Napoli, Neres delude. Torna in bilico anche il 4-3-3?

Il brasiliano, tra i peggiori al Dall'Ara, perde nettamente il testa a testa virtuale con il rossoblù Ndoye, obiettivo di mercato degli azzurri. Per Conte si riaprono vecchie riflessioni che potrebbero riportare al 3-5-2

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
9 aprile 2025
David Neres (Ansa)

David Neres (Ansa)

Napoli, 9 aprile 2025 - Mentre l'intero Napoli finisce sul banco degli imputati per questi bruschi cali nei secondi tempi già emersi contro Udinese, Roma, Como, Milan e Fiorentina e da indagare per capirne l'origine, se fisica o mentale, c'è un giocatore che, suo malgrado, ha guadagnato la palma di peggiore in campo al Dall'Ara: per colpe sue e per meriti dell'omologo Dan Ndoye, non a caso cercato dal club partenopeo nel mercato di gennaio, David Neres finisce dietro la lavagna e, con lui, viene messo in discussione (ancora una volta) la questione modulo.

Il calo del 'fenomeno Neres'

Il ritorno di fiamma del 4-3-3 aveva in effetti portato al doppio vantaggio lampo contro il Milan, altra partita dove - guarda caso - i partenopei chiusero in calando, riuscendo comunque a salvare la vittoria. Lo stesso primo tempo di lunedì sera, con gli azzurri disposti sempre con il modulo che aveva fatto le fortune nella prima parte della stagione, ha portato i dividendi auspicati. Gioco, qualità, quantità, intensità e dominio nei duelli in mezzo al campo, con l'azione del gol di André-Frank Zambo Anguissa quasi in stile sfondamento di rugby come emblema. Eppure, anche nel contesto di una frazione dominata, quella che avrebbe poi di fatto legittimato il pareggio nonostante l'estrema sofferenza della ripresa, un neo c'è stato e pure bello grosso. Neres non sfonda, non corre e non vince alcun duello fisico: praticamente la bruttissima copia del giocatore funambolico che aveva incantato a cavallo tra la fine dell'autunno e l'inizio dell'inverno, lasciando la sensazione che, in fondo, il Napoli il sostituto del separato in casa (e poi partente) Khvicha Kvaratskhelia ce l'aveva già tra le mani. In realtà, il 'fenomeno Neres' è stato ridimensionato da due fattori. Il primo è stato il profondo studio operato dalle difese avversarie, invece all'inizio letteralmente in balia di un giocatore di cui in Italia si sapeva poco anche a causa delle promesse non esattamente mantenute nel triplo passaggio da Ajax, Shakhtar Donetsk e Benfica. Insomma, la stessa carriera del brasiliano non suggerisce la continuità come miglior pregio: se poi di mezzo ci si mettono infortuni seri, allora la situazione si complica ulteriormente. Questo è stato indubbiamente il secondo, e più importante, dei fattori che ha spento Neres, ricordando a tutti quanto ciò che è accaduto sulla fascia sinistra del Napoli negli ultimi mesi possa ancora presentare il suo conto. L'altro memorandum si chiama Noah Okafor, un giocatore che il club partenopeo ha prelevato dal Milan per chiudere la falla e dopo aver inseguito a lungo altri profili, con Alejandro Garnacho come battistrada. Ma non solo: proprio il 'carnefice' Ndoye piaceva e piace al quartier generale di Castel Volturno, che magari potrebbe riproporre l'assalto, incontrando un pro e un contro. Rispettivamente: la pausa delle ostilità, che notoriamente facilita le cessioni dei pezzi pregiati, ma pure l'aumento del costo del cartellino degli stessi, un doppio binario che lo stesso Napoli conosce bene. Oggi si parla tanto del cosiddetto 'modello Bologna', a sua volta forse figlio del precedente 'modello Atalanta', sempre con a capo il Re Mida Giovanni Sartori, entrambi basati sulla scoperta di profili giovani e semisconosciuti per poi valorizzarli e rivenderli lucrandone il massimo, ma l'antesignano il tal senso è stato proprio il Napoli di Aurelio De Laurentiis, che proprio da queste fondamenta aveva costruito lo scudetto di due anni fa: l'emblema dell'ultima pescata 'miracolosa', in fin dei conti, è proprio Kvaratskhelia, pagato 10 milioni e rivenduto a 70 milioni di parte fissa più 5 di bonus. Poi tutto è cambiato a livello di costi, scouting e strategie di mercato.

Emergenza in vista dell'Empoli?

 Il tempo dei processi e delle discussioni sull'effettiva fortuna di questa virata è prematuro: prima c'è da concludere una stagione che potrebbe ricondurre al sogno tricolore, oggi distante solo 3 punti. Sulla carta le partite complicate per il Napoli sono finite, ma sarà proprio così? In realtà, il prossimo avversario, l'Empoli, è una squadra sì in difficoltà in campionato ma capace, in Coppa Italia, di eliminare via via, e sempre giocando fuori casa, Torino, Fiorentina e Juventus prima di sbattere sul muro Bologna, almeno nel primo round della semifinale. Certo, nel frattempo sui toscani si è abbattuta un'incredibile emergenza infortuni che si sta aggravando giornata dopo giornata: la recente chiusura anticipata della stagione di Youssef Maleh e Christian Kouamé va soltanto ad allargare un trend già molto serio e di vecchia durata. Seppur con le dovute proporzioni, anche il Napoli deve fare delle accurate valutazioni in vista del match di lunedì sera. La prima certezza è l'assenza per squalifica di Anguissa: per la medesima ragione mancherà anche il capitano, nonché ex di giornata, Giovanni Di Lorenzo. Si passa poi all'infermeria: Alex Meret, fuori causa al Dall'Ara per una sindrome influenzale, e comunque ben rimpiazzato da Simone Scuffet, sembra sulla via del recupero, mentre andranno analizzate con più calma le situazione di Alessandro Buongiorno, Leonardo Spinazzola e Scott McTominay, con i primi due alle prese con fastidi muscolari e il secondo colpito duro per ben due volte proprio nell'ultimo match. Poi, ancora una volta, potrebbe tornare in auge la questione modulo, con il 4-3-3 che era stato rispolverato specialmente per valorizzare al massimo il rientrante Neres. Ma questo Neres rischia di rimettere tutto in discussione, a maggior ragione se si pensa al maggiore brio in attacco portato da Giacomo Raspadori e dal suo ingresso nella coda della gara di Bologna e al contemporaneo maggiore isolamento di Romelu Lukaku senza un partner là davanti. Ad Antonio Conte, pronto a riprendersi il suo posto in panchina, il compito di rimescolare ancora gli ingredienti, tra defezioni più o meno certe e preoccupanti e il ritorno dell'enigma modulo. Colpa di Neres, si fa per dire, l'uomo che doveva risollevare le sorti del 4-3-3 e che al Dall'Ara, invece, è finito ko nel confronto a distanza con Ndoye, oggi un rimpianto ma forse in estate di nuovo un obiettivo.

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