Forlì, si vede già l’impronta di Miramari: "La squadra assimila in fretta. Ci siamo"
Il tecnico non si nasconde: "Il derby col Ravenna lo ha dimostrato, possiamo competere ai vertici. Create 17 occasioni da gol contro 3"
Alessandro Miramari ha vinto anche le ultime sacche di scetticismo, terso le lacrime dai volti delle ‘vedove’ di Mauro Antonioli e conquistato tutti. Tagliati i ponti col passato e ribaltate consuetudini cristallizzate, il nuovo tecnico del Forlì, già artefice del Corticella dei miracoli e gran ‘guru’ del calcio di serie D, si è fatto subito interprete del suo rivoluzionario credo calcistico.
Mister Miramari, che indicazioni ha tratto dal derby di Coppa Italia con il Ravenna?
"Che ci siamo anche noi e possiamo competere con le altre candidate per la vittoria del campionato".
A che punto è il processo di assimilazione della sua filosofia di gioco da parte della squadra, in vista del debutto di domenica in campionato contro la Sammaurese?
"Siamo molto avanti e mi compiaccio. La dimostrazione è stata proprio la partita di Coppa in cui, al di là dell’aver giocato bene o male, che è sempre opinabile, il dato inconfutabile è quello delle occasioni da gol: il Forlì ne ha create 17, inclusi un gol non concesso – come si evince dal fermo immagine la palla era dentro – e un rigore non assegnato, a fronte delle sole 3 del Ravenna. Una differenza eclatante".
Facciamo un passo indietro. Come imposta il lavoro settimanale?
"Sostanzialmente guardiamo cosa è accaduto nella settimana precedente, ragionando sulle priorità delle cose da fare. E l’urgenza investe sempre il piano tecnico-tattico. In altri termini, lavoriamo su quello che ci manca affinché i nostri princìpi possano funzionare".
A cosa si deve la decisione, piuttosto irrituale, di non svolgere l’allenamento al sabato?
"Al fatto che la rifinitura del sabato si riduce essenzialmente a un ‘non-allenamento’, ovvero a provare le palle inattive e fare poco altro, finendo per affaticare i ragazzi e non consentire loro di recuperare appieno le energie".
Il ‘metodo-Miramari’ risente, in qualche misura, dell’influsso dei suoi trascorsi di alto livello nel calcetto?
"Assolutamente sì. L’ho già dichiarato. Oggi non sarei questo allenatore se non avessi avuto alle spalle quel percorso nel calcio a 5. Credo che sia stato fondamentale".
Quanto al precampionato, è stata una precisa scelta quella di cimentarsi subito con squadre di categoria superiore, rompendo una consolidata tradizione di segno contrario?
"Oltre al Memorial ‘Silver Sirotti’, che è un appuntamento fisso di Forlì, abbiamo scelto di affrontare squadre di alto livello per mettere a nudo immediatamente le nostre problematiche, in modo tale da poterle risolvere il prima possibile".
In sede di presentazione lei ebbe a dichiarare che aveva bisogno di "campi e strutture per lavorare alla mia maniera". Si spiega così la soluzione di Santa Maria Nuova quale nuovo quartier generale?
"Sì, perché non è possibile allenarsi sempre al ‘Morgagni’, in quanto non si riuscirebbe a conservarlo in buone condizioni per la domenica, né le strutture attigue allo stadio dispongono della qualità necessaria per giocare a calcio in un certo modo. Quindi la scelta di Santa Maria Nuova va in questa direzione: là abbiamo un centro solo per noi, curato giornalmente e di ottimo livello".
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