Napoli, l'analisi del calendario di Serie A

L'era Conte partirà da Verona, stessa avversaria inaugurale dell'anno dello scudetto. Poi un cammino abbastanza equilibrato, al netto di due tour de force nei due gironi

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
4 luglio 2024
Antonio Conte e Aurelio De Laurentiis (Ansa)

Antonio Conte e Aurelio De Laurentiis (Ansa)

Napoli, 4 luglio 2024 - Non solo le tante novità delle ultime settimane a livello dirigenziale (il nuovo direttore sportivo Giovanni Manna) e a livello tecnico (il nuovo allenatore Antonio Conte): che la nuova stagione del Napoli, e di tutte le altre squadre di Serie A, sia in cantiere lo si capisce dalla compilazione odierna del calendario, figlio come sempre prima di determinati parametri e paletti e poi foriero di riflessioni, impressioni e suggestioni.  

Il girone di andata

  La premessa in questi casi è d'obbligo: qualsiasi ragionamento fatto in estate a bocce ferme, conseguenza tra l'altro solo del nome delle rivali e dei pronostici tipici delle cosiddette griglia di partenza, a loro volta compilate a sessione di mercato cominciata da pochissimi giorni, rischia a distanza di mesi di lasciare il tempo che trova. E' ancora più aleatorio paragonare stagioni diverse solo per una questione di scaramanzia: discorso che in casa Napoli si fa forte allorché si pensa che la prima giornata, quella che prevede la trasferta in casa dell'Hellas Verona, è la stessa dell'anno dello scudetto. Da allora però molte cose sono cambiate per tutti e nel caso degli azzurri è lecito parlare di un vero e proprio tonfo: dal primo al decimo posto, con conseguente resa senza neanche combattere per la difesa del titolo e successiva mancata qualificazione a qualsiasi competizione europea. Chissà che alla fine proprio la mancanza del triplo impegno stagionale non possa rivelarsi un'arma in più per Conte, il vero 'top player' dal quale vuole ripartire il Napoli per sognare in grande. L'attuale paragone con la Juventus, nell'ultima annata impegnata solo in campionato e in Coppa Italia proprio come faranno in questa stagione i partenopei, in realtà apre diversi scenari e riflessioni. Insomma, non è detto che chi non gioca la Champions League, l'Europa League o la Conference League sia automaticamente il favorito numero uno del campionato. A proposito di Champions League: nella seconda giornata il Napoli ospiterà il Bologna, che torna a giocare la competizione continentale più prestigiosa dopo 59 anni di assenza. Proprio questo sarà forse il primo vero crash test per gli azzurri, che poi avranno una fase sulla carta più agevole con Parma e Cagliari in sequenza. Nella quinta giornata Conte ritroverà il suo passato: quella Juventus mai banale e forse stavolta ancora meno. Poi il Napoli avrà di fronte un altro filotto sempre sulla carta non impossibile: Monza, Como, Empoli e Lecce, con l'obiettivo di raccogliere magari il massimo o comunque di lasciare meno punti per strada possibili contro avversari in teoria inferiori. Anche perché, subito dopo, si farà largo il primo vero tour de force del campionato, con Milan, Atalanta, Inter e Roma tutte di fila prima di sfidare il Torino e poi la Lazio. La chiusura del girone di andata vedrà invece il Napoli opporsi a Udinese, Genoa, Venezia e Fiorentina: un mix ricco di insidie prima di chiudere la prima metà di un libro ad oggi ancora con tutte le pagine bianche.

Il girone di ritorno

Curiosamente, sarà ancora l'Hellas Verona ad aprire il girone, quello di ritorno, del Napoli, che subito dopo affronterà il secondo ciclo di ferro dell'intero campionato figlio di un tris di tutto rispetto: Atalanta, Juventus e Roma in sequenza prima che il calendario cominci invece ad apparire più equilibrato, con il giusto mix tra avversari sulla carta agevoli ed altri più insidiosi. Nell'ordine, Udinese e Lazio, in un'ipotetica coppia poi imitata da Como e Inter e poi, a ruoli invertiti, da Fiorentina e Venezia quando il campionato sarà a un passo dal salutare l'inverno per accogliere la primavera. Primavera aperta dalle sfide contro Milan e Bologna prima dello spauracchio Empoli, e non è un refuso. I toscani storicamente rappresentano una squadra molto ostica per i partenopei, che il fondo in tal senso lo hanno toccato l'anno scorso, lasciando loro un bottino pieno che sarebbe stato decisivo in ottica salvezza. Superato questo scoglio forse più di cabala e psicologico che tecnico, il Napoli se la vedrà con Monza, Torino, Lecce, Genoa, Parma e Cagliari: sulla carta, e sempre solo su di essa, un finale molto in discesa rispetto a quello delle altre rivali per la parte alta della classifica, che nel frattempo potrebbero essere ancora impegnate nelle rispettive competizioni europee. Il Napoli invece, per il motivo opposto, potrebbe avere più benzina nel motore, oltre a meno infortuni e ad altrettanti pochi pensieri sui molteplici impegni: l'eccezione potrebbe essere rappresentata dalla Coppa Italia qualora gli azzurri, pur partendo dai 32esimi di finale in programma a metà agosto, riuscissero a portare avanti l'intero percorso per poi sognare il trofeo a maggio. Sempre il parallelismo con la Juventus porta invece a non cullarsi su questi ragionamenti, con la tensione che paradossalmente potrebbe allentarsi di più rispetto a quelle squadre che avranno entrambe le mani ferme e salde sul volante. Ogni stagione e ogni situazione fanno storia a sé: lo sa bene proprio il Napoli, un anno fa di questi tempi in pole position per la conferma del tricolore dopo un mercato che non avrebbe stravolto la rosa vincente. Invece è successo l'opposto: proprio i beniamini dello scudetto sono colati a picco, trascinandosi dietro un intero progetto destinato a naufragare. Ora ne comincia un altro con auspici ben diversi e, da oggi lo si può dire, con un calendario abbastanza omogeneo al netto di due momenti sulla carta piuttosto complicati. Sempre con la premessa e con l'auspicio della piazza che intanto le sfide contro le squadre di livello inferiore non diventino trappole, come successo troppo spesso al Napoli, forse letale in match simili solo nell'anno del tanto citato titolo. Anno che oggi appare sempre più lontano, e non è detto che avere un metro di paragone positivo non più così prossimo sia una cosa negativa. Anzi, forse vale l'opposto, perché fare peggio del recente passato è molto complicato: a maggior ragione con un comandante di ferro come Conte al timone.

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