"A Parigi l’obiettivo è superare Tokyo”. Malagò, ultimi Giochi da presidente Coni: "E pensare che avremmo potuto farli a Roma”

Malagò parla di preparativi, speranze e obiettivi per lo sport italiano, sottolineando l'importanza dell'universalità delle Olimpiadi e la gratitudine verso atleti come Federica Pellegrini

di LEO TURRINI -
23 luglio 2024

“È vero, questa di Parigi dovrebbe essere la mia ultima Olimpiade da presidente del Coni. Uso il condizionale perché la legge potrebbe sempre cambiare e siccome io non sono un ipocrita non nascondo che mi piacerebbe continuare a svolgere il ruolo che amo, naturalmente avendo il consenso di chi vota. Ma non dipende da me e quindi sull’argomento mi taccio”.

Giovanni Malagò non è un tipo qualunque. Chi lo detesta gli rimprovera di essere un piacione, di essere un amico degli amici, di appartenere da sempre alla casta dei privilegiati, eccetera eccetera. Chi gli vuole bene segnala che è diventato leader dello sport italiano, nel 2013, battendo ogni pronostico, sfidando il Sistema dei soliti noti (dopo Petrucci doveva essere eletto Pagnozzi) e dedicando poi energie ed entusiasmo alla mansione che svolge. Facciamo che c’è qualcosa di vero in entrambe le descrizioni, fermo restando che l’autore di queste righe tutto è fuorché ostile al personaggio (lo conosco da una vita, Giovanni: santo non è ma nemmeno Belzebù). E andiamo avanti.

Giovanni Malagò, presidente del Coni
Giovanni Malagò, presidente del Coni

Com’è la vigilia dell’ultima volta, ammesso appunto sia l’ultima?

"Una Olimpiade ti assorbe completamente. Mi sono concesso giusto un attimo di distrazione…"

Per cosa?

"Stanno girando un docufilm sulla vita di Montezemolo. Siamo amici da una vita. I produttori anglosassoni sono venuti ad intervistarmi. Temo di aver parlato troppo male di lui!"

Montezemolo avrebbe dovuto governare l’Olimpiade di Roma in questo 2024, se la candidatura non fosse stata revocata dalla allora sindaca Raggi.

"Eh, sono noioso e mi ripeto allo sfinimento: quella rinuncia fu peggio di un delitto, fu un errore. Avremmo vinto e l’Italia avrebbe dimostrato di saper allestire un evento unico, prezioso per la Capitale e per tutto il Paese".

Amen, ci sarà sempre chi, legittimamente, la pensa al contrario. E al posto di Roma c’è Parigi. Come ci arriva lo sport italiano?

"Prima vorrei parlare del Kosovo".

Andiamo bene.

"Mi spiego. È normale che la pubblica opinione, la mitica gente comune, valuti l’esito di una spedizione olimpica sulla base del medagliere. Però qui bisogna tener conto che i Giochi sono universali…"

E così torniamo al Kosovo.

"Che a Tokyo nel 2021 ha vinto due ori! Ormai la concorrenza è globale, ci sono discipline magari non popolarissime nelle quali anche paesi minuscoli hanno una leadership. Non voglio essere frainteso: è una cosa bella, da considerare però quando si tirano le somme. In breve: il numero complessivo dei podi conta più delle singole vittorie".

Tutto giusto, ma se l’Italia non ripeterà i 40 podi di Tokyo ci resteremo male.

"Penso che faremo meglio".

Deo gratias.

"Credo che il movimento abbia lavorato bene, in questi tre anni. Lo spostamento di Tokyo causa pandemia ha ristretto i tempi della preparazione per tutti, ma a Parigi presentiamo una squadra, più di 400 atleti fra uomini e donne!, che per qualità e quantità ha tutto per regalare emozioni agli italiani".

A proposito di squadre…

"Lo so, siamo fuori nel calcio e nel basket. Ed è un dispiacere. Ma tra pallavolo e pallanuoto siamo molto competitivi. Tra l’altro l’oro del volley è l’ossessione di intere generazioni. De Giorgi e Velasco, i due ct sotto rete, sono due maestri. Ho grande fiducia in loro".

Ma una medaglia olimpica è bella a prescindere dalla notorietà dei personaggi.

"Esattamente. A Tokyo prendemmo il primo oro nel taekwondo con Dell’Aquila: mai scordato, anche perché ci portò fortuna. Poi si capisce che Jacobs, Tamberi, Paltrinieri restano scolpiti meglio nella memoria collettiva, ma i Giochi appartengono a tutti, sono di tutti e se questa è retorica, beh, viva la retorica".

Giovanni, questa dopo vent’anni è la prima Olimpiade senza Federica Pellegrini in piscina.

"Fede sarà con noi per le sue mansioni nell’ambito del Cio. È un’icona, ha contribuito enormemente allo sviluppo dello sport femminile nel nostro Paese. Abbiamo tutti un debito di gratitudine con lei".

Buona ultima Olimpiade da presidente Coni, caro Malagò.

"Se proprio deve essere l’ultima, che sia la più bella".

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