La ricetta dell’ex allenatore Bicchierai: "Possibile che nessuno investa nel Prato?"
L’ex giocatore e mister biancazzurro: "Adesso la squadra è in buone mani. Gli errori sono stati nella campagna acquisti"
"Cercare un allenatore per la panchina del Prato? Non posso: ho il mio lavoro da mandare avanti". E’ Roberto Bicchierai a interloquire col suo fare scherzoso. Spiega subito che "il Prato finalmente è in buone mani, perché la scelta di Ridolfi, mio carissimo amico con cui ci sentiamo, è la migliore che potessero fare".
Per gli sportivi stagionati Bicchierai oltre che ex giocatore ed ex allenatore del Prato, è anche un amuleto, perché in biancazzurro ha vinto il campionato di promozione in C1 con Andrea Toccafondi al primo anno di presidenza; ha ottenuto di nuovo la promozione come allenatore nella stagione 1992-93 e poi come direttore tecnico sempre con Andrea Toccafondi imperante. "Gran brava persona e grande personaggio Andrea: una sua parola valeva più di un contratto e il rapporto con tutti è sempre stato di affidabilità. Non licenziava allenatori nemmeno a offendergli la mamma".
Oggi invece…
"Mi rendo conto che se i giocatori non vincono è maggiore la necessità di cambiare il manico. Ma dove hanno fallito due o tre allenatori, tutti con caratteristiche differenti, c’è da fare un mea culpa anche sulle scelte effettuate in sede di campagna acquisti e vendite, nonostante il recupero finale fatto da Ridolfi".
Il rimedio possibile?
"C’è sempre un rimedio una volta individuate le carenze. Bisognerà confermare i giocatori migliori della passata stagione, dove il Prato ha vinto contro i mediocri ed ha sofferto contro le squadre quotate, perché evidentemente il livello qualitativo non era eccelso, con criteri di prudenza economica e di capacità selettiva in maniera da non trovarsi a sorprese più negative di quelle vissute in questi ultimi anni di sofferta serie D".
Altro suggerimento?
"Quello di eliminare i giocatori cosiddetti pantofolai o posapiano, a costo di andare in campo sempre con gli stessi: in queste categorie la volontà conta almeno quanto la tecnica. Il rischio di squadre come il Prato attuale è che i giovani provenienti da società maggiori pensino alle società di provenienza, mentre più anziani non abbiano la carica sufficiente per trascinare gli altri".
La serie D si addice a Prato?
"A Prato si usava dire son di Prao e voglio esser rispettao. Ora: son di Prao guardate come m’hanno sistemao. Non è roba per una città che ha esplorato i mercati del mondo ed è ancora la più viva realtà economica del centro Italia. Possibile che un gruppo di pratesi non si decida a frugarsi tasca per recuperare un’identità calcistica per una decente serie C ?".
Roberto Baldi
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