Sandro Mazzola: "Vi racconto la mia invincibile e Grande Inter"

Non solo il trionfo di Mourinho nel maggio 2010 Indimenticabili i successi nerazzurri del 1964 e 1965

di GIULIO MOLA -
8 giugno 2023
Sandro Mazzola con la maglia dell'Inter

Sandro Mazzola con la maglia dell'Inter

Milano, 8 giugno 2023 – “Riuscimmo a vincere contro la squadra dei miei sogni. E questo le fa capire quanto fu importante alzare la Coppa dei Campioni a Vienna dopo aver rifilato tre gol al Real Madrid". Apre lo scrigno dei segreti Sandro Mazzola, l’Inter si appresta a disputare la sua sesta finale del più prestigioso trofeo continentale e nella mente dell’icona nerazzurra passano i ricordi più belli che il tempo non cancella. Anche perché il “Baffo“ (che di finali ne ha disputate ben 4 vincendone due) in quella partita sull’erba del Prater realizzò due reti ponendo fine ad un periodo irripetibile dei “Blancos“.

Cosa ricorda di quella meravigliosa serata?

"Intanto l’incontro con i due miti come Puskas e Di Stefano. Quando all’improvviso me li trovai davanti non riuscivo a crederci. Rimasi come pietrificato di fronte a quella visione"

Timore o grande rispetto?

"Soprattutto Di Stefano per me era una sorta di Dio del calcio, la persona che avevo sempre ammirato. Vederlo da vicino quasi mi traumatizzò, per fortuna ci pensò Armando Picchi a riportarmi sulla terra. Mi diede una botta sulla spalla dicendomi: noi andiamo a giocare, tu stai pure qui impalato a guardare Di Stefano".

E Puskas invece?

"Mi venne incontro a fine partita, camminando molto lentamente e dicendomi: ‘Ragazzo ho giocato contro tuo padre...sei degno di lui. Questa è per te’. Mi diede la camiseta del Real...resta il mio più bel ricordo"

Sul campo, però, fu lei uno dei grandi protagonisti...

"Mai ho festeggiato così tanto una rete, soprattutto la prima. Mi lasciai andare perché mi resi conto di aver firmato un’impresa memorabile".

Cosa ricorda di quella festa?

"Il nostro grandissimo capitano Picchi sollevò la coppa e facemmo un bellissimo giro di campo. Ogni tanto col suo permesso potevamo toccarla e alzarla, ma non troppo. A tutti noi sembrava un sogno. Al ritorno in albergo non riuscivamo a prendere sonno, rimanemmo in piedi tutta la notte a parlore. Solo allora capimmo di aver vinto la Coppa dei Campioni".

Nell’anno in cui vinceste la Coppa dei Campioni, perdeste il campionato contro il Bologna in uno spareggio rimasto nella storia. Oggi è più semplice giocare ad alto livello più competizioni?

"Sicuramente, viste le “rose“ più ampie e la diversa metodologia degli allenamenti. Oggi si può giocare e cercare di vincere più tornei contemporaneamente. Le squadre hanno tantissimi calciatori e studiano ogni dettaglio. Però mi lasci aggiungere una cosa..."

Prego, dica pure...

"Le emozioni di quel calcio oggi è difficile trovarle".

Eppure alla sua Grande Inter veniva rinfacciata la qualità del gioco, molto difensivo...

"Non scherziamo, quale catenaccio? Rivedetevi le partite, noi giocavamo bene, ed eravamo spietati in attacco. La Grande Inter segnava tanti gol".

Salto nel tempo. Parliamo dell’Inter di oggi...

"C’è poco da discutere, ha meritato la finale e ancora una volta il Milan ha dimostrato di essere inferiore (sorride, ndr). Sono stati tutti davvero bravi, ma ammetto che non credevo arrivassero fino in fondo. Ora sarà dura vincere la coppa però col carattere dimostrato dalla squadra può succedere di tutto".

Che idea si è fatto di Simone Inzaghi?

"Ha ricevuto tante critiche, alcune davvero ingiuste, per me ha lavorato molto bene ed è stato intelligente da parte del presidente confermarlo prima della finale. Il risultato non deve cancellare quello che ha fatto".

Sia sincero: ma l’Inter può davvero battere il City?

"L’Inter può fare tutto, è nel suo Dna. Per i nerazzurri non esistono missioni impossibili. E poi in una partita secca di questi tempi può davvero succedere di tutto. Ci sono tanti esempi negli ultimi anni, dal Liverpool al Bayern Monaco. E non solo. Io ci credo"

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