Napoli, al via ufficialmente l'era Conte. I primi nodi: gli esuberi e i casi dei tre big
L'inizio della nuova stagione segna uno strappo netto con il recente passato deludente, che però presenta ancora i suoi strascichi: da valutare le situazioni legate a Di Lorenzo, Osimhen e Kvaratskhelia
Napoli, 1 luglio 2024 - Oggi è già il futuro: dall'1 luglio si gira virtualmente il foglio del calendario delle stagioni calcistiche e un anno fa in casa Napoli prevalevano sensazioni agrodolci legate alla nostalgia e alla malinconia per dover archiviare un campionato da sogno. Quello successivo, quasi profeticamente, infatti si sarebbe rivelato da incubo, con la difesa del tricolore abbandonata subito e la lenta agonia fino alla decima posizione finale, quella che per la prima volta dopo 14 anni avrebbe escluso gli azzurri da qualsiasi competizione continentale nonostante i ben tre ribaltoni in panchina che avrebbero riguardato Rudi Garcia, Walter Mazzarri e Francesco Calzona. Ebbene, oggi, a distanza di un anno, l'inizio ufficiale della nuova stagione viene accolto nel capoluogo campano con umori totalmente differenti, figli innanzitutto del quarto allenatore stanziatosi sulla panchina di Fuorigrotta nel giro di dodici mesi: Antonio Conte, dopo poche settimane, ha già portato la sua aura, tanto per seguire un trend dialettico molto in voga ora. Basterà tutto ciò per riportare il Napoli ai piani altissimi della Serie A? Probabilmente no, pur parlando di un tecnico dall'impatto ambientale e mediatico molto forte capace di ottimizzare al meglio le rose a sua disposizione. Da qui il lavoro alacre del nuovo direttore sportivo Giovanni Manna, tanto per restare in tema di novità volte a mettere in pratica quella rivoluzione preannunciata nei mesi scorsi da Aurelio De Laurentiis, che intanto ha salutato i 6 giocatori in scadenza di contratto: Diego Demme, Leander Dendoncker, Pierluigi Gollini, Hubert Idasiak, Hamed Junior Traorè e soprattutto Piotr Zielinski da oggi hanno svestito la maglia azzurra a fronte di altri giocatori, per la precisione 17, che rientraranno alla base. E qualcuno anche per rimanere.
Chi rientra
In realtà, numeri alla mano, la maglia azzurra per gli elementi reduci da annate vissute altrove per farsi le ossa sarà quasi un privilegio per pochi fortunati (e soprattutto bravi). Si tratta di Elia Caprile e Michael Folorunsho, gli unici ad oggi certi, sempre ammesso che nel calciomercato questo concetto possa esistere ancora, di restare al Napoli per giocarsi finalmente le proprie chance per spiccare il volo. Alle loro spalle, in un'ipotetica griglia di partenza, si piazzano Gianluca Gaetano, Alessio Zerbin, Alessandro Zanoli e Walid Cheddira: tutti loro, oltre a qualche giovane prodotto del settore giovanile, con Giuseppe Ambrosino e Coli Saco a rappresentare gli elementi potenzialmente più interessanti, si giocheranno le chance di permanenza tra i ritiri di Dimaro e Castel di Sangro, ma l'impressione è che il solo Zerbin, capace di giostrare su entrambe le corsie e praticamente a tutto campo, possa realmente interessare a Conte a maggior ragione in caso di reale utilizzo della difesa a tre. Lo stesso Cheddira potrebbe rimanere con i galloni di riserva in attacco: a maggior ragione in caso di uscita di Giovanni Simeone. Poi c'è chi come Zanoli e soprattutto Gaetano potrebbe diventare fonte di un tesoretto in entrata forse anche insperato in caso di cessione a titolo definitivo verso squadre di media fascia della Serie A.
Gli altri casi aperti
L'1 luglio segna anche il giorno in cui, da un momento all'altro, le squadre possono attivare le clausole rescissorie dei giocatori che dispongono nei propri contratti proprio di questa exit strategy. In casa Napoli lo scenario riguarda Victor Osimhen, che per una cifra oscillante tra 120 e 130 milioni potrebbe svestire subito la maglia azzurra. Già, potrebbe, perché in realtà intorno al nigeriano oggi è notte fonda, con le squadre che fino a qualche mese fa apparivano interessate che si sono sfilate dalla corsa: forse spaventate solo dal prezzo o forse poco convinte dall'investimento in sé anche per ciò che potrebbe garantire un attaccante giovane, ma non più giovanissimo, che segna tanto ma che incappa anche spesso in guai fisici. Questa, almeno a sentire il Conte pensiero snocciolato nel giorno della presentazione ufficiale, è l'unica questione sulla quale non ci sono l'arbitrio del club e quello dello stesso allenatore: gli altri giocatori, quelli con contratti 'normali' e quindi senza clausole rescissorie, resteranno tutti qualora fossero ritenuti funzionali per il nuovo progetto in cantiere. Il messaggio, neanche tanto indiretto, è tutto per Giovanni Di Lorenzo e Khvicha Kvaratskhelia, i due casi spinosi di questa primissima parte dell'estate. Casi destinati però, a meno di altri colpi di scena, a risolversi in un nulla di fatto, ma non senza passare prima da qualche step propedeutico. Nel caso del capitano, legato al Napoli fino al 30 giugno 2028, serviranno numerose chiacchierate e altrettante opere diplomatiche per ricucire uno strappo legato a fatti calcistici e forse pure extra calcistici. Superato eventualmente questo step senza altri contrattempo, Conte dovrà pensare a ritrovare il miglior Di Lorenzo, ben lontano dalla versione vista agli Europei e ancor prima nell'ultima disastrosa stagione in azzurro: con la speranza di tutti che di quel terzino abile in entrambe le fasi, con tanto di vizio del gol, siano rimaste ancora tracce. L'altro caso riguarda Kvaratskhelia, uno che invece, al netto della freschissima eliminazione per mano della Spagna, la vetrina di Euro 2024 l'ha sfruttata bene e che, al contrario di Osimhen, ha ancora molto mercato. Non solo: a differenza di Di Lorenzo, tanto per proseguire nei raffronti, il georgiano ha un contratto sì lungo, con scadenza il 30 giugno 2027, ma molto debole dal punto di vista economico, come ben raffigurato dallo stipendio da 1,5 milioni. Intanto le sirene del Paris Saint-Germain, ben evidenziate dalla dialettica dell'agente Mamuka Jugeli e di papà Badri, tentano non poco e l'unica cura in questo caso può essere mettere mani al portafogli per adeguare l'ingaggio e fare del numero 77 (o magari 7) il fulcro del progetto al varo proprio oggi, nel giorno in cui proverbialmente nel calcio si tira una riga lasciandosi alle spalle quanto accaduto prima. In casa Napoli questo momento, mai come quest'anno, era atteso da mesi: oggi è arrivato, con Conte e la società chiamati a invertire la rotta rispetto al recente passato.
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