Napoli, i sintomi della crisi: episodi, arbitri e tabù Maradona
Gli azzurri cadono anche contro l'Inter e stavolta lo fanno tirando in ballo diverse situazioni avverse, spia di un'annata più complicata del previsto
Napoli, 4 dicembre 2023 - C'era una volta il Napoli forte e fortunato, come ogni squadra che gode del vento in poppa: proprio come l'Inter, che cala il tris al Maradona, un terreno sempre meno amico degli azzurri, scoprendo ulteriormente tutte le vulnerabilità di una formazione che forse aveva creduto troppo nell'immediata guarigione sotto la guida di Walter Mazzarri. Invece la strada è ancora lunga, tortuosa e ricca di ostacoli che forse dalle parti di Fuorigrotta erano finiti erroneamente in cantina.
Gli episodi avversi
Si comincia dai sempre tanto chiacchierati episodi favorevoli o meno, quelli che a detta di una fetta corposa di appassionati e addetti ai lavori influenzano i match e forse interi campionati. Parlando del posticipo del Maradona, il primo pensiero va alla traversa colpita da Matteo Politano, che ancora una volta si conferma il miglior stoccatore stagionale dei suoi: la potenza e la precisione ci sono, la fortuna non sempre. Il nastro viene riavvolto subito fino alla scorsa annata, quella nella quale a Fuorigrotta (e in trasferta) al Napoli riusciva proprio tutto, con diversi giocatori bravi (e, appunto, fortunati) a trovare la via della rete anche con il piede meno amico. Insomma, è presto per intonare il de profundis ai campioni d'Italia ed è ancora più prematuro parlare di passaggio di consegne del tricolore, quello avvenuto tra Napoli e Inter, al Maradona: il campionato non è arrivato ancora neanche alla sua metà e qualsiasi sentenza potrebbe essere sconfessata nel giro di poche settimane. Parlando degli azzurri, una certezza però c'è: la strada è molto più in salita rispetto al recente passato. I famosi episodi, appunto, non sorridono ai detentori del titolo, che nello scorso campionato probabilmente non avrebbero accettato di buon grado un ragionamento di questa portata ma a tinte inverse, sentendo delegittimato il loro dominio fondato su gioco, idee e clamorosi sprazzi di talento dei singoli. Oggi questa triade di ingredienti latita, con Mazzarri che, per sua stessa ammissione, per ora è riuscito più che altro a far leva sull'orgoglio dei campioni d'Italia, oltre a provare a mutuare le idee del suo predecessore. Anzi: del predecessore del suo predecessore. Il colpo di spugna che dopo il tonfo con l'Empoli ha cancellato qualsiasi traccia di Rudi Garcia dal capoluogo campano ha creato un punto di rottura nel quale si sono insidiate le 'vedove' di Luciano Spalletti, l'assenza più presente che mai a Fuorigrotta: un fantasma, insieme al suo gioco, che probabilmente impedisce la piena resa dell'effetto Mazzarri, un allenatore abituato a resettare tutto al momento del suo subentro per ricostruire innanzitutto l'autostima di una squadra. Difficile farlo quando la suddetta squadra ha un tricolore cucito sul petto che implica più responsabilità interne e maggiori attacchi esterni. Tra questi ultimi entrano l'estro e la maggiore fame degli avversari e in particolare dei portieri, con Yann Sommer a ergersi come un muro di fronte a qualsiasi tentativo di un Napoli che mastica amaro anche dal punto di vista arbitrale.
Gli arbitri e la crisi al Maradona
Nel mirino del club partenopeo, nelle persone di Aurelio De Laurentiis e Mauro Meluso, ci finisce l'operato della squadra arbitrale guidata da Davide Massa, con annessa sala VAR, nell'occhio del ciclone per due episodi (la parola più gettonata della giornata): il contatto tra Stanislav Lobotka e Lautaro Martinez a centrocampo in occasione del gol del vantaggio ospite a firma di Hakan Calhanoglu e quello tra Francesco Acerbi e Victor Osimhen nell'area di rigore nerazzurra, con il primo caso forse più eclatante del primo. Eppure, bastano questi due episodi (ancora) per giustificare il crollo del Napoli? Evidentemente no, a maggior ragione in casa, dove la vittoria manca dal 27 settembre e dove in generale il bottino complessivo ammonta ad appena 7 punti in altrettante partite: una media da retrocessione, peggiorata solo da 4 squadre, tra cui l'Udinese, che tra le mura amiche non ha ancora trovato la via del successo. Il trend si rivoluziona clamorosamente in trasferta, dove gli azzurri hanno collezionato in tutto 5 vittorie (di cui 4 di fila) e 2 pareggi: soltanto l'Inter (proprio lei) ha fatto meglio nelle vesti da corsari. La media di questi due rendimenti antitetici piazza il Napoli in scia della zona Champions League, l'obiettivo minimo fissato da De Laurentiis, ieri curiosamente affiancato in tribuna da Patti Smith, per 'salvare' una stagione più complicata del previsto in tutto: anche nella gestione dialettica e mediatica. I partenopei sono 'ostaggi' del titolo vinto l'anno scorso in diversi ambiti: in campo, con diversi protagonisti incapaci di ripetere i fasti del recente passato e fuori, con una linea di comunicazione che implicitamente rischia di prestare il fianco a un discorso particolare. Parlare di stagione maledetta ed episodi sfortunati potrebbe implicare il ragionamento opposto, quello che andrebbe a intaccare lo scorso campionato, dominato dal Napoli. Già, ma come? Vincendo ogni tipo di partita: quelle belle, grazie a giocate fantasmagoriche che riuscivano sempre e non solo agli assi della rosa e quelle meno belle e più pratiche, ottenute con episodi favorevoli e a volte anche controversi per gli avversari. Il pensiero, giusto per citare due situazioni opposte a quelle viste contro l'Inter, va a alle polemiche a distanza tra Khvicha Kvaratskhelia e qualche allenatore avversario per i presunti 'tuffi' in area del primo e a qualche parata non impeccabile dei portieri avversari. Insomma, altro che Sommer e i suoi prodigi: a testimonianza che nel giro di pochi mesi è cambiato proprio il vento che ora, per i medesimi motivi, sembra soffiare a favore dell'Inter. E il Napoli? Se la resa sul fronte scudetto è prematura, lo è a maggior ragione quella per staccare un pass per la prossima Champions League, oltre a onorare quella in corso. Anzi, paradossalmente proprio il passaggio di consegne non dello scudetto ma delle attenzioni mediatiche e degli oneri della vittoria dal Napoli all'Inter può aiutare il primo a ritrovare quella spensieratezza ormai smarrita. Così come il favore dei tanto citati episodi, croce e delizia di tifosi e addetti ai lavori del mondo del pallone.
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