Napoli, l'appello di Raspadori a caccia di spazio. Intanto Marin è a un passo
Dal ritiro della Nazionale il classe 2000 ammette di volere più considerazione e minuti in maglia azzurra, la sempre più probabile nuova casacca del difensore di scuola Real Madrid
Napoli, 19 giugno 2024 - Nel calcio il dibattito sulla reale gioventù di un giocatore è sempre acceso e vivo e spesso varia le proprie argomentazioni da Paese a Paese o, peggio ancora, da squadra a squadra, con le cosiddette big spesso poco avvezze a dare fiducia e soprattutto minuti agli elementi meno esperti della rosa, curiosamente però strappati con estrema voracità dai precedenti club di provenienza, magari meno ricchi e ambiziosi ma più consoni alla loro crescita. Per molti dietro questo circolo vizioso, che in fin dei conti fa male a tutte le parti in causa, si nasconde uno dei principali mali del calcio italiano, che non lascia spazio ai propri giovani salvo poi acquistare magari dei coetanei dall'estero a prezzi anche esagerati. Nelle pieghe di questa sorta di 'nemo propheta in patria' in salsa pallonara è scivolato anche Giacomo Raspadori, l'ormai ex golden boy del calcio italiano che nell'estate 2022 il Napoli prelevò dal Sassuolo dietro pagamento di 30 milioni (5 milioni per il prestito oneroso e 25 milioni per l'obbligo di riscatto). Un bell'investimento ripagato in parte da gol quasi sempre pesantissimi segnati spesso in zona Cesarini e diventati, a loro modo, l'emblema di vittorie epiche: su tutti quello rifilato alla Juventus al 93' della partita dell'aprile 2023, all'unanimità considerata l'antipasto dell'imminente tricolore degli azzurri. Ancora prima, per la precisione nell'estate 2021, Raspadori si era distinto con l'azzurro più scuro della Nazionale diventando un po' la mascotte della vittoria degli Europei. Il ruolo di talismano comincia però a stare giustamente stretto al classe 2000, che dal ritiro dell'Italia, attesa domani sera dal delicato match contro la Spagna nell'ambito del Gruppo B, manda un messaggio a tutti: compreso ad Antonio Conte.
L'appello di Raspadori
Il nativo di Bentivoglio ha ammesso di aver avuto già un contatto telefonico con il nuovo allenatore del Napoli, pur senza addentrarsi per scelta nel contenuto dello stesso. Tra le righe di quanto espresso da Iserlohn il messaggio lanciato, quasi a mo' di appello, è però abbastanza chiaro: il Raspadori 24enne di oggi, a livello calcistico, non si sente più un giovanissimo. Con tutte le conseguenze del caso. La principale implica la crescente voglia di ritagliarsi lo spazio meritato e magari consono a un giocatore della sua età che, come affermato a chiare lettere dal diretto interessato, all'estero conterebbe forse più del doppio delle partite giocate da titolare. Insomma, il jolly dell'attacco vuole tornare a essere protagonista come forse lo è stato solo con la maglia del Sassuolo grazie alla lungimiranza di Roberto De Zerbi, non a caso ringraziato pubblicamente. Da lì in poi per lui, in effetti, sono arrivati solo scampoli più o meno corposi di partite addolciti dalle suddette reti della provvidenza, che rischiano di diventare un boomerang allorché i vari allenatori che hanno tra le mani Raspadori ne continuano a utilizzare soltanto il potenziale esplosivo che emerge nella parte finale dei match. Le eccezioni però, parlando dell'avventura al Napoli, non sono mancate: sporadiche apparizioni dal primo minuto di solito in partite di importanza non cruciale e comunque sempre vissute con l'ansia di dover dimostrare qualcosa, come fosse un esame. A Raspadori questo ruolo marginale non va più bene, come ammesso ai microfoni della Nazionale, dove a sua volta è scivolato indietro nelle gerarchie, e come evidentemente confessato a Conte, la cui replica per ora attiene all'ambito dell'ignoto. Per il momento i grattacapi legati all'attacco azzurro sono ben altri: si va dal rinnovo complicato di Khvicha Kvaratskhelia, con relativi malumori di agente e padre, alla clausola rescissoria che sta bloccando Victor Osimhen e il suo maxi stipendio. L'unica certezza (si fa per dire) sembra legata all'aria di addio che circola intorno a Giovanni Simeone. All'apparenza un semplice dettaglio che invece può far intuire l'imminente scalata nelle gerarchie di Raspadori, che potrebbe diventare la prima riserva di Osimhen (o del suo eventuale sostituto). Una buona notizia anche se ancora non rispondente appieno all'appello dell'ex Sassuolo, che spiegando a chiare lettere le proprie aspettative ed esigenze in un certo senso si è anche parzialmente messo sul mercato. Insomma, l'ormai ex giovanissimo ed ex mascotte Raspadori vuole giocare con continuità: evidentemente al Napoli o altrove.
Marin a un passo: i dettagli
Qualsiasi decisione passerà dalla scrivania di Giovanni Manna e ancora di più da quella di Aurelio De Laurentiis, notoriamente restio a cedere anzitempo i giocatori in cui ha investito tanto sotto il profilo economico e anche emotivo. Difficile sapere se Rafa Marin possa rientrare prima o poi in questo ambito. Quel che è certo è che il difensore di proprietà del Real Madrid, ma nell'ultima stagione in prestito all'Alaves, sembra a un passo dal Napoli dietro pagamento di 12 milioni. Il centrale, che all'occorrenza può giocare anche a sinistra nonostante il piede forte sia il destro, dovrebbe legarsi alla maglia azzurra fino al 30 giugno 2029, con uno stipendio da 1,2 milioni più bonus. Prima ancora, per la precisione nell'estate 2026, il Real Madrid potrebbe riportarlo alla base tramite una clausola di recompra da 30 milioni, per un valore che nell'anno successivo sarebbe destinato a salire. Insomma, la formula lascia aperti diversi scenari neanche così lontani nel tempo, così come lo stesso acquisto sempre più probabile del classe 2002 non allontana gli altri difensori seguiti dal Napoli: in rigoroso ordine di importanza, Alessandro Buongiorno e Mario Hermoso. Per il primo ogni discorso sarà rinviato a dopo l'Europeo, mentre per il secondo si registra una fase di stasi e di reciproche riflessioni che, a sua volta, non preclude alcuno scenario. Tutto è possibile anche per Raspadori, che chiama Conte in senso metaforico e non solo chiedendo spazio prima di scivolare ulteriormente indietro nelle gerarchie di un calcio che va sempre più veloce: a maggior ragione per i giovani, spesso bruciati da etichette troppo precoci alle quali non fa seguito la fiducia auspicata.
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