Finale Conference, Italiano: "Voglio una Fiorentina con il fuoco dentro”

L'allenatore viola presenta la sfida contro l'Olympiacos: “Su ogni pallone come se fosse l’ultimo della nostra carriera”

di ALESSANDRO LATINI -
28 maggio 2024

Firenze, 28 maggio 2024 - Vigilia, carica di attesa e di tensione. La Fiorentina ha tenuto pochi minuti fa la conferenza stampa pre partita secondo il protocollo Uefa. Queste le parole di mister Vincenzo Italiano, a poche ore dalla partita più importante dell'anno: la finale di Conference League.

Vincenzo Italiano alla vigilia di Olympiacos-Fiorentina
Vincenzo Italiano alla vigilia di Olympiacos-Fiorentina

Cosa cambia rispetto all'anno scorso contro il West Ham?

"L'unico aspetto differente è che queste situazioni le abbiamo già vissute. L'attesa, la preparazione, l'importanza della gara e le interviste, ma secondo me sono partite da 50 e 50. Forti loro e forti noi, perché siamo arrivati in finale. Questa partita dobbiamo giocarla come vanno giocate le finali. Dobbiamo portarci dietro la nostra esperienza passata. Io sto vivendo questa partita con grande attesa, per noi è una sorta di rivincita. I percorsi europei sono difficilissimi, siamo stati bravi a tornare in finale ma domani dobbiamo essere concreti e concentrati, come richiede una finale. Dobbiamo giocare col fuoco dentro e dare tutto quello che si ha. L'anno scorso non c'è stato un bell'epilogo, quest'anno proveremo a mettere in campo quell'amarezza per superare l'avversario. Sappiamo che sono forti e preparati e che sarà una partita tosta".

Come sta Dodo? Si aspettava di averlo così pronto per la finale?

"Non ci aspettavamo di averlo così pronto a questo livello dopo il suo infortunio. Lo abbiamo gestito inizialmente ma quando poi è tornato al 100% si è espresso ai suoi livelli. Ora sta bene, anche a Bruges ha giocato benissimo. Conosce questo tipo di partite e averlo al top della forma è un'arma in più. In quel ruolo abbiamo anche Kayode che ha fatto una grande stagione e Faraoni che ha aiutato entrambi a crescere".

Qual è la parola chiave di questa sfida?

"Penso che quello che mi hanno sempre sentito dire in tutti questi tre anni dentro e fuori al centro sportivo, è quello che non dobbiamo mai perdere la nostra identità. In queste partite dobbiamo mostrare il credo calcistico che ci ha permesso di arrivare a giocarci la finale, ma con i giusti adattamenti necessari per questa partita. Massima concentrazione e concretezza. Anche un semplice fallo laterale battuto bene, messo sui piedi del compagno, è un dettaglio che può fare la differenza. Non c'è più tempo per replicare, servirà anche un grande furore agonistico".

Come pensate di fermare El Kaabi?

"Abbiamo portato le catene e i lucchetti... A parte le battute, anche lui arriva in grande fiducia alla finale, con prestazioni grandiose nelle ultime partite. Sta segnando con regolarità, è pericoloso fuori e dentro l'area. E' il loro punto di forza, abbiamo preparato degli aspetti tattici che possono limitarlo. Se scendi in campo non mettendo dentro furore e concentrazione, possono metterci in difficoltà. Lui per primo".

L'Olympiacos su questo campo ha già vinto…

"Non lo sapevo che l'Olympiacos ha già vinto qui. E' un altro pericolo... Alla fine però quando si scende in campo saremo undici contro undici. Lo stadio sarà a metà, anche se loro giocano nella loro città. Non hanno viaggiato come noi, hanno preparato con anticipo alcune situazioni. Però quando si scende in campo chi avrà più fuoco dentro e voglia di vincere lo farà. Queste partite ti consentono di gioire o soffrire, e da questo punto ci siamo già passati".

C'è rammarico per non aver alzato l'asticella in campionato?

"Me ne sono anche dimenticato del campionato, devo riavvolgere il nastro. Vuoi o non vuoi il percorso in Europa qualcosa ti toglie. Giocando il giovedì hai poco spazio per recuperare. Noi riusciamo a coinvolgere tutti, ma qualcosa toglie. Quella concentrazione che abbiamo avuto in Europa ogni tanto in campionato ci è mancata. Non abbiamo fatto così male, anche se tutti volevamo fare qualcosa in più siamo comunque sempre andati in Europa. Io penso che il nostro cammino sia stato più che positivo. Pensare tre anni fa di presentarmi a una platea del genere per due anni di fila non era nell'anticamera del mio cervello. Abbiamo l'opportunità di raggiungere questa benedetta gioia. Il campionato è finito e l'abbiamo messo a posto. Adesso pensiamo solo a fare una grande partita". Quanto si sente diverso rispetto all'inizio del percorso?

"E' normale essere diverso da quando sono arrivato. Il mio sogno era giocare con la Fiorentina in Europa. Era la mia prima esperienza e il bagaglio personale è cresciuto. Poi ci sono state le finali, le attese, le preparazioni. Abbiamo modificato tantissimi aspetti tattici in campo. Non mi è mancato niente in questi tre anni, quindi credo di essere diverso. Ne sono contento ma lo sapevo, quando hai calciatori di questo livello, nazionali, stranieri, devi metterti a disposizione e qualcosa devi modificare. Sono molto diverso dal 2021. Quando penso a Praga penso a una gara affrontata nel migliore dei modi, siamo stati puniti dagli episodi. Penso alla facce dei ragazzi al fischio finale, non le voglio rivedere. Dobbiamo giocarla come se ogni palla fosse l'ultima della nostra carriera. Nessuno ci dà la certezza di rigiocarla una partita così".

Cosa ha cambiato Mendilibar? Avete preparato i rigori?

"Con l'arrivo del nuovo allenatore hanno messo a posto tutto, andando forte soprattutto in Europa. E' una squadra organizzata, che sa dare pressione e sa giocare sotto la linea della palla. Hanno giocatori esperti, di qualità e di talento. Una squadra che arriva in finale dice da sola il proprio valore. Quello che ci fa più paura è l'entusiasmo. I rigori? Li abbiamo provati, possono essere una possibilità. Tanti hanno la personalità di poterli battere ed essere freddi e concreti".

Ha pensato eventualmente ad un fioretto? La finale può cambiare il suo futuro?

"Vediamo, ci penso da stasera. Non succede, ma se succede qualcosa ce lo inventeremo. Futuro? Il telefono spesso è spento, non mi interessa ascoltare niente. L'attenzione era prima sul campionato per prendere l'ottavo posto, ora c'è la finale e non voglio distrarmi. Nel calcio non ci sono certezze. Pensiamo a questa partita, poi si valuterà tutto".

Il percorso sarebbe buono anche senza trofeo?

"E' stato fatto un gran lavoro, ma dal momento in cui siamo di nuovo qui bisogna aggiungere qualcosina a questo percorso, pieno di record, soddisfazioni, finali e semifinali. Nessuno sa quale sarà il futuro, ma domani dobbiamo fare di tutto per aggiungere la ciliegina".

Giocate anche per la nona squadra italiana in Europa la prossima stagione. Sarebbe un record.

"Abbiamo anche questa responsabilità, sarebbe davvero spettacolare avere nove squadre in Europa, cosa mai accaduta. Possiamo dare questa gioia al Torino, oltre a quello che dobbiamo fare per noi, cercheremo di andare forte anche per il calcio italiano e per i nostri amici di Torino".

Come è andato l'incontro con il Presidente?

"E' carico come sempre, non è come me che soffro i viaggi in aereo. E' bello sorridente, è sempre un piacere vederlo. Ha già parlato alla squadra, questo suo entusiasmo è bello e trasmette la fiducia che serve per questi impegni così difficili. Non devo aggiungere che qualche goccia di sudore in campo va buttata per lui, la sua famiglia, Joe Barone e la sua famiglia. Il presidente non meritava di attraversare momenti così brutti per la perdita di un amico. Dentro lo spogliatoio ci sono le immagini di Joe e del presidente. Domani qualche goccia di sudore va buttata dentro per loro".

Alessandro Latini

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