I motivi di un decollo. Concreto, coeso e di lotta. Ora è il Bologna di Italiano

La squadra ha lo stesso ruolino di marcia della precedente gestione Thiago: i 18 punti sono il frutto di quattro vittorie, sei pareggi e una sola battuta d’arresto

di MASSIMO VITALI -
12 novembre 2024
Vincenzo Italiano, 46 anni, prima stagione al Bologna

Vincenzo Italiano, 46 anni, prima stagione al Bologna

Bologna, 12 novembre 2024 – Più concreto che bello (anche se la bellezza nel calcio è un concetto sempre molto soggettivo). Più rabbioso che geometrico. E poi: ruvido, ma efficace, a volte caotico, ma sempre sul pezzo, tosto e con un’anima. E’ il ritratto del Bologna di Vincenzo Italiano: si direbbe quasi una creatura plasmata a immagine e somiglianza del tecnico di Ribera.

Nel dubbio è un Bologna che dopo 11 gare di campionato vanta un cammino perfettamente sovrapponibile a quello del Bologna di Motta nell’identico segmento della scorsa stagione: in entrambi i casi i punti raccolti sono stati 18, frutto, oggi come allora, di 4 vittorie, 6 pareggi e una sola sconfitta.

Preveniamo l’obiezione: cascare nel tranello del confronto con Thiago sarebbe il famoso errore da non commettere. Ma è un errore umano e quasi inevitabile dopo un’annata, quella con l’italo-brasiliano in panchina, che sotto le Due Torri è passata alla storia.

Chissà se anche il 2024-25 di Italiano passerà alla storia: intanto sono passati 79 giorni dal ko di Napoli (0-3) alla seconda giornata, unica sconfitta dei rossoblù in campionato a cui hanno fatto seguito 9 risultati utili di fila.

Per completare il confronto con l’illustre predecessore va detto che Motta nelle prime 11 giornate sfidò Milan, Juventus, Napoli, Inter e Lazio, mentre Italiano delle big fin qui ha incontrato solo Napoli e Atalanta, più quella Roma che lo status di big quest’anno lo ha decisamente perso.

Però Motta aveva il vantaggio di potersi concentrare solo sul campionato, a differenza di Italiano a cui la vetrina della Champions ha sottratto energie fisiche ed emotive, non regalando nulla sul piano delle soddisfazioni tecniche. Eppure Italiano è un tipo che non butta via niente: nemmeno le sconfitte.

"Da queste partite usciremo con spunti per crescere", ha ripetuto prima di inchinarsi a Liverpool, Aston Villa e Monaco.

E in effetti la crescita in campionata c’è stata. Tra quindici giorni al Dall’Ara passerà l’ultimo treno qualificazione col Lille (che domenica ha fatto 2-2 sul campo del Nizza ed è quarto in Ligue 1) ed è un appuntamento a cui il Bologna si approccerà con la benzina della fiducia che deriva dal filotto di tre vittorie in campionato, tra l’altro il miglior viatico per affrontare serenamente la sosta.

E dire che ci sono stati giorni in cui l’hashtag #ItalianoOut aveva ingenerosamente cominciato a far breccia nel dibattito interno al tifo che corre sui social. Oggi invece si scopre che da quando si assegnano i tre punti alla vittoria solo in due circostanze il Bologna ha raccolto più di 18 punti nelle prime 11 partite di campionato: nel 1996/97 con Ulivieri furono 19, identico bottino conquistato nel 2002-2003 con Guidolin.

Insomma: i conti della classifica adesso tornano. E tornano perché c’è un allenatore che non stupisce per effetti speciali, che non pratica un calcio che ruba gli occhi e che sta un po’ sacrificando la qualità (che Thiago aveva in maggior dote) sull’altare della praticità.

Ma soprattutto Italiano ha dimostrato di essere un meccanico che sa dove mettere le mani su una macchina che in estate ha cambiato l’assetto, dando alla squadra un’identità che è ancora non può essere definitiva (con la Roma ci sono state sbandate più che evitabili), ma che già si intravvede, specie nell’attitudine alla lotta e in uno spirito di gruppo che traspare dai gesti.

Holm che al triplice fischio spinge Karlsson sotto lo spicchio di tifosi rossoblù, Dallinga festeggiato dopo il gol (poi annullato) manco fosse una finale di Champions, De Silvestri che quando esce fa il mister aggiunto sono i segnali che questo Bologna ha un’anima e parla col ‘noi’.

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