Le pagelle della Parigi-Roubaix: Van der Poel da leggenda, Italia oscar della sfortuna

L'olandese stabilisce il record della classica e diventa il secondo iridato a far doppietta col Fiandre in maglia iridata. Una caduta in avvio costringe al ritiro Viviani, Milan e Bettiol, il baby Pithie da applausi

di ANGELO COSTA -
7 aprile 2024
Parigi-Roubaix, Mathieu Van Der Poel (Ansa)

Parigi-Roubaix, Mathieu Van Der Poel (Ansa)

Roma, 7 aprile 2024 – Ecco le pagelle della Parigi-Roubaix

Le pagelle 

100 a Mathieu van Der Poel. Cento di questi Vdp, che da strafavoriti si inventano sempre nuove imprese. Sessanta i chilometri di fuga solitaria, 62 gli anni trascorsi da quando Van Looy vinse Fiandre e Roubaix in maglia iridata: che l’elegantissimo Van der Poel ci riesca stabilendo anche il record delle due corse spiega la misura del fuoriclasse. 17 all’Italia. Trentasette chilometri e una caduta manda fuori corsa Viviani (botta alla schiena, per fortuna niente di rotto), la speranza Milan e il debuttante Bettiol. Al velodromo il migliore è Pasqualon, cinquantesimo, chiudono la corsa anche Affini e Mozzato, ma il premio per il ciclismo più sfortunato lo siamo ampiamente guadagnato. 8 a Mads Pedersen. Più attento del solito nell’amministrare le energie, è quello che più di ogni altro prova a impensierire Van der Poel, prima nella foresta di Arenberg, poi quando l’olandese attacca: ha tutto per arrivare a vincere una classica (nelle ultime nove è sempre arrivato nei primi otto), gli manca solo di non avere tra i piedi Vdp. 8 a Gianni Vermeersch. Già secondo nel 2021 alle spalle di Colbrelli (e davanti a Vdp), si muove a perfezione nello strepitoso gioco di squadra che consente a Van der Poel di costruire il trionfo. Dopo essersi sacrificato per il suo leader, ha la forza di restar davanti: il sesto posto finale illustra bene le qualità di questo corridore. 7 a Laurence Pithie. Ventun anni, neozelandese, dopo essersi fatto notare alla Sanremo e al Fiandre, recita da protagonista anche sul palcoscenico più difficile: chiudere al settimo posto la prima Roubaix è il segnale di un corridore che presto farà parlare di sé. 6 a Jasper Philipsen. Nel velodromo di Roubaix conferma non solo il secondo posto dello scorso anno, ma anche di avere tutte le qualità per salire sul gradino più alto di questa classica. Viene rallentato da una foratura dopo la foresta di Arenberg, ma la sua vera sfortuna è avere in squadra uno straordinario fenomeno come Van der Poel. 5 alla Visma. Dai dieci giorni più neri della sua stagione (persi Van Aert e Vingegaard, entrambi con clavicola e costole rotte per cadute), lo squadrone olandese prova a tener alto l’onore con i gemelli Van Dyck, a lungo nel gruppo di testa, mentre Laporte è frenato da un guaio meccanico: per chi è abituato a dominare, troppo poco. 2 agli organizzatori. Grazie a Van der Poel e al ritmo forsennato con cui spacca subito la corsa (51,2 la media a metà gara), alla foresta di Arenberg si presentano in trenta e la variante non fa danni. Sarà però il caso di intendersi sul significato di chicane: in F1 di solito è una doppia esse, questa è un imbuto che di sicurezza ne toglie, anziché darne.

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