Napoli, paradosso De Laurentiis: fioccano premi e critiche

Il patron ancora una volta divide: da un lato continuano ad arrivare gli encomi per la passata stagione ma dall'altro si alza il malcontento per il campionato in corso

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
6 dicembre 2023
Aurelio De Laurentiis (Ansa)

Aurelio De Laurentiis (Ansa)

Napoli, 6 dicembre 2023 – Nella scorsa stagione, a questo punto del campionato, cominciava a dilatarsi la distanza in classifica tra il Napoli primo e le altre, facendo presagire lo scenario a tinte tricolori che in effetti si sarebbe avverato a inizio maggio. Quest'anno, più o meno al medesimo punto del torneo, le sensazioni tra le fila azzurre sono di segno opposto, con il discorso scudetto che, a meno di clamorose rimonte dei partenopei e altrettanto clamorosi crolli di coloro che stazionano ai piani altissimi della graduatoria, pare già chiuso decisamente con un anticipo troppo ampio e colpevole per la squadra che detiene il titolo. In mezzo a questi due picchi antitetici si staglia la sagoma di Aurelio De Laurentiis, che in questi giorni si trova in balia di due correnti di pensiero. La prima, che affonda le sue radici nel recente passato, lo vede raccogliere i meritatissimi encomi per un tricolore riportato nel capoluogo campano dopo 33 anni di digiuno, mentre la seconda, quasi come fosse l'altra faccia della stessa medaglia, comincia a biasimare il patron per essere in un certo senso venuto meno alla promessa fatta nel pieno della festa scudetto: fare in modo di mantenere il Napoli in lotta per il titolo senza correre il rischio di diventare una meteora.

Le scelte per la panchina

 A De Laurentiis la corrente dei critici, smaltita la luna di miele per il tricolore, imputa le scelte estive, reputate superficiali e lesive dell'intero progetto. Si comincia dall'addio di Luciano Spalletti, per la verità probabilmente voluto anche dal diretto interessato per diverse motivazioni: su tutte, naturalmente senza conferme esplicite, la paura di steccare la stagione successiva a quella vincente e dilapidare quindi tutto il credito guadagnato. In realtà, il rapporto tra i due uomini simbolo del tricolore si era incrinato ben prima del momento del divorzio, con De Laurentiis in particolare a iniziare fin dalla primavera inoltrata una campagna non esattamente lusinghiera per l'allenatore dello scudetto e del cammino record in Champions League. Non a caso, per il patron trovare un neo all'annata di grazia di Spalletti non è stata una missione facile: la ricerca ha condotto al pesantissimo poker incassato dal Napoli al Maradona contro il Milan, squadra che poi avrebbe firmato anche l'eliminazione dalla Champions League degli azzurri. Decisamente poco per bocciare il lavoro di un tecnico capace di valorizzare al meglio la rosa in ogni sua unità. Lavoro che è emerso con tutta la sua prepotenza quando sulla panchina si è accomodato Rudi Garcia, la scelta infelice per eccellenza del quartier generale di Castel Volturno che ha scoperto qualche vulnerabilità di troppo della rosa. Chi già c'era ha perso fame e mordente, oltre a non calarsi appieno nel nuovo corso nonostante il dogma immutato del modulo, mentre chi non c'era più è stato rimpianto ben oltre le aspettative. Ogni riferimento a Kim Min-Jae non è puramente casuale.

Le scelte sul mercato

La premessa è d'obbligo: ogni ciclo vincente del Napoli, a maggior ragione quello che ha condotto all'apoteosi scudetto, è partito da cessioni di lusso e dai conseguenti incassi monstre atti a fornire linfa nuova alla rosa anche grazie a un lavoro di scouting da far invidia a diversi club italiani (e non). Non a caso, sono davvero pochi i giocatori che, una volta lasciato il capoluogo campano, sono diventati oggetti di pensieri densi di malinconia: anche perché i suddetti giocatori, quasi come a voler confermare l'incantesimo esistente all'ombra del Vesuvio, difficilmente si sono ripetuti con la stessa qualità in altre piazze. In entrambe le categorie rientra Kim, che finora al Bayern Monaco non ha rispettato del tutto le aspettative ma che al Napoli ha lasciato una voragine che va ben oltre il valore del sostituto designato dal mercato, Natan. Il brasiliano, oggi spostato momentaneamente a sinistra per tamponare l'emergenza terzini, strada facendo si sta dimostrando un interessante prospetto del ruolo privo però di quella leadership che aveva fatto del sudcoreano un profilo insostituibile e determinante per costruire uno scudetto che affondava le sue radici in una difesa di ferro. Quello che in estate aveva già le sembianze di un salto nel buio si è poi di fatto rivelato tale allorché la solidità dei giorni d'oro del reparto arretrato si è sciolta al cospetto delle prime minacce, alimentando quindi il partito delle 'vedove' di Kim ma soprattutto dei contestatori di De Laurentiis. La situazione è però più complessa di quanto sembri, dato che nel contratto del sudcoreano era presente una clausola rescissoria valida per i club stranieri nella prima metà dello scorso luglio. Dunque, a maggior ragione dopo una stagione di tale portata, era impossibile che nessuna squadra bussasse alla porta del Napoli per accaparrarsi Kim per una spesa alta (50 milioni) ma non altissima per i parametri del calcio di oggi. E infatti così è stato e biasimare di ciò De Laurentiis, che aveva prelevato l'allora quasi sconosciuto difensore dal Fenerbahce senza minimamente immaginare un boom del genere nel giro di meno di un anno solare, sarebbe ingeneroso. Qualcosa, per non dire molto, si potrebbe dire del dopo Kim, così come del dopo Spalletti: scelte infelici, superficiali o forse semplicemente dettate dal senso di onnipotenza derivante da un campionato vinto e dominato, senza lasciare neanche le briciole alle rivali. Quelle stesse rivali che oggi, dopo 14 giornate di campionato, stanno cominciando a distanziare in maniera importante un Napoli che continua a raccogliere allori ed encomi per il recente passato. Poi ci sono presente e futuro: due grossi punti interrogativi che hanno una garanzia nel 'solo' De Laurentiis. Mica poco, anche perché il patron ha le spalle così larghe da poter ormai gestire senza grossi problemi questi ulteriori e per certi versi inediti venti di bufera che soffiano sul suo operato e sul suo club, che nello stesso tempo rimane un'eccellenza del calcio italiano destinata a superare questa fase di difficoltà o semplicemente di transizione. Magari rinascendo (per l'ennesima volta in stagione) nel mai banale incrocio con la Juventus.

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