Napoli, l'ex Demme al veleno: "Volevo tornare in Germania da tempo. Ora spero di giocare"

Il tedesco, fresco di firma con l'Hertha Berlino, ritorna sul suo recente passato: "In azzurro ho vissuto emozioni bellissime, ma non scendere in campo mi pesava"

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
7 luglio 2024
Diego Demme (Ansa)

Diego Demme (Ansa)

Napoli, 7 luglio 2024 - C'eravamo tanto amati, o forse neanche troppo: da poco meno di una settimana il rapporto tra il Napoli e Diego Demme, iniziato nel gennaio 2020, si è ufficialmente interrotto, ma in realtà le strade imboccate dalle due parti in causa erano diverse già da un bel po'. Per la precisione dallo scorso inverno, quando il tedesco è stato escluso da ogni lista, vivendo di fatto i suoi ultimi sei mesi in azzurro da separato in casa al punto da essere oggi, da giocatore di un'altra società, nella posizione di togliersi dei sassolini belli grossi dalla scarpa.

Le dichiarazioni di Demme

Neanche il tempo di firmare con l'Hertha Berlino che il classe '91 è tornato anche con una sottile vena polemica sul suo recentissimo passato, spiegando la genesi di un trasferimento maturato da poco ma in effetti nell'aria da tempo. "Con il club eravamo in contatto da circa un anno: insieme alla mia famiglia volevamo tornare in Germania e oggi siamo felici di averlo fatto, in più approdando in una società che ha tutte le carte in regola per giocarsi qualcosa di importante". Messa su questo piano, Demme qualcosa di importante in effetti lo ha raggiunto con il Napoli: per la precisione uno scudetto ricco di suggestioni proprio per chi è stato chiamato Diego in onore di un certo Diego Armando Maradona. "Andare al Napoli è stato un sogno che è diventato realtà. E' stata una bellissima esperienza, coronata dalla vittoria del titolo, che ha fatto felice mio padre". Il quale, a sua volta, oggi ha altri motivi per festeggiare. "Ora penso sia contento di vedermi giocare più spesso: ultimamente è successo poco e vorrei tanto che le cose da oggi in poi cambino".

Il paradosso dell'ingaggio

In effetti, nonostante i tanti ribaltoni sulla panchina di Fuorigrotta, ormai da tempo si erano perse le tracce di Demme, utilizzato solo come ultima istanza in caso di emergenza infortuni. Anzi, per la verità lo stesso tedesco era stato costretto a fermarsi spesso per guai fisici, diventando un ricordo sfocato sul rettangolo verde e una zavorra per il club partenopeo a livello di ingaggio. Basti pensare che Demme in azzurro percepiva la bellezza di 2,5 milioni, superando diversi pezzi grossi della rosa: ha fatto scalpore soprattutto l'impietoso confronto con l'ingaggio di 1,5 milioni di Khvicha Kvaratskhelia, l'emblema prima dello scudetto e poi del successivo crollo del Napoli campione in carica. Oggi la situazione è totalmente cambiata: il tedesco è ormai altrove, seppur con una parte della mente ancora nel capoluogo campano, mentre il georgiano è e sarà ancora un giocatore azzurro, con il club che spinge per il rinnovo, con tanto di adeguamento dello stipendio. E' il sintomo netto della fine di un ciclo, di cui a suo modo Demme era diventato il simbolo: il gregario, in certi frangenti anche di lusso, che prima viene oscurato dai numeri dei fuoriclasse e poi finisce nel baratro insieme al resto della squadra.

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