Udinese, un turno a porte chiuse per i cori razzisti contro Maignan
Lo ha annunciato oggi la Procura Federale
Udine, 23 gennaio 2024 – L’Udinese pagherà con un turno casalingo a porte chiuse – quello del 3 febbraio contro il Monza – il gravissimo fatto accaduto nel corso del primo tempo del match di sabato scorso contro il Milan e di cui è rimasto vittima il portiere rossonero Mike Maignan, bersagliato dai cori razzisti di una parte della curva bianconera attorno alla mezzora di gara. Un gesto che ha spinto l’arbitro Fabio Maresca a sospendere momentaneamente la gara dopo che l’estremo difensore francese – che già aveva sollecitato la terna – si è tolto i guanti ed ha imboccato il tunnel che porta agli spogliatoi della Bluenergy Arena, prima di tornare sui suoi passi a seguito di un lungo colloquio con compagni, avversari e direzione di gara, che ha quindi decretato la ripresa del gioco. Il Giudice Sportivo Gerardo Mastrandrea ha infatti deciso che il club bianconero dovrà disputare la prossima partita casalinga (come detto, il 3 febbraio contro il Monza) senza pubblico sugli spalti della Bluenergy Arena. Nel dispositivo di condanna si fa accenno anche al doppio annuncio diffuso attraverso gli altoparlanti dello stadio per dissuadere i colpevoli dal protrarre questo comportamento intollerabile e alla mancata dissociazione del tifo organizzato bianconeri, ma anche alla collaborazione fornita dall’Udinese (nella giornata di ieri uno di essi è stato identificato e gli è stato inflitto un DASPO di 5 anni ed è stato escluso a vita dallo stadio bianconero), che ha portato a una sanzione di fatto minima.
Le reazioni
Collaborazione che il club friulano aveva detto, sin da domenica e attraverso un comunicato di condanna per i fatti avvenuti, di voler fornire. Il Milan ha invece scelto la via del silenzio social per un giorno, mentre Maignan – a cui è arrivata la giusta e comprensibile solidarietà di tutto il mondo del calcio (anche il collega bianconero Silvestri gli ha scritto una lunga lettera aperta per confortarlo) – sempre attraverso i propri canali – ha ringraziato il suo club, i compagni e gli avversari in campo per il supporto, e ha lanciato un duro attacco contro il razzismo: “Non sono una vittima – ha scritto il francese –. Stavolta ad essere stato colpito non è stato il giocatore, ma il padre di famiglia e l’uomo. Non è la prima volta che succede. Il sistema oggi deve assumersi le proprie responsabilità. Gli autori dell’atto, gli spettatori che hanno visto ma hanno taciuto, l’Udinese che ha parlato solo di interruzione sono complici, e lo saranno la procura e i giudici se non saranno presi seri provvedimenti”. Sull’accaduto, attraverso i taccuini di ANSA, si è poi espresso anche il direttore di gara Maresca, che si è detto molto dispiaciuto per il francese: “Mi sono comportato come un fratello maggiore – ha detto l’arbitro – e ho provato un sincero dispiacere per Maignan che ho visto molto colpito sul piano emotivo. Il regolamento in merito è chiaro. La linea dell’Aia e quella del designatore Rocchi non ammettono equivoci e io mi sono limitato a seguirli, come è mio dovere. Ho visto Maignan in difficoltà emotivamente – ha infine chiarito Maresca –, gli ho messo una mano sulla spalla e lui è andato dal quarto uomo in autonomia per spiegare i fatti. Il quarto uomo è venuto da me e io ho detto a Maignan e ho cercato di rassicurarlo”.
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