Guarda al futuro con nuove sfide nel settore giovanile.

di Redazione Sport
16 giugno 2024

Rappresentative e Rizzuto: dopo trent’anni arriva l’addio

Si è concluso dopo trent’anni un proficuo rapporto di collaborazione tra il selezionatore Franco Rizzuto e le Rappresentative provinciali del calcio dilettantistico senese. A parte brevi parentesi alla guida di società come il Poggibonsi, il San Quirico, il Monteroni, l’Asta ed altri club dell’Aretino, Rizzuto per circa vent’anni ha fatto parte dello staff della Federazione per preparare le squadre in vista del tradizionale torneo regionale per Juniores (fino ad una decina di anni fa) o, a turno, per Allievi o Giovanissimi.

"Tra i ricordi più belli – sottolinea Rizzuto (nella foto) – ci sono le vittorie con la Juniores in coppia con Mauro Gozzini nei primi anni duemila ed i successi con gli Allievi nel 2014 e con i Giovanissimi al fianco di Fabrizio Scarpellini e Duccio Bellaccini".

Questo significa aver allenato intere generazioni…

"Sì, e devo dire che purtroppo i ragazzi di oggi hanno un po’ meno spirito di sacrificio, anche se ovviamente ci sono diverse eccezioni".

La fine del rapporto con la Figc, è arrivata all’improvviso?

"E’ maturato in questa ultima stagione ed ora ho ulteriori stimoli per affrontare nuove esperienze nei settori giovanili".

Dal punto di vista umano?

"Il mio ruolo di selezionatore mi ha portato a visionare ed a conoscere alcune migliaia di ragazzi, partendo da quelli nati nel 1985 ed arrivando al millesimo 2010. Questa grande esperienza di vita mi ha fatto crescere e maturare: si è rivelato preziosissimo in tal senso anche il contributo di tante società e la notevole serietà di tanti giocatori con cui ho mantenuto tuttora buoni rapporti".

Cosa farà Rizzuto nel 2025?

"Insegnerò calcio e tecnica ad altri giovani…".

Giuseppe Stefanachi

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