Mourinho cacciato, Roma spaccata a metà

Il colpo di scena scuote la Capitale sponda giallorossa, tra errori e scelte discutibili è davvero questa la mossa giusta?

di PAOLO FRANCI
16 gennaio 2024
Josè Mourinho (Ansa)

Josè Mourinho (Ansa)

Roma, 16 gennaio 2024 – E' come se un mondo sparisse all'improvviso, lasciando un gran buco giallo e rosso. Una sensazione netta, già vissuta ad altre latitudini, difficile da approcciare anche per chi non ne poteva più di Josè Mourinho. Perchè quando Lui se ne va, da vincitore o sconfitto che sia, la sensazione è in ogni caso lacerante. La Roma americana lo ha messo alla porta. Via. A casa. Esonerato. Daniele De Rossi traghettatore con la chance di giocarsela. Il nono posto, il derby perso – l'ennesimo – senza reagire, i playoff di Europa League agguantati in un girone nel quale, come si dice, Mou avrebbe dovuto qualificarsi con la pipa in bocca, hanno pesato più del carisma, dell'icona, di quel suo modo viscerale e profondo di essere romanista. Roma si è spaccata in due all'ombra cupa di due sconfitte, quella con la Lazio in coppa – insopportabile perchè rievocativa di una data, il 26 maggio, cancellata dal calendario romanista, la finale di Coppa Italia persa contro Lotito e i suoi – e quella contro il Milan. Per la prima volta l'hashtag #MouOut è apparso solido e prepotente nella protesta social. C'è chi lo ha definito 'Special Ninth' per il mortificante nono posto in campionato. Una rivolta figlia della delusione e della rabbia contrapposta a chi lo sostiene ancora e cioè le falangi dell'Olimpico, quelli dei sold out a ripetizione, del Mou a prescindere. In mezzo però, c'era un rapporto stressato con gli americani, snodato negli ultimi mesi sul solito 'rumore dei nemici', nel qual caso gli arbitri o la Lega di Serie A o venghino signore e signori che qualcuno da mettere sul banco degli imputati lo troviamo. Una tattica che funziona quando arrivano i risultati, ma se non arrivano sono urla nel silenzio che producono un solo effetto: l'idea di non volersi assumere le proprie responsabilità. Mou ha forse sbagliato - per troppo amore verso una piazza che lo ha adorato come nessuno mai prima – nell'avallare una pochezza di mercato e un ridimensionamento della rosa alla fine difficile da gestire.

La Roma di Mou non è mai stata una squadra bella però fino allo scorso anno, diamine se era tosta là dietro! Difendeva bene e faceva risultato: una Conference vinta, una Europa League persa perchè c'era un signore di nome Taylor col fischietto in bocca. Poi però, Smalling è scomparso nelle nebbie di un infortunio incomprensibile e Ibanez bisognava venderlo. Della super difesa è rimasto Mancini e un paio di buone riserve rispetto al livello dei predecessori: Llorente e N'Dicka. Poi, con il club strangolato dal Financial Fai Play, Mou si è accontentato di operazioni a costo zero disastrose, da Renato Sanches ad Aouar. E poi Dybala e Lukaku, il secondo ormai immalinconito, il primo sempre incerottato, invocato ed evocato da Mou oltre la logica.

Chiediamo: a cosa è servito sottolineare ogni maledetta domenica che c'è una Roma con Paulo e una senza per giustificare certe prestazioni? Sicuro, a far sentire gli altri giocatori dei grigi comprimari. A cosa è servito insistere sul modulo con la difesa a tre se hai quattro esterni in totale confusione? Mou era convinto di poter risollevare la Roma ma di possibili soluzioni non se ne sono viste. Ha insistito sulle sue idee che pure non stavano funzionando. Il timore, per le sorti della Roma, è che questa soluzione sia profondamente rischiosa, perché in un club nel quale il ds (gm) è dimissionario, la proprietà non parla mai al pari della ceo Souloukou, Mourinho rappresentava il pezzo di legno al quale aggrapparsi nella tempesta in mare aperto. Uno che si vede e si sente, anche se a volte pure troppo. Noi eravamo convinti che mai l'avrebbero cacciato, almeno per ora, stante (anche) il contratto con gli arabi per l'amichevole del 24 gennaio a Riad in cui è (era) tassativamente prevista la sua presenza. E invece è successo che proprio a Houston, Dan e Ryan Friedkin in collegamento telefonico nella notte con la Ceo Lina Souloukou abbiano deciso per l'esonero del monumento romanista. Eh già, Houston abbiamo un problema, si chiama Josè Mourinho.  

Per iscriverti al canale WhatsApp di Qn clicca qui

Continua a leggere tutte le notizie di sport su