Italia, l’ora del coraggio. Con la Svizzera Spalletti lancia Fagioli: "I giovani meritano spazio”
Tra dubbi di formazione contro la Svizzera e i ricordi del 2006: "Dobbiamo fare meglio, ma abbiamo superato un girone difficile. Gigi ci ha fatto rivivere l’emozione del successo mondiale, vogliamo essere all’altezza del confronto"
Roma, 29 giugno 2024 – Non è azzurro (ma solo dal punto di vista meteorologico) il cielo di Berlino come la notte del 9 luglio del 2006, quella del trionfo ai Mondiali, ma si spera che possa diventarlo nel tardo pomeriggio di oggi. Ieri densi nuvoloni e qualche spruzzata di pioggia non hanno allentato la morsa del caldo nella capitale tedesca, un’afa che ha raggiunto i 34 gradi e che potrebbe condizionare il match che mette Gigio Donnarumma e compagni al primo bivio pericoloso dell’Europeo: dentro o fuori. Vincere e affacciarsi ai quarti di finale, o fare un mesto ritorno in Italia. Che vorrebbe dire fallimento.
Prima di partire per la missione tedesca Luciano Spalletti disse che sarebbe voluto tornare a casa dopo aver reso orgogliosi i nostri tifosi: "Sì, è la partita che segna il confine – ammette il ct –. E abbiamo da fare qualcosa di meglio rispetto a quanto fatto sinora. C’era da passare il turno dopo il sorteggio difficile, e ci siamo meritati la qualificazione. Ora mi aspetto di vedere i ragazzi piu sciolti. E bisogna per forza agire in uno stadio che per gli italiani non è uno qualsiasi: tutti si ricordano di quel momento passato a Berlino nel 2006, avevamo sul pullman Buffon che ci ha fatto rivivere quell’emozione. Dobbiamo essere a livello di questo confronto".
Di fronte la tostissima Svizzera, il tabù più recente, la “bestia nera” capace di sbarrarci le porte dell’ultimo mondiale e che fa della velocità e della pressione le sue armi migliori: "Una nazionale forte – sottolinea Spalletti – ha già fermato la Germania. C’è questo blocco squadra compatto e, anche se riparti, è difficile trovarli lunghi e distanti tra i vari reparti". Il ct sembra ha preparato tutto nei minimi dettagli, dribblando anche fastidiosi contrattempi. E poi è più tranquillo. Il focolaio di nervosismo del postpartita con la Croazia è stato spento, c’è distensione e dialogo nel botta e risposta coi cronisti. Persino un sorriso che accompagna la battuta con cui replica al giornalista tedesco che gli chiedeva se fosse riuscito a trovare la “spia” nello spogliatoio: "Io non l’ho trovata, se può mi aiuti lei". Risate.
Eppure i problemi non sono mancati neppure in questa vigilia. Allo squalificato Calafiori si aggiunge l’assenza di Dimarco (trauma contusivo), motivo per cui diverse scelte sono obbligate. Altre un po’ più a sorpresa. Non gioca a nascondino Spalletti quando parla di formazione e annuncia (quasi) tutte le mosse: si cambia modulo e dopo le prove della rifinitura di ieri mattina si torna con la difesa a quattro ("Dobbiamo essere più offensivi e costruire qualcosa di più"), Bastoni, probabilmente recuperato dopo la febbre degli ultimi due giorni, sarà in coppia con Mancini e Fagioli giocherà a centrocampo (l’escluso eccellente è Jorginho) perché "ai giovani che spingono bisogna creare lo spazio che meritano. Attraverso la sua naturalezza e la sua tranquillità nel ruolo può essere utile. Bisogna solo avere il coraggio di dargli lo spazio che merita". In avanti, con Chiesa ed El Shaarawy a supporto, il favorito sembra Scamacca. Ma qui il ct mischia le carte, "se mi aspetto domani l’esplosione di Scamacca? Lui il gol lo può fare in qualsiasi momento, perché non ho mai visto calciatori con il tiro come il suo. Ha quell’estro e quei guizzi che ti sbranano in quell’attimo lì, però fa più fatica a stare dentro il gioco della squadra per cui io l’ho definito pigro. Ne abbiamo parlato e lui si è divertito di questo. Se gioca? E’ l’unico dubbio che ho... Comunque Scamacca e Retegui saranno entrambi in campo, bisogna vedere chi prima e chi dopo".
L’ultima parola al capitano. Per Donnarumma una sfida nella sfida fra pararigori col collega interista Sommer. "Ci siamo meritati la Svizzera anche se ci davano per spacciati. Siamo pronti e positivi. Rispetto a tre anni fa mi sento più responsabile, la fascia da capitano è un’emozione che non si può spiegare".
Continua a leggere tutte le notizie di sport su