Calcio, fuga dei talenti: i nostri li lancia la Germania

Della Rovere dalla Cremonese al Bayern, che ha preso anche Pisano dalla Juve: è solo l’ultimo caso dopo Pià e Reggiani al Borussia

di LORENZO LONGHI -
6 luglio 2024
Guido Della Rovere è passato dalla Cremonese al Bayern Monaco

Guido Della Rovere è passato dalla Cremonese al Bayern Monaco

Cremona, 6 luglio 2024 – Guido Della Rovere al Bayern Monaco è solo l’ultimo dei tanti casi di un’Italia, quella del calcio, che non può o non sa trattenere il talento. 17 anni, un futuro su cui tanti sono pronti a scommettere e sul quale avrebbe voluto puntare la Cremonese che lo ha svezzato e gli ha offerto il primo contratto da professionista, ma a goderselo sarà il club bavarese. La vicenda è nota, e del resto non è nemmeno la prima di questo tipo: Della Rovere, per classe e avvenire, fa rumore, ma è notizia recente il passaggio dall’Atalanta al Borussia Dortmund di Samuel Pià (figlio di Inacio, ex calciatore e oggi procuratore), classe 2008 e già nel giro delle selezioni giovanili azzurre; sempre a Dortmund, lo scorso inverno era finito Luca Reggiani, altro 2008, dal settore giovanile del Sassuolo.

Nel gennaio 2023, il 2006 Manuel Pisano passò dalla Juventus al Bayern, anticipando Della Rovere.

Giovani, forti e all’estero, e se non ha senso sostenere che l’Italia manchi di talento giovanile (è campione d’Europa in carica Under 17 e Under 19 e vicecampione del mondo Under 20), è senz’altro vero che il movimento non è capace di gestirne il lancio tra i professionisti. I motivi? Sostanzialmente due: uno normativo, l’altro tecnico.

Da un lato c’è l’imbuto dell’articolo 33 delle Noif, le norme organizzative interne federali, che definisce i termini del primo contratto da pro per i "giovani di serie", i calciatori che, a 14 anni, sono tesserati nei vivai dei club professionistici. Questi ragazzi, dai 16 anni, possono stipulare un contratto pro, e il punto è che, teoricamente, i trasferimenti internazionali sono vietati prima della maggiore età. Anzi, lo sarebbero, perché l’articolo 19 del regolamento Fifa ("protezione dei minori") applica al divieto alcune eccezioni, a livello di requisiti minimi dei club acquirenti all’interno dell’Unione Europea, facilmente raggiungibili dalle grandi società, di fatto annullandolo.

Dall’altro lato, c’è l’esperienza empirica di un calcio italiano che ai giovani veri – 16enni, 17enni, 18enni: non quelli, alla Kean, considerati giovani a 24 anni – non dà spazio. Per capirci: di 522 calciatori che hanno giocato almeno un minuto nella A 2023-24, appena 27 (il 5%) aveva meno di 19 anni compiuti il giorno del debutto stagionale e, a parte Kenan Yildiz, Valentin Carboni e Dean Huijsen, gli altri hanno quasi tutti raccolto le briciole. Ecco allora che, alla vigilia di una stagione nella quale un campionato già poco competitivo come il Primavera 1 ha visto innalzare il limite di età, da Under 19 a Under 20, appare legittimo, per un giovane di talento, pensare di prendere altre vie per non rimanere impantanato nell’eterna considerazione di giovane promessa.

La prova? A Euro 2024 solo Italia e Romania non avevano, tra i convocati, giocatori con meno di 22 anni compiuti. Anche se nel frattempo sono cambiate le normative, dal caso di Gattuso, che a 19 anni andò ai Rangers, passando per scippi storici come quelli di Arturo Lupoli (dal Parma all’Arsenal), Giuseppe Rossi (dal Parma al Manchester United), Samuele Dalla Bona (dall’Atalanta al Chelsea; con lui andò anche Luca Percassi, oggi ad dei nerazzurri, ritiratosi a 25 anni), Federico Macheda (dalla Lazio allo United) e tanti altri, è chiaro che i club stranieri guardano con attenzione all’Italia e, quando puntano un prospetto, sanno come convincerlo.

Hanno più armi: strutture migliori, opportunità vere, fiducia e, a volte, realizzano sogni. Poi è vero che c’è anche qualche calciatore straniero che fa il percorso opposto, perché le regole quelle sono (la Juventus fece affari a zero con i 16enni Huijsen, Iling Junior e Yildiz, strappandoli a Malaga, Chelsea e Bayern Monaco), ma si tratta di eccezioni. La regola, qui, è perderli i talenti.

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