Napoli, gol subiti in fotocopia: allarme cross dalla sinistra e inserimenti centrali

Tra i guai principali degli azzurri c'è una fase difensiva carente: con tanto di errori in serie

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
10 dicembre 2023
Juventus-Napoli, il gol di Gatti (Ansa)

Juventus-Napoli, il gol di Gatti (Ansa)

Napoli, 10 dicembre 2023 – Finché sulla panchina del Napoli sedeva Rudi Garcia il dato di fatto che il Napoli quest'anno tende a subire reti quasi in fotocopia non scandalizzava né preoccupava: tutto era in fondo imputato al tecnico francese, il miglior capro espiatorio possibile per i tifosi e forse per gli stessi piani altissimi del club partenopeo. In effetti le cose sono andate proprio così, specialmente quando il (nuovo) debutto in azzurro di Walter Mazzarri si era accompagnato con una vittoria pesantissima in casa dell'Atalanta: un campo notoriamente non semplice, come ha sperimentato di recente lo stesso Milan. Proprio l'acuto del Gewiss Stadium, arrivato grazie a una prova convincente in particolare nel primo tempo, aveva un po' illuso tutti: in fondo, tenere (più o meno) a bada il temibile attacco orobico non è un'impresa da tutti né banale. Invece, complice una sequenza di calendario terribile, il vaso di Pandora si è scoperchiato ancora, facendo fuoriuscire tutte le vulnerabilità di un Napoli che, a prescindere dalla caratura degli attacchi rivali, presenta sempre gli stessi punti deboli.

I cross dalla sinistra

Il primo, il più lampante: i cross dalla sinistra, tra l'altro senza opposizione, che conducono spesso a un'incornata vincente che lascia di sasso il povero Alex Meret, tradito anche dal mancato salto del centrale difensivo di turno (spesso Amir Rrahmani, passato da eroe dello scudetto a bersaglio di un'intera piazza). Questo scenario finora si è palesato contro Milan, Atalanta e Juventus: nel primo caso sulla fascia mancina stazionava Mario Rui, negli altri Natan, il nuovo terzino adattato che, in quanto stopper di ruolo e complice una forza fisica non banale, faceva presagire ben altra resa. Invece il cross dalla banda continua a essere un rebus di difficile soluzione per il Napoli, che soffre anche allorché la palla arriva in area di rigore e magari addirittura in area piccola. Qui si torna alla croce ormai gettata quasi sempre sul tandem Rrahmani-Meret, i protagonisti sfortunati e disattenti di gran parte delle reti incassate finora dagli azzurri. Qui fatalmente riemerge il mercato estivo e la gestione dell'addio di Kim Min-Jae, uno che un anno fa di questi tempi catalizzava sulla propria testa ogni pallone spiovente. Altri tempi al centro, ma non sulla corsia mancina, dove la batteria di terzini era comunque composta da Mario Rui e Mathias Olivera, oggi entrambi assenti ma comunque, a loro volta, finiti nel solito tritacarne stagionale quando in campo. Insomma, il problema esiste, è forte, ma pare andare oltre i singoli e le rispettive caratteristiche. Nell'ordine: a sinistra hanno sofferto il 'minuto' Mario Rui e i possenti Olivera e Natan, così come al centro annaspa Rrahmani, sempre perdente nei corpo a corpo nonostante una stazza non da poco. Chissà, magari con un mordente simile, quasi ai minimi storici all'ombra del Vesuvio, anche lo stesso Kim, oggi oggetto di molti rimpianti, sarebbe diventato un altro, facendo così progressivamente sfumare il ricordo dei fasti dell'anno dello scudetto.

Gli inserimenti centrali

Dietro la lavagna dell'impietoso confronto passato-presente ci finisce in blocco anche la mediana, a sua volta nella scorsa stagione spesso una diga invalicabile. E oggi? Un'altra pesante criticità del Napoli, non a caso, sono gli inserimenti centrali degli avversari: percussioni che spesso non incontrano alcun ostacolo (o quasi) fino alla linea dei sedici metri. Eppure, in mezzo al campo i protagonisti sono gli stessi, con l'aggiunta di Jens Cajuste, ora ai box a causa di un trauma distorsivo al ginocchio accusato all'Allianz Stadium, dove ha fatto vedere per l'ennesima volta il 'piatto forte' della casa: ingresso a bomba e immediato fallo commesso, seppur stavolta almeno senza aver incassato il giallo. Finora gli highlights dell'avventura in azzurro dello svedese sono più o meno sempre questi. Se questo è il nuovo che avanza (mica tanto), il vecchio fatica in egual maniera. Le geometrie di Stanislav Lobotka sono appannate, lente e ingolfate anche grazie allo studio che è stato fatto nel frattempo dai rivali, consapevoli dei benefici dello spegnimento del fulcro delle azioni offensive (e non) del Napoli nell'economia del gioco dello stesso. Capitolo mezzali: se Piotr Zielinski, notoriamente, è più che altro addetto agli inserimenti offensivi, fondamentale in effetti tentato spesso insieme al tiro dalla media distanza pur senza molta fortuna, André-Frank Zambo Anguissa è a sua volta un giocatore diverso dal baluardo quasi insuperabile del recente passato. Il risultato del mix di questi ingredienti ha indebolito l'intera fase difensiva degli azzurri, spesso inermi al cospetto degli inserimenti centrali degli avversari. Il resto, giusto per infierire, lo fa lo scarso lavoro in fase di ripiegamento dei due esterni offensivi, con Matteo Politano comunque più propenso al sacrificio di Khvicha Kvaratskhelia. Impossibile dare colpe ai singoli, così come, alla luce del cambio in panchina, risulta complicato gettare la croce addosso a uno tra Garcia e Mazzarri. Riguardo al primo, qualcosa da dire però c'è e potrebbe riguardare la scarsa tenuta fisica del Napoli, che non a caso spesso nei secondi tempi si sgonfia sotto ogni aspetto. Lo stesso Mazzarri, tra le righe, ha fatto intuire l'esistenza di un ritardo generale nella condizione fisica, che inevitabilmente si ripercuote sulla compattezza di una squadra che, non a caso, spesso si allunga e si sfilaccia nelle parti finali delle partite. Individuato il male, adesso urge trovare la soluzione: mica semplice in una stagione che da qui a fine marzo, quando è in programma la prossima pausa per fare spazio alle Nazionali, sarà di fatto senza respiro. Dunque, nei panni di Mazzarri, cosa fare? Innanzitutto adottare un nuovo metodo di lavoro che possa ridare smalto e brillantezza alla rosa e poi, in seconda battuta, varare assetti difensivi volti a mettere una toppa sulle due criticità emerse finora: i cross dalla sinistra e gli inserimenti centrali, le due falle diventate voragini che stanno condannando il Napoli ben oltre i propri demeriti insieme a un'evidente mancanza di fame e mordente in particolare negli uomini chiave.

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