Come giocherà il Napoli di Mazzarri? Le possibili scelte e il rebus modulo da risolvere
Il nuovo allenatore azzurro, grande fruitore della difesa a 3, potrebbe stravolgere tutto oppure stupire e accontentare De Laurentiis, amante del 4-3-3
Napoli, 14 novembre 2023 – Alla fine, nel bel mezzo della lunga e ricca ridda di nomi che circola da domenica pomeriggio, giorno della sanguinosa sconfitta interna contro l'Empoli, a spuntarla è stato lui: Walter Mazzarri, a distanza di più di 10 anni, torna sulla panchina del Napoli e lo fa con il chiaro obiettivo di portare a termine questa stagione senza ulteriori spargimenti di sangue e senza avanzare pretese particolari per un futuro, quello degli azzurri, che Aurelio De Laurentiis, l'uomo che ancora una volta ha stupito tutti, immagina con un altro allenatore. Che, ovviamente, non sarà neanche Rudi Garcia, fresco di un esonero di fatto 'telefonato' da settimane.
I retroscena della scelta di Mazzarri
E dire che il francese in estate era stato scelto perché, nell'elenco dei tecnici disponibili, era uno dei pochi a utilizzare il 4-3-3, il modulo dei sogni di ADL che domenica è diventato degli incubi: insieme al 4-2-3-1 col quale i partenopei avevano cominciato la partita incriminata. Un salto nel recentissimo passato necessario per 'apprezzare' ulteriormente il brusco cambio di rotta di De Laurentiis, che stavolta ha scelto senza troppi paletti. Anzi: a dirla tutta, un parametro c'era ed è quello che ha di fatto condotto alla bocciatura di Igor Tudor, fino alle ultime ore della giornata di lunedì praticamente il nuovo allenatore in pectoris del Napoli. Poi, appunto, la virata di ADL, che ha bocciato il croato che, dal canto suo, continuava a chiedere un contratto a medio-lungo termine: per la precisione fino al 30 giugno 2025, con l'obiettivo di avere almeno una chance di aprire un ciclo. Peccato che De Laurentiis abbia già altre idee per la prossima estate, quella in cui effettivamente il Napoli avvierà un nuovo corso. Con chi in panchina? Ad oggi i pupilli del patron rispondono ai nomi, tra gli altri e in ordine sparso, di Vincenzo Italiano, Thiago Motta, Francesco Farioli e Antonio Conte, forse il sogno destinato a rimanere proibito. E gli altri, tra i quali forse figura anche lo stesso Tudor? Molto dipenderà dalle situazioni contrattuali con i rispettivi club di appartenenza, ma non solo. Al momento accettare la panchina del Napoli per molti allenatori appare una sfida più proibitiva del previsto, per non dire impossibile da accettare. 'Colpa' della recente apoteosi scudetto, che ha alzato di parecchio le aspettative e i termini di paragone di una piazza già normalmente molto ambiziosa ed esigente e 'colpa' proprio di De Laurentiis, non esattamente l'interlocutore migliore per qualsiasi tecnico a causa di una personalità forte (per usare un eufemismo) e dell'assenza di qualsiasi altra figura di riferimento. Insomma, il casting a giugno sarà probabilmente tanto complicato quanto quello autunnale che ha condotto al ritorno di fiamma con Mazzarri, chiamato a tornare in pista dopo anni piuttusto bui e a farlo sulla panchina della squadra campione d'Italia, costruita tra l'altro per essere schierata soltanto con una difesa a 4.
Come giocherà il Napoli di Mazzarri
Poi invece alla guida del Napoli arriva, anzi, torna proprio Mazzarri, l'uomo che con il 3-5-2 nella sua precedente vita in azzurro ha plasmato i primi successi dell'era De Laurentiis. Da qui la fiducia riposta da quest'ultimo verso la sua scelta: anche a costo di dover mettere mano alla rosa a gennaio. Il problema per il Napoli è arrivare alla sessione invernale di mercato ancora in ballo in tutte le competizioni. La premessa è d'obbligo: lo stesso De Laurentiis, anche di recente, ha ribadito la non urgenza di andare a caccia del bis nello scudetto, che probabilmente sarebbe stato complicato con qualsiasi allenatore in panchina. E' infatti necessario non dimenticare due dettagli non da poco. Il primo: alle spalle del Napoli, in estate, tutte le rivali si sono rinforzate, con i risultati ben lampanti in base ai vari rendimenti sul campo. Il secondo: al di là delle eventuali scelte infelici di Garcia, qualche protagonista dello scudetto ha accusato un'involuzione che potrebbe essere figlia di un involontario appagamento dopo mesi e mesi di feste. Il compito principale di Mazzarri sarà proprio quello di far ritrovare gli stimoli a chi, eventualmente, li abbia smarriti. Per farlo serve innanzitutto valorizzare i giocatori, che così facendo potrebbero ritrovare fiducia in se stessi, tornare a brillare e quindi riscoprirsi di nuovo affamati. In attesa di eventuali novità da gennaio, Mazzarri dovrà fare di necessità virtù. Come? Tra i pali tutto resterà com'è, con Alex Meret che (infortunio in corso permettendo) manterrà il suo posto tra i pali del Maradona. Fin qui tutto è tranquillo. Poi si apre il rebus difesa: a 4 o a 3? In caso di rivoluzione, il perno centrale sarà Amir Rrahmani, con Leo Ostigard e Natan come 'braccetti': in panchina, come unica riserva di ruolo, resterebbe il solo Juan Jesus, che a sua volta potrebbe giocare sulla sinistra. I quinti sarebbero capitan Giovanni Di Lorenzo a destra e Mathias Olivera a sinistra, con Mario Rui come alternativa, mentre in mezzo al campo si piazzerebbe il mix di qualità e quantità composto da André-Frank Zampo Anguissa, Stanislav Lobotka e Piotr Zielinski. L'ultimo rebus riguarderebbe l'attacco, dove ovviamente il terminale ultimo sarebbe e sarà (a prescindere dal modulo) Victor Osimhen, al cui fianco agirebbe (in una posizione leggermente arretrata) Khvicha Kvaratskhelia. E che ne sarà di Giacomo Raspadori, l'uomo che più di tutti è uscito valorizzato dal recente (brevissimo) ciclo tecnico? Qui potrebbe tornare tutto in ballo in caso di arretramento della punta della Nazionale sulla linea delle mezzali o in caso di spostamento di Kvara sull'out mancino, dove sarebbe comunque chiamato a ricoprire mansioni difensive. Insomma, i casi da risolvere non sono pochi per Mazzarri, che potrebbe stupire tutti in caso di utilizzo di quel 4-3-3 tanto caro a De Laurentiis al punto da diventare il faro delle (infelici) scelte estive. Ancora una volta, tanto per cambiare, il fulcro centrale del progetto partenopeo è il patron, il padrone assoluto e unico del destino del Napoli.
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