"Troppe critiche per questo Arezzo". Pavanel promuove il lavoro di Troise
Il tecnico ha seguito dal vivo la sfida con la Pianese: "Società solida, stagione in linea con gli obiettivi"
di Andrea Lorentini
AREZZO
Nonostante la fitta nebbia che domenica pomeriggio ha avvolto il Comunale, non è passata inosservata la sua presenza sugli spalti. Impossibile, d’altronde, quando si tratta di Massimo Pavanel, il generale che ha condotto l’Arezzo alla vittoria nella "Battaglia totale" culminata il 5 maggio 2018 a Carrara con una salvezza che è già storia. "Arezzo è una seconda casa. Erano un po’ di anni che non tornavo in città e ne ho approfittato per girare in centro ai mercatini di Natale e venire allo stadio. L’Arezzo lo seguo, anche se a distanza". Era la prima volta che tornava da spettatore, in precedenza era venuto da avversario quando sedeva sulla panchina della Feralpi Salò.
Pavanel, gli amaranto hanno chiuso l’andata a quota 32 punti. Che ne pensa?
"Che sono perfettamente in linea con l’obiettivo stagionale. Considerato il valore della rosa e il campionato, il sesto posto attuale è da accogliere con soddisfazione. Se la squadra oggi fosse decima allora ci sarebbe da essere delusi, cosi come se fosse quarta avrei detto che sarebbe andata anche oltre le aspettative".
Non sono, però, mancate critiche a Troise.
"Non sono d’accordo. L’allenatore sta facendo un ottimo lavoro. Domenica a chi mi ha avvicinato e mugugnava sul gioco ho detto di ricordarsi dove era l’Arezzo solo pochi anni fa e di quella "Battaglia totale". Non si può pretendere di avere tutto e subito. A proposito voglio sottolineare un aspetto".
Prego.
"In questo momento c’è una proprietà solida che sta investendo nelle strutture di allenamento, nell’albergo, nello stadio, addirittura nel pullman. E’ questa la base per costruire un progetto ambizioso. A mio parere è solo questione di tempo vedere l’Arezzo in categorie superiori".
Invoca unità d’intenti?
"Assolutamente. Serve che tutti remino dalla stessa parte, perchè la strada intrapresa per fare calcio come si deve è quella giusta".
Che giudizio dà di Troise?
"È un allenatore preparato che sfrutta molte le rotazioni nelle posizioni in campo e ha un’idea di calcio che cerca di essere propositiva. Da avversario l’ho affrontato quando allenava il Mantova".
Cutolo è stato un suo giocatore. Se lo aspettava diventasse direttore sportivo?
"Nello è sempre stato un grande conoscitore di calciatori. Era una sua passione che è diventata un’ottima base per intraprendere la nuova carriera".
Quando la rivedremo su una panchina?
"Qualche chiamata c’è stata, ma attendo quella giusta, che mi dia emozione. Sono disposto da accettare anche situazioni difficili, ma in una piazza dove ci sia blasone e il calore dei tifosi".
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