Arnaboldi appende la racchetta al chiodo . Il tennista “educato“ smette a 36 anni

L’atleta canturino resta uno degli italiani più apprezzati del circuito per i suoi modi garbati. Nel 2015 fu numero 156 al mondo

di GIULIO MOLA -
4 gennaio 2024
Arnaboldi appende la racchetta al chiodo . Il tennista “educato“ smette a 36 anni

Arnaboldi appende la racchetta al chiodo . Il tennista “educato“ smette a 36 anni

E’ uscito dal suo piccolo mondo in terra battuta e cemento in punta di piedi, come nel suo stile. Non è stato ai vertici delle classifiche mondiali come Jannik Sinner, Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti, ma Andrea Arnaboldi da Cantù con la racchetta ci sapeva fare anche se nella lunga carriera di globetrotter del tennis ha ottenuto meno di quanto dato. Il veterano dei lombardi però ha deciso di dire basta, e lo ha fatto nelle settimane scorse con un post sui “social“, senza far troppo rumore, perché lui è sempre stato un tipo di poche parole. Soprattutto in campo, dove si è sempre distinto per essere uno degli atleti più educati del tennis italiano: "È stata una scuola di vita, infinitamente grato a questo sport – ha detto Arnaboldi nel suo post su Instagram – Si chiude un capitolo importante e se ne apre uno nuovo, ricco di progetti e con la voglia di trasmettere tutta l’esperienza acquisita. Ringrazio tutte le persone che hanno avuto modo di condividere con me questo bellissimo percorso".

Il tennista lombardo (ha spento 36 candeline lo scorso 27 dicembre), mancino di rara classe ed eleganza, nel 2015 riuscì a posizionarsi al numero 153 delle classifiche mondiali, ha conquistato sette titoli ITF ma non ha mai vinto un Challenger nonostante due finali. Il momento di maggior splendore e di grande soddisfazione dal punto di vista personale sempre nel 2015, quando centrò il secondo turno del Roland Garros a Parigi. In quell’edizione Arnaboldi vinse la sua unica partita in un torneo del Grande Slam, battendo l’australiano Duckworth al primo turno, ma soprattutto raggiunse la popolarità internazionale per la vittoria nelle qualificazioni contro il francese Pierre-Hugues Herbert, superato per 6-4 3-6 27-25 nell’incontro di tre set più lungo di sempre, per durata (4 ore e 30) e numero di game giocati (71). Due record che difficilmente gli verranno mai tolti, dato il cambio delle regole che ora prevedono il tie-break al terzo set.

In oltre vent’anni trascorsi fra i campi gli è mancato, come detto, un titolo Challenger che avrebbe meritato (lo dicono le 2 finali e 17 semifinali giocate), ma ci sono tante vittorie contro avversari di primissima qualità e soprattutto l’ammirazione e il rispetto di tutti i colleghi, per la disciplina mostrata lungo il suo percorso sportivo. Il suo ultimo torneo rimarrà quello di casa, il Challenger della scorsa estate a Como, dove venne premiato per aver partecipato a tutte le 17 edizioni disputate dal 2006 in avanti. Dice basta da numero 732 ATP che non rende merito ad un atleta capace per anni di rappresentare al meglio il movimento lombardo.

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