Da perdente di successo a Re di Napoli: il destino di Spalletti è sempre tinto d’azzurro

Gli inizi all’Empoli, lo scudetto in Russia, i titoli mancati con Roma e Inter prima del tricolore dei miracoli. E ora la Nazionale

di GIUSEPPE TASSI -
19 agosto 2023

Roma, 19 agosto 2023 – Il perdente di successo conquista l’incarico più ambito dagli italiani: quello di Ct della Nazionale di calcio. Lo storico scudetto vinto trionfalmente con il Napoli ha cambiato i connotati di Lucio da Certaldo, il paese natale in cui oggi è secondo per fama al solo Boccaccio.

Da perdente di successo a Re di Napoli  Il destino di Spalletti è sempre tinto d’azzurro
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Toscano purosangue innamorato della terra, che gli piace coltivare come a Cincinnato, Spalletti ha scalato con metodo e ostinazione tutti i gradini del calcio. Con lo sguardo acuminato, la pelata abbronzatissima che scintilla al sole e quell’eloquio forbito e un po’ lunare che fa la fortuna degli imitatori tv.

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Da allenatore è nato calcisticamente all’Empoli, trascinato dalla C fino alla Serie A, ha scritto pagine importanti con l’Udinese, firmando un quarto posto. Poi due Coppe Italia e una Supercoppa italiana con la Roma nel segno di un calcio propositivo, fatto di aggressione e smarcamenti continui. La ricetta che esporterà in Russia allo Zenit di San Pietroburgo, dove arriveranno i primi due scudetti della sua vita.

La leggenda del grande perdente vacilla mentre cresce la personalità tecnica di Lucio. Il balzo verso la gloria potrebbe arrivare con il clamoroso ritorno a Roma. Arrivano un terzo e un secondo posto con il record di punti ma la seconda era capitolina è ricordata soprattutto per il lungo dissidio con Totti. Nel delicato momento del crepuscolo del campione, Lucio diventa per tanti un cinico Bruto che pugnala Giulo Cesare. La cruda vicenda finisce in un docufilm sulla vita di Totti che santifica il campione e condanna senza appello l’allenatore toscano.

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E così Spalletti riprova la sua scalata al cielo sotto le insegne dell’Inter. Dove Lucio parte lanciatissimo ma finisce al quarto posto riportando i milanesi in Champions dopo sette anni. Un quarto posto ripetuto l’anno dopo ma che non basta a salvargli la panchina.

Solo dopo due anni arriva la chiamata di De Laurentiis a Napoli. Cincinnato lascia gli amati campi e comincia a lavorare al suo capolavoro. Dopo un brillante terzo posto, la stagione degli addii importanti (Koulibaly, Mertens, Insigne) sembra sbarrargli la strada dei sogni e invece sulle ali di Osimhen e Kvaratskhelia arriva lo scudetto delle meraviglie. È un Napoli che vola via allo sparo dello starter e che non si farà più riprendere. Mentre il filosofo della panchina nasconde la parola scudetto, la squadra gioca come in Paradiso, segna reti folgoranti, risveglia il ricordo di Maradona e ne fa rivivere l’epopea. Con questo calcio fremente e propositivo, con tante magie negli occhi, Spalletti si presenta al soglio azzurro. Sa che quello di Ct è un altro mestiere rispetto all’allenatore di club, che l’Italia del pallone attraversa una crisi di talenti, che non sarà facile applicare il suo verbo calcistico senza le stelle del suo Napoli. Eppure Lucio lo scalatore, con i suoi 64 anni saggi e intensamente vissuti, è pronto a inseguire un altra vetta, un nuovo miracolo.

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