Vincenzo Italiano al Bologna: tutto pallone, mare e famiglia: il Dall’Ara nel destino

Il debutto in serie A con la maglia del Verona: è il 2 febbraio 1997 e l’Hellas viene travolto dal Bologna di Ulivieri per 6-1

di MASSIMO VITALI -
6 giugno 2024
Vincenzo Italiano e Giovanni Sartori al centro tecnico di Casteldebole (Schicchi)

Vincenzo Italiano e Giovanni Sartori al centro tecnico di Casteldebole (Schicchi)

Bologna, 6 giugno 2024 – Il calcio come felice ossessione e il Dall’Ara nel destino. Due febbraio 1997, Bologna-Verona 6-1. Sulla panchina rossoblù c’è Renzo Ulivieri, su quella dell’Hellas Gigi Cagni, che nella ripresa getta nella mischia l’allora diciannovenne Italiano, firmandone il debutto in A. Ha confessato una volta il neo allenatore rossoblù: "Ma è possibile non avere nessun’altra passione oltre al calcio?".

Possibile, se il calcio ti porta da un polveroso campo di Partinico, in serie D, dove a 15 anni inizia il viaggio da calciatore, a due finali di Conference League, più una di Coppa Italia, sulla panchina della Fiorentina. Il fatto che in tutte e tre le circostanze sia finita male nulla toglie al valore del percorso: semmai accresce la sua voglia di rivincita. Il manifesto dell’ambizione Italiano lo ha racchiuso tutto nel messaggio che ha affisso nello spogliatoio dello Spezia, alla cui guida, tra il 2019 e il 2021, centra una storica promozione in A e un’altrettanto storica salvezza: "Nessun limite, solo orizzonti".

Per Vincenzo Italiano , nato 46 anni fa solo per caso a Karlsruhe, in Germania, da genitori siciliani trasferitisi lì per lavoro, l’orizzonte è un fedele compagno di viaggio da sempre, ovvero da quando, all’età di sei mesi, la sua famiglia torna a vivere a Ribera (Agrigento), un terrazzo sul mare da cui l’orizzonte si accarezza con lo sguardo.

Da calciatore Vincenzo è un regista basso, che lega le sue fortune al Verona (con 260 presenze è il sesto calciatore nella storia dell’Hellas) e a Verona, dove fa anche il salto della sponda, vestendo per tre stagioni la maglia del Chievo.

E lì nasce il sodalizio con Sartori. Da allenatore invece, debutta in D senza fortuna alla Vigontina San Paolo (Padova), nella stessa categoria arriva terzo con l’Arzignano Valchiampo, poi vince un campionato di C1 alla guida del Trapani e fa il botto a La Spezia, dove sul campo è un trionfo, ma il divorzio è passato alla storia.

A inizio giugno 2021, sull’onda della salvezza in A conquistata alla guida di un gruppo il cui veterano (e capitano) è l’ex rossoblù Claudio Terzi, Italiano firma un rinnovo biennale. Ma quando a fine mese Gattuso rompe con la Fiorentina per questioni di mercato e i viola virano su di lui si consuma uno strappo che in riva al Golfo dei Poeti non hanno mai dimenticato.

Italiano da uomo simbolo per gli spezzini diventa l’emblema dei voltagabbana: destino in fondo sovrapponibile a quello del Motta promesso sposo alla Juve, a dimostrazione che nel calcio spesso la ruota gira. Calcio, mare e famiglia. La moglie Raffaella, gelosamente tenuta fuori dai riflettori, mastica pure lei calcio h24, un po’ come i figli Christian e Riccardo (quest’ultimo gioca nell’under 17 della Fiorentina). Da calciatore ammirava Demetrio Albertini, da allenatore si sente molto riconoscente ad Alberto Malesani, suo maestro ai tempi del Verona.

Dopo Franco Scoglio è il secondo allenatore siciliano nella storia del Bologna: anche se qui, come a Firenze (settimo in campionato al primo anno e poi per due volte ottavo), non potrà ammirare il dondolio delle onde. "A Trapani e La Spezia nei momenti di difficoltà – ha confessato una volta – spesso andavo a chiedere consiglio al mare".

Qui potrà bussare alla porta di Sartori. Quanto al mare, cosa c’è di più esaltante che salpare per un viaggio in Champions?

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