Napoli, l'estate complicata di Raspadori
Tanti esperimenti di posizione ma nessun gol nelle amichevoli: il classe 2000 a caccia della definitiva consacrazione
Napoli, 13 agosto 2023 - Le improvvise dimissioni rassegnate da Roberto Mancini dalla panchina dell'Italia di certo non avranno fatto piacere a Giacomo Raspadori, forse il pupillo principale dell'ormai ex ct. Per la verità il classe 2000 rischia di vedere la propria posizione ridimensionata anche in seno al Napoli dopo un'estate tutt'altro che in discesa.
Un anno di alti e bassi
Chissà che alla fine a penalizzare l'ex Sassuolo non sia proprio la sua estrema versatilità: tanti, tantissimi ruoli in cui essere schierato ma alla fine, quasi sempre, la prospettiva più rosea è quella della panchina. Il copione per la verità si era già palesato nella scorsa stagione, quella chiusa con il tanto agognato scudetto: Raspadori è stato spesso relegato all'ingrato ruolo di riserva, riuscendo però ad apporre dei sigilli importanti nell'economia dell'intero campionato, con il gol firmato all'ultimo secondo in casa della Juventus come manifesto. Eppure, neanche quell'acuto e il successivo cambio di allenatore hanno condotto a quella svolta che forse tutti si aspettavano: innanzitutto il diretto interessato, che invece fa ancora fatica a trovare una collocazione precisa all'interno del progetto azzurro. Certo, la presenza di un totem del calibro di Victor Osimhen al centro dell'attacco non aiuta, così come non aiuta un Giovanni Simeone che appena entra segna: praticamente il sogno di un ogni allenatore. E, praticamente, ciò che invece proprio non riesce a Raspadori, reduce da un'intera campagna estiva a secco: non proprio il miglior biglietto da visita per un attaccante. Figurarsi per colui che era stato a lungo il centravanti della Nazionale.
Nuovo modulo e nuovo ruolo?
Già Luciano Spalletti, curiosamente in queste ore il nome più gettonato per raccogliere la carica di ct, aveva provato a lavorare sulla duttilità di Raspadori per provare a farla diventare una risorsa in più anziché quasi una condanna. All'epoca il 4-3-3 era una sorta di dogma a Castel Volturno, dove oggi invece vige una maggiore elasticità che potrebbe remare dalla parte del numero 81. Il 4-2-3-1 tanto caro a Rudi Garcia sembra il terreno fertile per dare seguito a quegli esperimenti cominciati già nello scorso inverno che vedevano Raspadori abbassato di qualche metro più per esigenza che per scelta libera. Insomma, la panchina non piace a nessuno: men che meno a colui che per tanto tempo ha indossato, tra onori e oneri, l'abito del predestinato. Naturalmente per un classe 2000 nulla è ancora compromesso, ma di certo il calcio è un mondo che corre a velocità supersonica e non sempre aspetta coloro che restano attardati anche solo momentaneamente. E' in parte ciò che sta succedendo a Raspadori, costato in totale al Napoli, tra prestito oneroso e obbligo di riscatto, ben 30 milioni: troppi per continuare a giacere a lungo in panchina. Lo sa bene Garcia, che tra le tante note più che positive della sua prima estate da allenatore azzurro ha preferito ascoltare quella leggermente stonata affinché la musica cambi con l'inizio ufficiale della stagione.
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