Ciclismo, Bardet su Pogacar: "E' di un'altra categoria e a qualcuno questa cosa pesa"

Il francese, che si ritirerà a metà 2025, si apre sul fuoriclasse sloveno e sul malcontento di parte del gruppo: "Quando c'è lui al via, già si sa che si lotta per il secondo posto"

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
12 novembre 2024
Romain Bardet (Ansa)

Romain Bardet (Ansa)

Roma, 12 novembre 2024 - La pausa tra una stagione e l'altra è il momento buono per annunciare il ritiro, come fatto nei giorni scorsi da Mark Cavendish, l'ultimo in ordine cronologico ad aggiungersi a un elenco bello lungo. Poi c'è chi come Romain Bardet ha da tempo affermato di voler appendere la bici al chiodo in un frangente particolare: a metà 2025, dunque dopo il suo amatissimo Giro d'Italia e l'altrettanto caro Giro del Delfinato ma prima del Tour de France, la cui parentesi si è chiusa con il sogno realizzato della maglia gialla indossata quest'anno.

I dettagli

 Ai microfoni di Eurosport, il francese ripercorre innanzitutto le tappe salienti della sua carriera. "Nel 2018 ho avuto una giornata nera e non so dire se sia stato quello il momento in cui ho dovuto rinunciare alla vittoria della Grande Boucle. L'anno dopo ho caricato di più durante la preparazione, ma non è servito. Quando passi due stagioni puntando tutto sul Tour de France senza vincerlo, non è facile ripartire, perché la botta a livello morale è forte. Nel 2020 poi avevo cominciato bene, ma quella è stata la stagione in cui nel ciclismo sono arrivate le leve della nuova generazione". Bardet spiega meglio nel dettaglio quanto provato sulla sua pelle. "E' difficile parlarne senza sembrare la vecchia gloria che prova ad accampare scuse. Nel 2020, quando vinse Primoz Roglic una tappa in salita, per la prima volta mi sono sentito surclassato in montagna nonostante mi sentissi bene. E' partito fortissimo rispetto a me, ed è una sensazione che non avevo provato nemmeno nei giorni d'oro di Chris Froome". Da uno sloveno all'altro, Tadej Pogacar, il mattatore del 2024. "Onestamente, non siamo della stessa categoria. Sono sorpreso ma, allo stesso tempo, penso che abbia sviluppato l'immenso potenziale che già aveva. Prima evidentemente non sapeva allenarsi bene e ora sì e questa è una delle spiegazioni che mi do alla sua crescita. Per il resto, pur essendo un suo collega, non lo ritengo affatto del mio livello". Bardet conferma con amarezza la sensazione strisciante in gruppo di lottare per la piazza d'onore quando al via c'è Pogacar. "E' successo tante volte di avere questa convinzione se non gli fosse successo un incidente o un problema meccanico durante la gara. Non avevo mai avuto questi pensieri, perché di solito anche i big hanno delle vulnerabilità, come ad esempio la squadra. Quest'anno, invece, anche la sua UAE Team Emirates è cresciuta e quando cominciava a tirare sapevi già che Pogacar stava per partire. Qualcuno è un po' annoiato da questa situazione e lo capisco. In fin dei conti, se sei il capitano e metti la squadra a lavorare e poi raccogli solo un piazzamento, è frustrante. Ma questo è un percorso che il ciclismo sta facendo da anni: accentrare i migliori corridori e le maggiori risorse economiche in poche squadre e tutto ciò - conclude Bardet - rischia di ridurre l'interesse verso questo sport".

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