Napoli, prime tegole per Mazzarri: si fermano Meret e Mario Rui. I tempi di recupero

I due giocatori azzurri hanno accusato delle lesioni muscolari che li terranno fuori causa per diverse settimane, complicando subito i piani del nuovo tecnico

15 novembre 2023
Alex Meret (Ansa)

Alex Meret (Ansa)

Napoli, 15 novembre 2023 - Atalanta, Real Madrid, Inter, Juventus e Sporting Braga in sequenza e senza respiro: non bastava questo elenco, quello delle prossime partite in ordine cronologico del Napoli, ad agitare i sonni di Walter Mazzarri, il nuovo (vecchio) allenatore degli azzurri. Il primo giorno a Castel Volturno, località che il tecnico toscano conosce bene, è stato flagellato da due cattive notizie dal fronte infermeria. I protagonisti? Alex Meret e Mario Rui, due eroi dello scudetto che rischiano di dover star fuori per diverso tempo.  

I verdetti e i tempi di recupero

  Il portiere ha riportato una lesione di basso grado del muscolo tibiale posteriore della gamba sinistra, mentre il terzino ha rimediato una lesione di medio grado del muscolo adduttore della coscia sinistra. Come al solito, il club partenopeo non ha fornito i tempi ufficiali di recupero, ma a occhio e croce la situazione, a meno di ribaltoni in positivo o in negativo, appare già delineata: Mario Rui, il più grave dei due, dovrebbe stare fuori circa 5 settimane, tornando quindi a disposizione di Mazzarri per metà dicembre, quando il Napoli sfiderà il Frosinone o la Roma, mentre Meret ne avrà per qualche settimana in meno, pur con il rischio di saltare gli impegni contro Atalanta, Real Madrid, Inter e Juventus. Volendo fare le carte alla probabile formazione-tipo in procinto di essere lanciata da Mazzarri, la falla più grande appare quella a sinistra, dove di fatto Mathias Olivera sarà chiamato a fare gli straordinari: tra i pali, la presenza di Pierluigi Gollini, a detta di molti qualcosa di più di un semplice portiere di riserva, apparentemente desta meno preoccupazioni. Curiosamente, per Gollini l'inizio di questo (inaspettato) tour de force da guardiano della porta azzurra comincerà da Bergamo, a lungo la sua casa sportiva. Chissà se al Gewiss Stadium potrà essere di scena anche Victor Osimhen, uno che il suo lungo infortunio lo ha invece smaltito quasi del tutto. Rudi Garcia, poco prima del suo addio alla panchina del Napoli, aveva confermato il rientro del nigeriano in tempo per sfidare l'Atalanta: conferme ufficiali per ora non ce ne sono, così come non c'è la voglia da parte dello staff sanitario del club partenopeo di accelerare i tempi con il rischio di incappare in una ricaduta alla vigilia del ciclo di ferro che attende gli azzurri. Ciclo che, soprattutto alla luce di una situazione già delicata su tutti i fronti, rischia di emettere già verdetti importanti sul destino del resto della stagione (finora tribolata) della squadra campione d'Italia.

L'addio silenzioso di Garcia

  All'ombra del Vesuvio al momento le certezze sono poche, per non dire nulle. Tra esse c'è la fine dell'avventura in panchina di Garcia, che già dalle prime ore della giornata di lunedì aveva lasciato il capoluogo campano. Da allora sul pianeta Napoli è successo tanto. Innanzitutto l'annuncio di un nuovo allenatore, che per il momento non sarà seguito da uno step di solito consueto e scontato: la conferenza stampa di presentazione. Certo, volendo fare una boutade, in realtà del Mazzarri azzurro si conosce tanto, al punto che forse ogni parola sarebbe superflua. L'impressione però è che Aurelio De Laurentiis, normalmente già piuttosto restio quando si tratta di incontrare la stampa, specialmente nei periodi poco felici della sua creatura, voglia eludere domande scomode, che tuttavia prima o poi sbucheranno comunque. Si comincia dal destino di Mazzarri: contratto a parte, in vista della prossima estate, il destino è davvero segnato o, in caso di exploit clamoroso del Napoli, esiste la possibilità del clamoroso colpo di scena? In fondo, con ADL mai dire mai in nessun senso. Lo stesso ingaggio di Luciano Spalletti, in effetti, all'epoca sorprese tutti, assumendo inizialmente i connotati di una mossa quasi di transizione. Il resto è storia nota. Le altre domande in predicato di fioccare riguarderebbero invece l'addio di Garcia, silenzioso in ogni accezione possibile: ad oggi nessuno ha salutato a mezzo social l'ormai ex allenatore. Che il clima nello spogliatoio fosse teso lo si era capito anche dopo i (rari) momenti di serenità della precedente gestione: l'ultima miccia, con una dichiarazione piuttosto piccata e che si prestava a diverse chiavi di lettura, l'aveva accesa capitan Giovanni Di Lorenzo, dunque non proprio un elemento qualsiasi della rosa, parlando di una squadra, ovviamente quella azzurra, che spesso non si esprimeva secondo le proprie potenzialità. Lo stesso Garcia, nelle occasioni successive allo sfogo del terzino, avvenuto dopo il derby vinto contro la Salernitana, non aveva lesinato delle contro-frecciate al proprio giocatore. Insomma, un botta e risposta non da poco che però un po' stride con quanto emerso nella precedente sosta del campionato, quella in cui, a detta di Kalidou Koulibaly, proprio il gruppo azzurro aveva votato la fiducia all'ormai ex allenatore. Probabilmente la stessa squadra, che a onor del vero non ha mai dato l'idea di giocare contro il proprio tecnico, aveva le idee confuse su una gestione tecnica che ha sempre dato l'idea di rimanere nella terra di mezzo, dove curiosamente si trova ora lo stesso Napoli: al momento non in ballo per cose grosse ma neanche già fuori dai giochi. E' l'esatta fotografia dell'avventura in azzurro di Garcia, che aveva provato (invano) a ricalcare il credo tattico del suo predecessore, ritoccato con qualche innovazione propria: il risultato è stato l'ibrido sotto gli occhi di tutti. Un monito per lo stesso Mazzarri, che a detta di qualche malizioso potrebbe provare a mutuare le idee di Spalletti per condurre la barca in porto: il tutto condito, magari, con qualcuno dei suoi cavalli di battaglia per aizzare la folla e portarla dalla sua parte. Eppure, in questi oltre 10 anni tutto è cambiato sul pianeta Napoli e in generale nel calcio e di certo togliersi la giacca o ticchettare sull'orologio, a maggior ragione dopo l'introduzione delle perdite di tempo causate dal VAR, potrebbe non bastare per convincere la parte scettica della piazza. Ad oggi quella più numerosa.

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