Pontelagoscuro, ecco i primi calci
Alle spalle della prima squadra, un vivaio che cresce. Conosciamo i gruppi di Marchese e Giannattasio
Non si vive di sola prima squadra. Lo sa bene il Pontelagoscuro, che da tempo ha riservato grande attenzione ed impulso al proprio settore giovanile. Gli alberi di domani sono ora pianticelle coltivate con grande cura, come ad esempio i Piccoli Amici classe 2018/2019, frugoletti affidati a Rocco Marchese: "In biancazzurro ho iniziato tre anni fa, seguendo i 2012 nell’ambito del tirocinio per l’Università, e nella scorsa annata sono stato anche al torneo di Barcellona. Però, proprio nella scorsa stagione mi occupavo dei 2017/2018, dei quali ne ho alcuni in squadra adesso nella categoria 2018/19; gli altri sono nuovi, in tutto il gruppo è composto da 15 bambini. Qui al Ponte ho trovato una seconda famiglia, accogliente, proprio come a casa a Stigliano, in provincia di Matera, dove giocavo in Seconda Categoria prima di trasferirmi a Ferrara per Università e lavoro".
L’esperienza è appagante: "Si viene al campo col sorriso, per divertirsi. Io lo faccio, loro anche. Martedì e giovedì allenamento: tecnica, passaggi, giochi, uno contro uno, partitelle a tema. Il lavoro è tutto sempre con la palla, ovvio. Poi, il sabato, le partite: raggruppamenti, torneini. Le indicazioni sono buone, alcuni bimbi sono davvero bravini, ma l’importante è che ci siano curiosità e predisposizione a lavorare bene. Divertendosi, appunto".
Più o meno gli stessi concetti espressi da Cosimo Giannattasio, patentino Uefa C, tarantino, un passato giocatore ai Delfini Rossoblù fino alla Promozione, alla prima stagione al Pontelagoscuro dopo il trasferimento da Santa Maria di Sala (provincia di Venezia) e dalla guida degli Esordienti del Moniego. In biancazzurro guida i Primi Calci 2016: "I ragazzi ascoltano, seguono, imparano. Ne ho una quindicina, ho già notato miglioramenti, ad esempio nello sviluppo tecnico. Divertimento ed entusiasmo sono componenti essenziali, ma serve anche la giusta attenzione, in fondo siamo una scuola calcio. Non mi interessano i risultati, ma che si comincino a capire le situazioni in campo. Poi c’è chi fa già un po’ la differenza in campo e chi si fa aiutare dai compagni, ma è tutto più che naturale".
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