Crisi Juve e fischi dallo Stadium, ma Motta non rischia. Perin: "Evidente difficoltà"
Thiago nell'occhio del ciclone dopo la sconfitta in Champions contro il Benfica. Il portiere è chiaro: "Dobbiamo ricompattarci"
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La Juve è in crisi, fischi dallo Stadium
Torino, 30 gennaio 2025 – Doveva essere la partita del riscatto dopo la sconfitta di Napoli. E invece…Per fortuna non contava nulla in ottica qualificazione ai playoff, ma la Juve vista contro il Benfica è parsa una squadra spenta, senza furore, senza sangue agli occhi e molto lontana dal concetto di crescita costante che era l’obiettivo fissato a inizio stagione. Anzi, il trend è negativo, le scintille contro Atalanta e Milan sono state spente da una abbondante pioggia contro Bruges, scialbo pareggio, Napoli e Benfica. Soprattutto le ultime due partite sono state lo specchio del momento juventino, che è privo di sussulti, piatto, come il calcio di Motta che non sta riuscendo a replicare quanto fatto a Bologna. Ai bianconeri mancano un po’ tutti gli aspetti del gioco, davanti il fraseggio è immobile e non dà benefici, dietro si sono aperte voragini difensive, anche causa infortuni, e il risultato sono i fischi sonori dello Stadium.
Contestazione a fine partita
Non è andata giù allo Stadium la prestazione contro il Benfica. Al momento dello zero a due in molti hanno deciso di lasciare in anticipo lo stadio e successivamente sono partiti abbondanti fischi sulla squadra di Motta, che oggi è molto distante da dove immaginava di essere a inizio stagione. Nessuno aveva chiesto a Motta di vincere tutto e subito, ma le brutte partite iniziano a diventare tante e, soprattutto, non si nota uno sviluppo progressivo del lavoro svolto, con la squadra che sembra fare passi indietro piuttosto che avanti. E considerando che Thiago sta lavorando da sei mesi abbondanti, il fatto che la squadra non stia rispondendo rappresenta un segnale da analizzare in profondità dalla dirigenza, la quale non ha intenzione di esonerare l’allenatore ma in qualche modo dovrà risvegliare coscienze e volontà. Per fortuna l’accesso ai playoff era in cassaforte e l’eventuale accoppiamento agli spareggi (Milan o Psv) non è impossibile, ma la Juve ha necessità di cambiare passo, ritrovare se stessa e dare un senso a una stagione che ha già perso per strada due obiettivi su quattro (Scudetto e Supercoppa). Ora se ne stagliano altri due. Passare ovviamente i playoff di Champions e difendere il titolo conquistato l’anno scorso in Coppa Italia. Anche in questo caso il calendario dà una mano dato che ai quarti di finale si paleserà l’Empoli in un match tutto sommato abbordabile, poi eventualmente una tra Atalanta e Bologna che giocheranno il 4 febbraio. Inoltre, c’è da blindare la quarta piazza in campionato, perché le sconfitte di Juve e Milan hanno fatto avvicinare la Spagna nel ranking e nella lotta ai cinque posti Champions League. Insomma, si complica tutto. L’ambiente è dunque in subbuglio e tifosi dalla parte di Motta ne sono rimasti pochi: molti rimpiangono Allegri, che ha vissuto in mezzo a mille difficoltà extracampo, oppure il mancato ritorno di Conte, con Antonio che sta riportando il Napoli in alto. Tocca all’allenatore riguadagnarsi la fiducia, ma tocca anche alla società dare una mano. Giuntoli è il plenipotenziario ma si faticano a comprendere i processi decisionali e a livello comunicativo molti sono silenti e dietro le quinte. In campo, invece, Vlahovic è ormai nell’occhio del ciclone sia per le prestazioni sia per il contratto in scadenza nel 2026 e ieri sera, al fischio finale, Dusan si è recato immediatamente negli spogliatoio senza passare sotto la curva come gli altri. Assieme a lui c’è un altro enigma di questa Juve, quel Douglas Luiz arrivato come uno dei grandi colpi estivi di mercato ma oggi fagocitato dalle difficoltà della squadra.
Perin ammette: “Momento difficile”
Nei momenti di difficoltà si dice spesso che la ricetta è una sola: il lavoro. In casa Juve non ci si può più nascondere e la squadra ha il dovere di raddrizzare la stagione, riallacciando il filo del discorso e mettendo sul campo un altro atteggiamento, perché tutto passa dall’approccio e solo dopo arrivano gli aspetti tecnico-tattici. Sicuramente Motta ha delle responsabilità nelle scelte, su qualche esperimento tattico ed è poco incline a cambiare idea, ma anche i giocatori sono chiamati a tirare fuori l’orgoglio, a partire dai senatori. A metterci la faccia dopo il match col Benfica è stato Mattia Perin, uno di quelli che parla chiaro: “Noi più esperti dobbiamo dare l’esempio con atteggiamento e impegno – le sue parole – Lo dobbiamo fare quotidianamente e non conta esperto o giovane, lavoriamo duro ma siamo la Juve e non basta. Il senso è trasmettere questo e se non basta il 100% devi dare il 110”. Tutto parte dalla consapevolezza e oggi dice che il momento di difficoltà è evidente. Serve prenderne coscienza e lavorare per uscirne: “Siamo in difficoltà ed è lampante – l’ammissione di Perin – Dobbiamo ricompattarci come gruppo perché si può uscire da questo momento solo di squadra e il passato non si può cambiare. Serve unirsi ancora di più e dare a livello emotivo qualcosa in più. Evidentemente quanto fatto fino non basta”. Ora la palla ripassa al campionato, in attesa degli spareggi di Champions a metà febbraio, e i match contro Empoli e Como non vanno falliti nell’ottica di riguadagnare un posto Champions (e con esso tanti ricavi a bilancio=. E a cavallo del playoff europeo ci sarà anche il big match con l’Inter allo Stadium, partita che a inizio stagione si poteva considerare scontro diretto e che invece non lo è più. E’ la crisi della Juve e tocca a Motta uscirne, per evitare che la dirigenza debba prendere in considerazioni decisioni estreme.
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