Tour de France, il direttore Prudhomme: "Non ero un simpatizzante del Team Sky"

Intanto Martinelli, ex direttore sportivo dell'Astana Qazaqstan Team, sogna la Nazionale: "Potrei portare la mia esperienza accumulata in ammiraglia"

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
24 novembre 2024
Christian Prudhomme (Ansa)

Christian Prudhomme (Ansa)

Roma, 24 novembre 2024 - Nel ciclismo, come in tutti gli sport, le egemonie tendono a non suscitare simpatie tra gli appassionati, ma non solo: se poi anche lo stesso direttore del Tour de France lascia trasparire un'antipatia per una squadra che nel recente passato ha dominato in lungo e in largo la sua corsa, allora il quadro è completo.  

Le dichiarazioni di Prudhomme

  I protagonisti sono, nell'ordine, Christian Prudhomme e l'allora Team Sky, un binomio a lungo vittorioso ma senza mai raccogliere il plauso unanime del pubblico, non particolarmente entusiasta di un ciclismo definito troppo tattico e quasi robotico: un po' l'opposto di quanto accade oggi grazie all'estro di fuoriclasse come Jonas Vingegaard e soprattutto Tadej Pogacar, abituati a dare spettacolo nelle tappe più attese. "Non ero un fan dell'era Sky. In quegli anni la corsa era troppo controllata, bloccata, con attacchi limitati a poche centinaia di metri dall'arrivo. Ora il Tour de France è tornato imprevedibile, con scatti da lontano e situazioni che cambiano continuamente. E' questo il ciclismo che piace: quello all'insegna dell'o la va o la spacca". Come confessato ai microfoni di Midi Libre, a Prudhomme è piaciuta in particolare la Grande Boucle del 2022, definita assolutamente fantastica, ma anche quella del 2023: sarà un caso o forse no, ma le due vinte da Vingegaard, con qualche voce maliziosa che ipotizza una scarsa simpatia del direttore verso il 'cannibalismo' di Pogacar. Si chiude con il rimpianto che in Francia dura da quasi 40 anni di non avere un corridore di casa capace di poter sognare la vittoria. "L'ideale sarebbe avere un David Gaudu forte come qualche anno fa: un transalpino che lotta per il podio o addirittura per il successo finale darebbe tutto un altro sapore alla corsa".

Le dichiarazioni di Martinelli

  Ai microfoni di Radio Corsa, trasmissione in onda su Rai Sport, ha invece parlato Beppe Martinelli, decano dell'ammiraglia, dalla quale scenderà l'anno prossimo ma solo per sognare in grande. "Più di una volta mi hanno chiesto se mi piacerebbe fare il ct. Ora che sono uscito dall'Astana Qazaqstan Team e che sono un pochino più sereno dico di sì, ma senza nulla togliere a nessuno: anzi, aggiungendoci qualcosa come l'esperienza per aiutare questo mondo che amo". Prima però ci sarà da decidere il futuro di Daniele Bennati. "Con l'attuale ct, che è stato anche un mio corridore, ho un buon rapporto: se hanno bisogno però sono disponibile, anche se in questo momento credo sia difficile". Anche a causa della penuria di ciclisti italiani di buon livello. "Forse queste difficoltà attirano di più, perché diventa quasi una sfida. Davanti però ci sono dei campioni e quindi è difficile fare bene anche se hai buoni corridori. Purtroppo pesa anche l'assenza di squadre: anche un paio di più Professional aiuterebbero a non far andare via i giovani". Come Lorenzo Mark Finn, della Red Bull-Bora-Hansgrohe. "Ha una classe incredibile e sarà il nostro futuro, ma è un peccato che debba farlo in una squadra straniera".

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